Da "Chi l'ha visto?" ai Santi Medici di Bitonto. Storia di Luigi, il madonnaro che prega coi colori

Il signor Del Medico s'era allontanato da casa per tornare nella sua Puglia a disegnare sull’asfalto icone sacre durante le numerose feste patronali

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Ieri sera, piazza XXVI Maggio, lo sterminato slargo antistante la Basilica dei Santi Medici.

Chino, poggiato su un pezzo di cartone, era lì a colorare un uomo.

In ginocchio, chiuso in un silenzio pensoso, sembrava pregasse. Dalla punta dei suoi matitoni stavano nascendo gli anàrgiri Cosma e Damiano.

Ci siamo avvicinati piano, senza far rumore per scattare una foto e postarla sulla nostra pagina di Facebook che in così tanti seguite.

Ma l’attrazione che nasce dalla curiositas, propria (almeno in teoria) del nostro mestiere, ci ha portato a chiedere qualcosa in più a quell’uomo.

«Vengo qui ogni anno da un po’ – si apre – anche se già venivo 35 anni fa». Fede? «Sì, forse. O solo abitudine».

Il signor Luigi – questo il suo nome - è un ritrattista e madonnaro monopolitano residente a Milano da decenni.

Tra le pieghe delle sue mani, gli occhiali grandi sul volto, si nascondeva qualcosa in più: “Me lo dice il suo nome?”

«Vede, io sono Luigi Del Medico e l’anno scorso mi avevano dato per morto».

Ebbene sì. Il signor Del Medico si era allontanato da casa per tornare nella sua Puglia a disegnare sull’asfalto icone sacre durante le numerose feste patronali di paese. Ma, dopo la festa molfettese della Madonna dei Martiri (8 settembre), l’uomo non aveva fatto più sapere sue notizie alla moglie Rosaria che, preoccupata, si era rivolta alla trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto?”.

Partite le ricerche, l’uomo è stato ritrovato sabato 28 settembre 2013 ad Alberobello, intercettato dal giornalista Gianloreto Carbone che lo ha incontrato nella città dei trulli.

«Desideravo riabbracciare la mia terra», accenna sfregandosi un po’ gli occhi per la stanchezza.

Era qui per riassaporare i sapori, gli odori e soprattutto i colori della sua Puglia, quelli che compongono la tavolozza delle sue tele e della sua vita. Chissà che disegnando sogni di fede l’uomo non si sia davvero ritrovato…

 

Ogni ferita degli uomini che incontriamo è come se diventasse anche un po’ la nostra: l’infelicità, la malinconia, ma anche la gioia e la meraviglia di essere al mondo non fanno che arricchire il taccuino della nostra vita.