Perchè amare il greco antico? Andrea Marcolongo illustra i suoi nove motivi

L'autrice toscana è stata l'ospite della prima delle due serate di anteprima alla Notte Nazionale del Liceo Classico, prevista il 20 gennaio

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Il greco antico è una lingua viva o morta? Quale è la sua importanza? Quale è la sua bellezza? Quali le ragioni per amarlo?

Se ne è discusso ieri al Teatro Traetta durante l’anteprima alla Notte Nazionale del Liceo Classico, manifestazione organizzata dal liceo “Carmine Sylos”, che si terrà il 20 gennaio per parlare di quel che l’antico idioma ci ha dato e del lavoro fatto quotidianamente dal liceo classico cittadino per trasmetterlo, come hanno sottolineato, aprendo la manifestazione, i professori Antonia Speranza, preside dell’istituto, e Francesco Brandi.

Ospite della serata Andrea Marcolongo, autrice di "La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco", un successo editoriale del 2016 edito da Laterza, in cui si illustrano i motivi per cui lo studio del greco antico è ancora molto attuale.

«L’aspetto più bello del greco è che ci permette, con i suoi tempi, di riflettere su quel che accade, in quanto non è una lingua veloce, ma lenta – spiega l’autrice toscana – È una lingua che lasciava molta libertà a chi la parlava».

«Oggi per noi è una lingua muta, in quanto i reperti archeologici non hanno voce e non permettono di stabilire quale fosse la vera pronuncia, quali fossero gli accenti. Tra duemila anni probabilmente gli archeologi avranno difficoltà a capire quali fossero le pronunce dei nostri dialetti» continua la Marcolongo che, rispondendo alle curiosità dei ragazzi, spiega: «Non è affatto per me una fuga dalla contemporaneità, ma è il migliore strumento che ho per valutare la contemporaneità. Quella con il greco è per me la più lunga storia d’amore con la mia vita. Ho scritto questo libro per continuare a scoprire me stessa tramite lo studio del greco».

«Non è affatto una lingua morta, ma è più viva che mai» sostiene il professore e giornalista Mario Sicolo, direttore del “da Bitonto” e moderatore dell’evento, vedendo nel greco un idioma che, con i suoi accenti e la sua musicalità, già di suo è pensiero, un pensiero che considera più importante l’aspetto che la quantità dell’azione: «Ho sempre pensato alla lingua greca come un rebus la cui chiave è al proprio interno».

Presente al dibattito anche il professor Nicola Pice, che ricordando l’attualità dell’antico idioma, illustra tanti esempi di come anche i nostri dialetti siano stati forgiati da esso. Per Pice quasi si tratta dello studio di una semplice lingua, ma di qualcosa di più. Un qualcosa che «ci spinge ad interrogarci, a pensare a quale sia il giusto problema da porci, cosa non da poco in questi tempi».

Ad accompagnare le riflessioni degli ospiti, le letture degli attori Rossella Giugliano e Raffaello Fusaro, che si sono dilettati prima in divertenti traduzioni dallo storico dizionario Greco – Italiano scritto da Lorenzo Rocci, e poi nell’interpretazione di alcune traduzioni di classici della letteratura greca.

Questa sera ci sarà il secondo appuntamento in vista del 20 gennaio. Nel Museo archeologico della fondazione De Palo-Ungaro, il professor Giuliano Volpepresenterà il suo ultimo libro “Un patrimonio italiano. Beni culturali, paesaggio e cittadini”.