“Sud”, il racconto di Sergio Rubini sulla nostra identità meridionale al Teatro Traetta

Il recital, ironico e coinvolgente, è stato ravvivato dalle musiche composte da Michele Fazio, il pianista, ed eseguite insieme a Emanuele Smimmo (alla batteria) e Marco Loddo (al contrabbasso)

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A bordo di un treno che stenta ad arrivare in orario, seguiamo quotidianamente tragitti che ci resteranno impressi per sempre nella mente e nel cuore perché sono pezzi della nostra storia.

Incerto è l’andamento del vagone in cui Sergio Rubini, attore e regista originario di Grumo Appula, sta viaggiando.

Eppure, quei tragitti percorsi lui li conosce bene. Sono quelli del Sud, a cui ha dedicato il suo ultimo recital. Sabato 18 febbraio, è andato in scena sul palco del Traettain occasione della stagione invernale di prosa 2016/2017, promossa dal Teatro Pubblico Pugliese.

Ogni verso è stato reso vivo dalle musiche composte da Michele Fazio, il pianista, e che sono state eseguite insieme a Emanuele Smimmo (alla batteria) e a Marco Loddo (al contrabbasso).

Sergio ha parlato di un Sud che spesso ha vissuto tra miseria e povertà come ha testimoniato Matteo Salvatore in un’intervista o che viene ricordato per i marioli, i cosiddetti furfanti o ladruncoli come Vincenzo De Pretore di Eduardo De Filippo, ma anche e soprattutto per la bellezza dell’arte.

E’ il paese della superstizione, della devozione, dei cine-proiettori sulle spiagge salentine de “La guerra dei cafoni” di Carlo D’Amicis o dei cattivissimi come si legge nei “Persiani” di Eschilo o ancora di coloro che hanno soprannomi come quelli segnati dal poeta grumese Giacomo D’Angelo.

«Il sud è il luogo della filosofia –ha concluso l’attore-, della tradizione, ma principalmente è futuro. Ho avuto la fortuna, insieme a Michele Fazio, di essere nato da genitori che ci hanno trasmesso l’amore per il teatro e ora coltiviamo questo sogno, orgogliosi delle nostre radici».