L'incredibile storia del ragazzo che ha salvato la vita alla donna che stava precipitando nel vuoto

I destini che si incrociano e due esistenza che trovano una luce. Forse...

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A volte, capita nella vita di avere temporali nel cuore.

Piove a dirotto e tutto appare nero, le nubi insormontabili e l’arcobaleno troppo distante da noi.


Il destino, però, riserva tante sorprese, e la storia che vi stiamo per raccontare è degna dei romanzi in cui i personaggi vengono presentati in capitoli alterni, finché, all’epilogo, s’incontrano, si scontrano, si raggiungono come il vento quando soffiando si mette a spostare i cumuli temporaleschi.


Da una parte abbiamo una donna che presa da tumulti e pensieri ha cercato di togliersi la vita lanciandosi, qualche giorno fa, dalla sua abitazione in via Ugo la Malfa.

Pochi concitati attimi, un piede fuori dalla finestra ed un folle volo giù, come in un infinito abisso.


Dall’altra il giovane Antonio (nome di fantasia *).


«Come fai a riflettere in quei momenti?», confessa.

«Ho visto la donna e madre di un amico con un piede fuori dalla finestra e non ho pensato, ho corso per tutta piazza Unità d’Italia– racconta -. Ho gettato via la bici, il borsello, gli occhiali e mi sono precipitato a salvarla».


«La signora è molto robusta e ho subito gravi danni alla gamba – continua il giovane – ma non ho rimorsi è stato un gesto d’altruismo, era una vita che non sarei mai riuscito a togliermi dalla coscienza».

Un gesto eroico, quindi, quello di Antonio (*) che s’è scontrato, come l’epilogo dei romanzi di cui parlavamo poc’anzi, con la donna trovando una luce anche per la sua vita.


«In passato ho avuto problemi con la giustizia – ci dice – e ancora oggi sto scontando la mia pena», tira fuori il suo “quaderno rosso” dove quotidianamente firma e ripete: «Questo, questo è un piccolo ergastolo in bianco».


«Credo che per tutti ci sia una seconda possibilità e sto pagando i miei errori, piccoli errori fatti soprattutto per assicurare ai miei familiari il necessario. Ma ho messo la testa a posto, voglio riprendermi e lavorare onestamente rispettando il bene e l’affetto per la mia famiglia. La vita è troppo importante per sprecarla così o per decidere di morire: in carcere le ho viste di tutte i colori e a volte puoi solo metterti in un angolo e pregare. Credo che davvero esista qualcuno lassù e quest’ultimo gesto, questo atto ne è la dimostrazione: potevamo morire entrambi e invece per la donna c’è stata solo qualche contusione. Ho anche avuto la peggio, ma passerà».


Già, perché tutto passa.


Ciò che resta è il sorriso di quel giovane e la forza della sua stretta di mano con cui, piano, ha ripreso le stampelle ed è andato via nel corridoio silenzioso di Palazzo Gentile.