L'Elzeviro/L'assoluzione di Raffaele e Amanda. La morte, non la legge, è uguale per tutti

Perché mai le tre corti che hanno, precedentemente, condannato Raffaele e Amanda non si sono accorti che gli indizi di colpevolezza dei due fidanzatini erano labili ?

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Non ho, al primo impatto con le sue vicissitudini di spessore kafkiano, nutrito eccessiva simpatia per Raffaele Sollecito e per suo Padre.

Nei riguardi del primo: per la fonda gravina di oltre quaranta anni che MI separa da lui; poi, per la tonnellata di Libri Letti e Diventati il “cibo che solum è mio”, a Dirla con Machiavelli, che MI ha Donato una Cultura, una Visione del Mondo, Rara tra gli uomini di tutti i giorni; infine, per il suo apparirMI il classico figlio di papà di provincia, se non di paese, se non di borgo, molto più indigesto di quelli nati, vissuti, cresciuti nelle grandi metropoli; per il suo mostrarsi, insomma, tal il classico fighetto dall’aspetto fisico piacevole (fin qui niente di male), che (ecco, come si rovina il lavorio della Natura) si veste e si comporta secondo il gusto cogente (secondo lui) delle mode. Nei riguardi del secondo: per il suo mestiere (così s’usa dire tra i “radical chic”) di medico.

Durante la già lunga Esistenza mia non pochi ospedali e cliniche MI hanno ospitato e da non pochi medici, tra l’altro, per chiara fama, luminari,  ho visto praticare la medicina, tanto da essere in grado di esprimere un Giudizio negativo sulla professione del medico, oggi (senza, “tamen”, avere l’ambizione di generalizzare i miei dati raccolti, le mie esperienze vissute in una verità.

Il dott. Sollecito Francesco potrà, anche, essere una “rara avis” tra i suoi colleghi): è un mercimonio, non una Missione in consonanza con l’etimo della parola, che promana dal Latino “profiteri”, cioè, riconoscere, dichiarare una patologia a favore del paziente, senza oscene remunerazioni, o “gratis”, se possibile, come tanti Medici di famiglia e illustri Clinici, che nella mia infanzia ho Conosciuto, il cui Ricordo grato MI riempie di Commozione.

Eppure, paradossalmente, ma non troppo,  in modo anomalo, com’è mio Costume nei miei rapporti interpersonali, la rabbia per l’ingiustizia, per i soprusi, per il ciclone giudiziario, abbattutosi su Raffaele e, quindi, su suo Padre, più ha potuto sull’antipatia che in Me Essi suscitavano.

Ecco il paradosso e l’anomalia della mia situazione psichica: nonostante l’ ”antipatia”, che avrebbe dovuto mettersi di traverso nell’impedirMI la Comprensione del loro “Pathos”, ho Condiviso, idealmente, il loro “Calvario”, l’umiliazione per la loro “Croce”, durati otto lunghi anni. Del “Calvario” e della “Croce” dei Sollecito so, solo, quanto i “media” hanno raccontato. Inoltre, sono stato, ognora, Persuaso che non sempre la verità processuale è la Verità dei fatti; la verità processuale esige prove che certi fatti delittuosi siano stati messi in opra da qualcuno o da più persone in concorso.

Ma costoro possono essere stati  bravi nel far man bassa delle prove o nel manipolarle o nel suggestionare, intimorire testimoni ché, a mo’ di lemuri, dichiarassero in processo di non aver niente visto, di non aver niente sentito, di non sapere niente di quanto fosse  oggetto del processo.

Sto Pensando, mentre Scrivo, ad andreotti, condannato dalla Corte d’Appello di Perugia a 24 anni di reclusione, quale mandante dell’omicidio del giornalista (?) mino pecorelli, la cui difesa in Cassazione fu officiata dall’allora giovanissima Avvocata, Giulia Buongiorno. Rammentiamo con immenso fastidio l’isterica esultanza dell’Avvocata, allora “Tirone” (Recluta) dell’avvocatura, nel comunicare col suo cellulare “coram populo” al suo difeso, detto “belzebù”, che la Corte di Cassazione gli aveva annullato senza rinvio la condanna inflittagli dalla Corte d’Appello di Perugia. Tra l’altro, il “Calvario” di Raffaele Sollecito è un’ulteriore, se mai ce ne fosse bisogno, chiarificazione che “la legge è uguale per tutti” sia (ma ci sta meglio l’indicativo: è) una mostruosa “petizione di principio”.

Se così fosse, perché a Raffaele Sollecito s’è inflitta la tortura di 4 anni di custodia cautelare preventiva, la  Carta Costituzionale, all’ Art. 27, 2° Comma, contraddicendo, che Recita: “Nessuno può essere ritenuto colpevole, se non con sentenza definitiva”, mentre l’immeritevole senatore a vita (per quali meriti indiscutibili?) fu lasciato libero di, ancora, fare e disfare “contra rem publicam”? Riverito, applaudito da un esercito di servi ?

Perfino, wojtyla, ripreso dalle televisioni di tutto il mondo (la sceneggiatura dell’evento, senza alcun dubbio era stata stilata e concordata dai legati di entrambi), al termine di una cerimonia liturgica, alla quale aveva partecipato il boss democristiano, s’era scomodato per porgergli la sua vicinanza con un gesto visibile “ab urbe et ab orbe”.

E’ la storia dell’uomo e del politico andreotti ad avallare che la verità processuale non fosse (ci può stare, anche, l’indicativo: non era) il calco della Verità dei fatti: in tutti gli scandali italiettini, fino alla sua morte, sinistro è rimbombato il nome del politicante romano. “Sed” di Sollecito quale storia si può raccontare?

Di un agiatissimo figlio di papà, viso angelicato, pur con la passione innocua per oggetti, a dir il vero, pericolosi, i coltelli e, conquistata (si fa per dire) la maturità, senza sforzo alcuno, come migliaia di suoi coetanei, si allontana, come moltissimi pargoli meridionali di agiati “lombi”, dalla puglia sitibonda (così Orazio la connotava), per iscriversi alla facoltà d’informatica dell’università di Perugia.

Ovviamente, Immaginiamo, nelle more tra la visita in un pub o in una discoteca e una toccata senza fuga a una pulzella, non tralascia, senza alcuna fretta, di sostenere gli esami curricolari del suo corso di studi. Nonostante questo viatico esistenziale, da così fan tutti i giovani universitari, specie quelli fuori sede, che hanno qualche soldino in tasca, grazie alle mani munifiche dei loro parenti, improvvisamente, si abbatte su di lui l’uragano giudiziario dell’omicidio di Meredith Kercher, che condivideva con Amanda Knox, da non molto tempo la sua fidanzatina, la villetta della “Pergola”, ove s’era consumato il delitto dell’inglesina.

L’Avvocata Giulia Buongiorno, Parlando di Raffaele Sollecito, ha Accostato il suo Assistito, le cui sofferte peripezie giudiziarie, a suo Dire, Le hanno cambiato la Vita, al Personaggio Forrest Gump dell’omonimo Film di Robert  Zemeckis, Interpretato, magistralmente, da Tom Hanks. Il Film narra la Vita di Forrest Gump, un Uomo dotato di uno sviluppo cognitivo inferiore alla norma, nato negli “states” a metà degli anni 40 del secolo scorso, che, grazie a una serie di coincidenze favorevoli, diventa il diretto testimone di importanti avvenimenti della storia americana. Infatti, a proposito dell’impossibilità di prevedere ciò che ci capiterà nel nostro correre attraverso gli anni che scorrono, Forrest Gump Proclama: ”Non so se ognuno abbia il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro a caso come da una brezza. Può darsi le due cose forse capitano nello stesso momento”.

Nel Collegare Sollecito a Forrest Gump, l’Avvocata Buongiorno voleva mettere in rilievo l’importanza della casualità, non estranea nella definizione del destino di ciascuno di noi, e l’adamantina “Ingenuità” di Raffaele, Valore Etico che nell’antica roma identificava colui che era libero per nascita, mentre la “koiné” linguistica italiana attuale considera “Ingenuo” Chi per  Educazione è Libero dal male o  dal fare il male ad alcuno. In una intervista, rilasciata a un cronista televisivo, il Padre di Raffaele Si Rammaricava del fatto che, mai, avrebbe potuto congetturare di essere costretto un giorno ad impegnarsi nel tirare fuori il Figlio da una situazione tragica in cui circostanze sfavorevoli coincidenti L’avevano impantanato, impelagato. Otto anni, dunque, sono occorsi ché lo sfortunato Raffaele si potesse Riappropriare della sua Vita.

La Quinta Sezione penale della Corte di Cassazione, Smentendo, clamorosamente, un’altra sezione Penale della medesima Corte, deve all’unanimità dei suoi Componenti esserSi convinta dell’ assurdità di “disporre un altro dibattimento, potendo contare su indizi così labili”.

Indizi labili? Perché mai le tre corti che hanno, precedentemente, condannato Raffaele e Amanda non si sono accorti che gli indizi di colpevolezza dei due fidanzatini fossero (può starci, ancora una volta, l’indicativo asseverativo: erano) labili? E, perché mai, con quale metro di valutazione, li hanno considerati sufficienti per irrogare loro una pena esemplare ? E’ scandaloso che tre corti, essendo state trovate tracce del dna di Amanda su un coltello da cucina, dopo una perquisizione degli inquirenti in casa di Raffaele, abbiano potuto supporre che Raffaele e Amanda, dopo aver massacrato con il coltello, di cui sopra, la povera Meredith, poi, abbiano avuto la scarsa accortezza di riportarlo nella medesima casa e deporlo nel cassettino ove erano custoditi altri coltelli. Non erano, forse, loro a conoscenza che i Due, pur adocchiatiSi da poco, vivevano “more uxorio” e che, quindi, Amanda avrebbe potuto benissimo far uso del coltello sul quale potrebbero, per la perfidia della mala sorte, essersi stampate le tracce del suo dna ? Otto anni, Ripeto, in cui  per ben 5 volte Raffaele e Amanda, con  le rispettive Famiglie, hanno atteso con atroce trepidazione, con il batticuore da infarto, che il presidente di una corte Li facesse Risorgere alla Dignità di un Uomo e di una Donna Liberi, di una Comunità Famigliare Rispettabile senza componenti segnalati  nel casellario giudiziario o Li risprofondasse nel ludibrio di una condanna per omicidio. Perfino, la Sorella di Raffaele, Ufficiale nell’arma dei carabinieri, sarebbe stata “consigliata” dai suoi superiori di dimetterSi dall’arma per il presunto coinvolgimento del fratello nell’omicidio di Meredith. Orbene, ammesso e non concesso che Raffaele fosse stato riconosciuto con una sentenza definitiva di essere un assassino in concorso con altri, il 1° Comma dell’Art. 27 della Costituzione non Stabilisce che ”la responsabilità penale è personale”?

“Sic stantibus rebus”, o miei 25 Lettori, si può contestare il miserabile tormentone, dai vili giaculato, che è, politicamente, corretto avere fiducia nella magistratura e che le sentenze, da essa prodotte, vadano rispettate, a “muz”, si Dice nella lingua di bitonto, quali che siano le “stronzate”, da essa vomitate ? Non di tutta la magistratura si deve avere fiducia, non tutte le sentenze di essa vanno rispettate. Ché, se si accettasse tutto di essa, senza, accidiosamente, dubitare della stentata competenza, diligenza di buona parte di essa, permetteremmo a buona parte di essa di continuare a far soffrire inermi innocenti,  come Raffaele, Amanda e le loro Famiglie. Nonostante ciò, siccome conosciamo, da lunga pezza, di quale pasta, non etica, sono (ancora, l’indicativo asseverativo in luogo del congiuntivo) confezionati gli italiettini, sono contrarissimo alla legge (la legislazione renziana succuba “ad aeternum” del patto del “nazareno”?) che introduce nella riformetta della giustizia del ministro orlando, appena fornito di maturità scientifica, la responsabilità civile dei magistrati in caso di sentenze erronee o errate. Si verificherebbe ciò che si verifica nella scuola italiettina, da quando sugli esami di stato si è, artatamente, fatta pendere la spada di damocle dei ricorsi ai “tar”: la ciurma gagliarda, coraggiosa della maggior parte dei docenti italiettini, per non avere fastidi, si è rassegnata a regalare diplomi di maturità a cani e porci.

Così, “todos” gli studenti italiettini dal 1968 non hanno più aperto i libri, essendo loro stata, sin dalla loro procreazione, garantita l’onorificenza di “caballeros”! In ogni caso, per Raffaele e la sua Famiglia è una magra consolazione  prendere coscienza di quanto siano alterne le alee della nostra Vita, a cui ci Sollecita  Emmanuel Carrère nel suo Romanzo – Saggio - Autobiografia: “Il Regno”: “Se abbiamo fatto una salita sul versante soleggiato, scenderemo su quello in ombra.

Dopo il giorno viene la notte, dopo la notte il giorno, dopo i cicli negativi, quelli positivi. E’, semplicemente, un fatto vero, non imbrattato di morale, direbbe Nietzsche”. Ma è pure un fatto vero che Raffaele, per quattro anni rinchiuso in una cella, non ha potuto vedere il suo amato mare! E chi, come ME, è nato, quasi, su uno scoglio, Coglie quanto Gli sia mancato il ceruleo licore che, pare, rifiuti di essere percepito o contemplato nella dimensione di consuete, stabili epifanie, asseverando che il contrario della verità non sono le menzogne, ma l’ ”hic manebimus optime” in un esserci, arbitrariamente, assolutizzato.