Catania. Al medico bitontino Francesco Papappicco il Premio "Rosario Livatino"

L'anno scorso, insieme alla collega Francesca Mangiatordi, insignita anche lei, hanno a lungo protestato in catene davanti all'ospedale dell'Alta Murgia

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Catania. Al medico bitontino Francesco Papappicco il Premio 'Rosario Livatino' Foto tratta da Gravinalife

Sabato a Catania c'erano anche loro.

Francesco Papapicco e Francesca Mangiatordi. Lui, bitontino doc, ma medico 118 all'ospedale della Murgia. Lei medico di Pronto soccorso sempre nello stesso nosocomio ma adesso a Cremona.

Anche i loro nomi sono stati tra coloro che hanno ricevuto il Premio internazionale all'impegno sociale 2016 "Rosario Livatino - Antonino Saetta - Gaetano Costa", istituito dal Comitato antimafie per la Puglia e la Basilicata.

Riconoscimento consegnato a tutti coloro che in Italia spendono la propria vita per affermare i valori della legalità, lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, rivendicano un'informazione libera, rispetto e tutela dell'ambiente, della salute e del territorio.

Abbiamo imparato a conoscere i due medici l'anno scorso. Per la loro protesta prolungata, rigorosamente incatenati e con lo sciopero della fame. 

Hanno avuto il coraggio di denunciare più volte le tante inefficienze e mancanze dell'ospedale murgiano, finendo addirittura sotto accusa dalla stessa Asl di Bari. Le accuse contro Papappicco, però sono state definite dal Collegio arbitrale della Regione Puglia inammissibili e improcedibili. Mangiatordi, invece, è stata “condannata” a non poter parlare con la stampa.

"Non so se la nostra vicenda possa raccontare di particolari meriti e virtù - sottolinea il medico bitontino - né nascondo l’immensa soddisfazione per esser stato insignito di questo prestigioso riconoscimento in ricordo dei Giudici di cui è sacrosanto onorare la memoria. Posso solo dire che sin dall’inizio della nostra storia ho avuto sempre ben chiari gli obiettivi da perseguire: Verità, Dignità, Responsabilità, Libertà di Pensiero e Parola. Concetti certo rimasti un po’ sugli altari degli ideali della Storia e che pochi Uomini e Donne hanno avuto il coraggio di riaffermare, quasi sempre a costo di indicibili sacrifici, fino a quello estremo. Sono fermamente convinto del fatto che le derive involutive del sistema politico-amministrativo-giudiziario e sociale di un Paese affondino le radici nella “questione morale” soprattutto quando si dimentica il passato e ci si lascia stringere dalle spire della “servitù volontaria” come scriveva Etienne de La Boetie qualche secolo fa. Non è cambiato molto nell’approccio all’etica neanche dall’epoca in cui Leopardi scriveva il “Discorso sopra lo stato presente dei costumi”. Ma vorrei passare ai ringraziamenti. Se non ci fossero stati i nostri accusatori non saremmo qui oggi. Per dirla con Schopenhauer costoro hanno personificato il “principio di ragion sufficiente”. Ringrazio dunque il Direttore Generale della ASL Bari per aver firmato ben due procedimenti disciplinari nei miei confronti cinque mesi dopo una tentata strage di mafia ad Altamura; ringrazio il caposervizio del 118 nonché direttore del PS dell’ospedale della Murgia per essersi impegnato con zelo a costruire il castello kafkiano di accuse nei confronti di due medici che hanno sempre e solo assolto ai loro doveri; ringrazio i loro preziosi collaboratori, tutti i Colleghi che hanno dissentito e mosso delazioni nei nostri confronti; ringrazio tutto l’apparato burocratico per il sostegno operativo a costoro in barba a tutte le tutele e garanzie ivi inclusa quella sulla privacy del presunto “indisciplinato”; ringrazio il Governatore della Regione Puglia che ebbe a dichiarare che le “catene o le proteste plateali non si addicono ai medici ma ai metalmeccanici” che - testuali parole - “se qualcuno ha sbagliato nei vostri confronti pagherà” e che però in virtù delle accuse che ci venivano mosse avremmo dovuto “andarlo a trovare in Regione con i nostri avvocati”. Mi spiace non aver potuto soddisfare tale richiesta in quanto come sempre ho fatto nella mia vita mi sono rivolto ad uno studio legale associato che gira il mondo da diversi secoli e per motivi che ben comprenderete non avrebbe potuto inviarmi di persona nessun rappresentante. Piuttosto che affidarmi a qualche leguleio ho optato per nomi di fama che garantivano gratuito patrocinio. Da Socrate a Ivan Illich, a Schopenhauer, a Camus, a Foucault, Hannah Arendt per fare qualche nome, Tutti hanno risposto e messo a disposizione la loro saggezza ed esperienza. Gli strumenti che ci hanno fornito ci hanno permesso di affermare la nostre ragioni. Paradossalmente abbiamo dovuto dimostrare la nostra innocenza al posto di leggere le motivazioni dei capi di incolpazione il cui onere della prova spettava ai nostri censori. Ringrazio dunque i nostri mèntori, gli italiani che ci hanno sostenuti con centinaia di petizioni, i bambini, i giovani e le famiglie che con noi son scesi in piazza e ci “hanno messo la faccia” dandoci la possibilità di fronteggiare la ibris di chi ci ha accusati ingiustamente e di vincere la nostra battaglia per la legalità. Abbiamo avuto la possibilità così di creare il “Circolo Culturale Libertario Etienne de la Boetie” in terra di Murgia dove continuiamo a coltivare i nostri ideali. Ringrazio Antonio Loconte giornalista direttore del Quotidiano Italiano Bari, e con lui i giornalisti senza bavaglio che ancora resistono contro le testate di regime, Cosimo Forina presidente del premio per Puglia e Basilicata, il Presidente Cavallaro e tutti gli organizzatori di questo ambito Premio. Infine ma non per ultimi i familiari dei Giudici Livatino-Saetta-Costa e gli Italiani onesti".