L'esperienza di vita e di fede di Nicola Legrottaglie: "Io, giocatore, bisognoso di Dio"

Giovedì è stato ospite della chiesa di Cristo Re. L'allenatore degli allievi nazionali del Bari ha raccontato la sua storia, immersa tra Dio, amore e coscienza

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Giovedì sera, l'atmosfera nella chiesa di Cristo Re era davvero speciale.
Si respirava un'aria del tutto particolare, tipica delle grandi occasioni.

E, in effetti, per la piccola comunità della parrocchia di via Michele Santoro, è stata una serata diversa perché a fare da guida spirituale, da buon pastore che indica il tratturo dell'ovile alle sue pecore o accompagna i suoi discepoli alla ricerca della verità non è stato l'instancabile don Nicola Cotrone, bensì un altro Nicola, Legrottaglie.

No, non è eresia.
Proprio Legrottaglie.
Proprio il difensore natio di Gioia del Colle che gli italiani (e non solo i fantacalcisti più incalliti) hanno imparato a conoscere per aver vestito le maglie di Bari, Prato, Pistoiese, Chievo, Juventus, Milan, Siena, Reggiana, Modena e Catania.

Non è un caso, perché l'attuale allenatore degli allievi nazionali del Bari è un atleta di Cristo, l'associazione di atleti professionisti di ispirazione cristiano- evangelica, «è una persona che sta cercando grazie a Dio di diventare un uomo migliore»come lui stesso di definisce, è un uomo che a 28 anni ha fatto l'incontro più importante della sua vita: quello con il Signore, con il Verbo.
Che gli ha cambiato l'esistenza, e lo ha fatto diventare credente, un grande passo in avanti per lui che era già religioso.

«E' stato un passo in avanti – racconta Legrottaglie – perché essere credente significa sentire Dio parlare, mentre essere religiosi vuol dire sentire parlare di Dio, e io fin da quando ero piccolo, grazie a mia madre e alla sua educazione, mi sono avvicinato a Dio senza mai sentirlo e mai parlarci».

E dai dialoghi con il Signore, oltre a nascere tre libri (Ho fatto una promessa, Cento volte tanto. Con fede vivo meglio, L'amore vince tutto), c'è un Legrottaglie diverso, profondamente cambiato dentro («i veri miracoli sono quelli di vedere mutato un carattere»), che capisce di avere bisogno di Cristo nonostante avesse già tutto, che incontra l'amore vero, quello autentico.
«Non quello che avevo provato in età giovanile con rapporti sessuali anche senza importanza – rivela – ma quello totalizzante verso la persona che ami, alla quale ti concedi senza pretendere nulla in cambio. Perché l'amore non è quello che speri di avere nelle altre, ma quello che siamo disposti a dare noi. E una volta trovato, questo amore vince tutto e su tutto».

Ovviamente – è il primo punto fermo di Legrottaglie – nessuno ama più di Cristo, il figlio di Dio, «anche perché lui ama senza fare preferenze e favoritismi, e in ognuno di noi mette una coscienza per farci scoprire chi siamo».

E poi si chiude con il secondo concetto fondamentale: «Se vogliamo che le cose attorno a noi cambino, dobbiamo innanzitutto cambiare noi».