Operatore socio sanitario, truccato il test di selezione? I dubbi dei corsisti partecipanti

La denuncia si è trasformata in esposto legale. La società che gestisce il corso per conto della Regione rassicura della regolarità delle prove

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Questa è la storia di 350 corsisti «che si sentono presi in giro in merito allo svolgimento del test di selezione per diventare un operatore socio sanitario». È il racconto di un uomo (che vuole restare rigorosamente anonimo) che ha deciso di denunciare tutto, puntando il dito sulla poca trasparenza, e la vicenda di 20 partecipanti che hanno agito per vie legali e di segnalare l'accaduto alla Regione Puglia.

Tutto inizia il 3 settembre. Ben 350 persone si presentano per partecipare ai test di selezione per il corso di Operatore socio sanitario organizzato dal centro studi Mecenate al “Villaggio del fanciullo” a Bari, e accreditato dalla Regione Puglia. Al termine dei test (scritto e orale), ne sarebbero passati soltanto 18. 

Ma tutta la selezione, in realtà, avrebbe qualcosa di poco chiaro. O almeno così racconta un partecipante.

«In merito allo svolgimento dei test in quel giorno – scrive - vi informo che la commissione esaminatrice ha preso in giro 350 aspiranti corsisti. La commissione del centro studi Mecenate (Bitonto) sostiene che il questionario non va assolutamente firmato, bensì inserito solo in una busta da chiudere e poi da firmare; quindi a mio avviso il questionario diventa anonimo e alla portata di tutti. Aquesta loro richiesta, io e tutti gli altri presenti insorgiamo chiedendo spiegazioni in merito che non ci sono fornite.Per di più la commissione ci informa che queste sono le direttive della Regione Puglia e, a una mia richiesta di visionare il regolamento, me ne danno uno dove si sosteneva che c'è scritto. In realtà, leggendolo, noto che non c'è scritto da nessuna parte».

Il racconto prosegue. «Faccio notare questa cosa alla commissione, ma i membri iniziano a essere evasivi, impacciati e non sapere cosa rispondere. Il test, allora, si blocca per un paio d'ore perché tutti noi vogliamo lasciare l'aula. Dopo tanti discorsi, tante attese e tante domande senza risposta, ci dicono che chiameranno in Regione per chiedere informazioni in merito. Passa un'altra mezz'ora, e ci dicono di firmare uno solo dei quattro fogli del questionario, ma a me non sta bene, e alla fine sigliamo tutti i fogli».

Il test si svolge, e ne passano una sessantina. Poi ci sono le prove orali («effettuate per ogni singolo aspirante a porte chiuse senza nessun uditore/testimone (come previsto dalla legge), gente che è passata anche agli orali di dubbia parentela con responsabili del centro studi Mecenate»), e le graduatorie finali. E anche queste presenterebbero qualche anomalia. «Nella graduatoria – racconta l'anonimo partecipante - non c'è neanche la votazione, e perciò la mia denuncia è per 350 persone che si sono presentate e prese in giro da una società che lavora con la Regione e che percepisce sovvenzionamenti attingendo anche fondi europei».

E la denuncia ben presto si trasforma in esposto legale, perché una ventina di partecipanti, il 25 settembre, invia due lettere (una alla Regione e l'altra al centro studi Mecenate), in cui si chiede «l'annullamento entro 15 giorni dell'intero iter di selezione, e al rinnovo del procedimento selettivo». Il corso, ovviamente, nel frattempo è già partito.

Ma non finisce qui, perché nei giorni scorsi i 20 partecipanti si recano agli uffici dell'asse Occupabilità e Formazione della Regione Puglia per discutere dell'accaduto. Dalla zona industriale di Bari-Modugno, allora, decidono di inviare degli ispettori al centro studi Mecenate per effettuare delle verifiche e dei controlli, senza però sorprendere la società bitontina, che «ha esposto – scrive La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 14 ottobre – la vicenda senza alcuna preoccupazione», sostenendo la perfetta regolarità delle prove.

Tutto finito? Non ancora, «perché – conclude l'uomo – nei prossimi giorni andremo ancora in Regione per saperne di più».