"Un amico è finito in ospedale perché ha esagerato con le canne. Finiamo comunque male, è una droga"

Alcune riflessioni intorno ad un dialogo carpito fra ragazzini bitontini

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Sono passati quasi cinque mesi dalla tragica scomparsa di Anna Rosa Tarantino e sono state molteplici le operazioni delle Forze dell'ordine tese a garantire la sicurezza sul territorio, il contrasto alla criminalità, lo smantellamento delle piazze di spaccio
Ma a poco serve se, dall'altro lato, continua ad esserci domanda, richiesta, chi quella droga che è oggetto di gesti intimidatori, sparatorie, divisione del territorio e supremazia, continua a comprarla. 
E anche se c'è chi si adopera per far diminuire i luoghi di spaccio, chi vive da quell'indotto troverà il modo per spostarsi, riorganizzarsi, trovare nuove vie per smerciare.
Magari utilizzando anche baby pusher in bici, le magiche bici elettriche senza targhe e senza controlli. 
L'appello è come sempre ai tanti ragazzi che fanno delle sostanze un modo per essere sereni, rilassati, trovare il Nirvana.
Fumare diventa un modo per farsi accettare dal gruppo, sentirsi grandi, non essere ai margini.
Ma è capitato proprio qualche sera fa di origliare dei ragazzi che parlavano tra loro di un compagno appena 22enne finito in ospedale per le "canne". 
E una ragazza apostrofava i compagni, invitandoli ad osservare l'esempio negativo, a trarre il giusto insegnamento: "Finiamo comunque male, è una droga e fa male al cervello". 
Sarebbe bello se in ogni comitiva ci fosse la voce fuori dal coro, essere ribelli significa stare dalla parte del bene.