Don Ciccio Vescovo. La reazione dei bitontini (e non solo) tra ricordi, lacrime e smarrimento

Ieri in circa 4mila hanno assistito alla cerimonia episcopale di Francesco Savino. Ma al di là dei numeri, tutta la città si è stretta attorno a un ineguagliabile punto di riferimento

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Al di là del dato prettamente numerico (secondo la polizia municipale ieri, a gremire piazza 26 maggio 1734 e le vie limitrofe c'erano circa 4mila persone), ieri tutta l'attenzione dei bitontini era rivolta a quello che accadeva nella centralissima zona della città.

Fin dalle prime ore del giorno, tanti sono stati i curiosi e i fedeli che si sono affacciati per capire come mai il sagrato della basilica Santi Medici stava indossando l'abito di gala («Ma cosa faranno qui stasera? Un concerto. Non mi ricordo di aver visto l'evento su Facebook»,dice più di uno evidentemente poco attento alla nostra attualità), e vestita per l'occasione dal lavoro certosino del Gruppo Intini, guidato dall'infallibile Silvano.

Non sorprende, allora, aver visto bar pieni di gente che guardava, davanti alla tv, quello che accadeva di lì a poca distanza.

Non meraviglia neanche la corsa forsennata per accaparrarsi i posti migliori dai balconi di qualche amico o parente per immortalare i primi sguardi del nuovo vescovo Francesco Savino.

Ecco, allora, che i primi a calcare la piazza arrivano già alle 14.30-15. Bitontini e non.

Già, perché ieri è stata una giornata particolare anche per i calabresi della diocesi di Cassano all'Jonio. Non potevano perdersi la cerimonia episcopale.

«Già abbiamo conosciuto e siamo consapevolisi intrattiene il sindaco di Villapiana, Paolo Montalti, - delle grandi qualità di don Francesco e lo attendiamo con grande speranza e attesa. La prima cosa che dovrà fare? Da noi c'è una grande migrazione di povertà».

Il primo cittadino di San Lorenzo Bellizzi, Antonio Cersosimo, invece, non ha dubbi. «Abbiamo accolto con piacere la sua designazione, e siamo sicuri che trasmetterà tutto quello che sa alla nostra diocesi».

A poco a poco, ecco arrivare anche le istituzioni. Davvero tanti i sindaci, gli assessori, i consiglieri, gli esponenti delle forze dell'ordine che non hanno voluto perdere l'evento. Tra le prime file anche l'ex prefetto di Bari, Antonio Nunziante, convinto che «don Francesco farà benissimo anche in Calabria, e non potrebbe essere altrimenti».

La pensa così anche Gero Grassi, vice capogruppo del Partito democratico alla Camera, secondo cui «don Ciccio fa bene ovunque lo metti. La sua successione? Sarà certamente difficile, ed è fondamentale accogliere e aiutare nel modo migliore chi verrà».

Non mancano, ovviamente, anche coloro che, in oltre 30 anni, hanno avuto modo di conoscere personalmente il nuovo vescovo di Cassano all'Jonio. Per vicinanza lavorativa. Aver condiviso le numerose battaglie nel campo del sociale, della sussidiarietà, dell'aiuto a chi soffre e a chi è emarginato («Ha fatto davvero tanto. Basti pensare alla gente che fa mangiare e dormire», riflette una vecchierella che sorseggia una tazza di tè in un locale della piazza). Aver avuto una mano, un aiuto, anche un semplice conforto fatto di parole piene di significato. Già, perché Francesco Savino non si è risparmiato davvero in niente.

Per essere stato, magari, suo studente durante il periodo di insegnamento di religione al liceo classico di Bitonto. È il caso di Rosangela, che fin da allora aveva capito che Francesco avrebbe fatto strada. «E' un traguardo meritato – afferma – perché oltre alle tante opere materiali, ci lascia i suoi insegnamenti, le sue esternazioni, le sue omelie, la sua voglia di seguire la parola di Dio. Sono convinta che Bitonto perde un grande punto di riferimento».

E don Ciccio è stato una bussola anche per Nicola Castro, presidente di “Villa Giovanni XXIII”.

«In tutto quello che ha fatto, ha anticipato sempre i tempi perché ha sempre avuto la capacità di guardare il futuro meglio di chiunque altro. Anche nei momenti di difficoltà non ci ha fatto mai mancare il coraggio di andare avanti, di darci insegnamenti, di darci come punto di riferimento Gesù e il Vangelo. Ha dato tutto quello che poteva dare alla città. Il post don Ciccio? Non esiste».

Commosso è anche Domenico, sicuro che «il nuovo vescovo lascia a Bitonto l'anelito nell'uscire dalle mura cittadine, uscire dal provincialismo per pensare in grande. Non ha ricevuto quanto ha dato ma lo avrà in futuro».

Alessandra, invece, ricorda un suo insegnamento. «Lui diceva che il vero cristiano è quello di cui si parla male e di cui si parla bene. Ma chi lo ha criticato lo ha fatto perché non lo ha conosciuto».

«Ci mancherà – riflette Vincenzo Fiore, ex assessorela sua mentalità imprenditoriale della Chiesa ai fini della solidarietà sociale. Il futuro? La Chiesa è una squadra che corre la staffetta in cui il testimone passa da uno dei componenti all'altro. È cosi accadrà anche per una realtà così radicata nel territorio come la basilica dei Santi Medici che sarà presa da un atleta forte e robusto».

La copertina però la merita Anna. Lascia la cerimonia visibilmente emozionata e con le lacrime agli occhi dopo le prime battute.

Per lei Francesco Savino sarà sempre e soltanto don Ciccio. Come per tutti i bitontini.
Altro che levitazione...