Tua Industries in liquidazione. Futuro ancora incerto per i lavoratori della ex Om Carrelli

Nonostante le speranze che ruotano attorno alla L7, l'auto presentata alla Fiera del Levante, si attende il 15 ottobre per il vertice in Regione

Stampa l'articolo

La minicar elettrica della Tua Industries, prodotta negli stabilimenti dell’ex Om Carrelli, è stata presentata alla Fiera del Levante alla presenza del presidente della regione Puglia Michele Emiliano e del sindaco di Bari Antonio Decaro. La produzione dovrebbe partire l’anno prossimo con circa 6000 unità. Attorno ad essa ruotano le speranze dei lavoratori di uscire da una situazione economica incerta.

Già, perchè a gettare ombre su questo importate quanto atteso risultato è la situazione finanziaria dell’azienda statunitense che, rilevando il capannone tra Modugno e Bari, si prese carico dei 191 lavoratori rimasti senza impiego, dopo la chiusura della Om Carrelli. Tra questi, ricordiamo, diversi bitontini. Mentre questi ultimi dovrebbero iniziare il nuovo lavoro a dicembre, al termine dei lavori di ammodernamento e modifica e al termine di un periodo di formazione a Torino, la Tua Industries è alle prese con problemi di liquidità, come attesta l’iscrizione, presso la Camera di Commercio, nell’elenco delle imprese che hanno in corso una procedura di scioglimento e liquidazione, chiesta a fine luglio e ottenuta ad agosto. Si attende la data del 15 ottobre per il vertice in Regione in cui si farà chiarezza sull’assetto societario della Tua. C’è chi pensa, dunque, che la presentazione del prototipo della L7 alla Campionaria barese sia stato solo un modo per prendere tempo e attrarre nuovi investitori.

Il veicolo, nel frattempo, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, sembra abbia entusiasmato la rete commerciale. Poste, Enel e Fca (Fiat Chrysler Automobiles) potrebbero essere interessate all’ecologica auto elettrica e alle sue possibilità di sviluppo nel mercato della piccola utilitaria. E dunque probabilmente la possibilità di guadagno tramite il brevetto, ora che le possibilità si fanno più concrete, avrebbero indotto la Lcv, fondo di investimenti statunitense che possiede il 100% della Tua, a vendere quest’ultima. La speranza sarebbe anche quella di attrarre nuovi partner industriali per far decollare una produzione che potrebbe planare su un mercato mondiale.

Attendiamo dunque il 15 ottobre per conoscere la sorte dello stabilimento e dei suoi lavoratori che, dopo aver penato per anni, sembravano aver raggiunto finalmente la tranquillità. Senza garanzie sulla reindustrializzazione dello stabilimento, il loro futuro resta incerto