"Altro che microcriminalità e basta: a Bitonto c'era (e c'è) la mafia. Complimenti alle forze dell'ordine che la stanno debellando"

Si chiede Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia: "Ma allora perché la politica sminuiva quel fenomeno malavitoso?"

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Non posso non complimentarmi con le forze di polizia che stanno operando a 360 gradi su Bitonto e la provincia di Bari, facendo emergere un asse criminale organizzato da clan.
Ma non posso nemmeno dimenticare le parole di quella parte politica bitontina che nel contrastare le mie denunce pubbliche asseriva che a Bitonto non c'era la mafia, ma solo criminalità locale,un marchio dop che però tanto micro criminalità non è.
Cosa sia mai uno spinello...
Così dicevano.
Ed allora perché quella politica sminuiva il fenomeno mafia?
Perché non hanno alzato il livello d'attenzione prima dell'ennesima vittima innocente?
Perché impegnarsi tanto per far ripartire il centro storico (giusto farlo), ma non denunciare che lo stesso da decenni ormai è la base della droga e sede dei Clan?
Certo, il centro storico non è la sola zona attenzionata, ma lì si vedeva ad occhio nudo che comandavano i criminali.
Poi c'era la cosiddetta scuola della criminalità che alleva i giovani e futuri aspiranti boss.
Pensare che tutte le regole del buon vivere civile venivano azzerate appena oltrepassata Porta Robustina.
Qualcuno mi disse: "è inutile, non li possiamo cacciare, è terra loro".
Un altro ancora mi fece notare che ero un pazzo a denunciare perché mi "avrebbero gambizzato" oppure mi "avrebbero sotterrato sotto un ulivo". Ma, poi, per ultimo ci fu colui che ammise: "ho speso così tanti soldi nel centro storico, che, se denunci, la gente ha paura e scappa ed io ci perdo. Quindi, datti una regolata e fatti i fatti tuoi".
Eppure sapevano che io non mi sarei mai fatto i fatti miei.
Ed allora, dopo le minacce a Porta Robustina dall'élite criminale, dopo la vigliaccata delle gomme squarciate, dopo gli sputi ad ogni mio passaggio ed altro, dopo tutto ciò, dovetti subire anche il silenzio della parte "buona" della città, che, con fare diplomatico, mi consigliò di cambiare aria. Con la solita frase: "tanto ritornerai".
Chi ebbi vicino? Poche persone, ma gente onesta e semplice che mai potrò dimenticare.
Ricordo in particolare di un incontro a casa, quella casa da cui potevo vedere tutto il borgo antico.
Quello uomo di cultura, mite e per bene, che con grande forza mi diede coraggio e vicinanza.
Lui per me è l'esempio della Bitonto sana.

Dopo anni, si sta tristemente avverando ciò che io già avevo denunciato: che la crimnalita Bitontina è costola diretta dei Clan Baresi e che quindi a Bitonto la mafia c'è.
Purtroppo...