La libertà digitale. Un modo di essere liberi

Salve, cari amici lettori, ben ritrovati. Dopo la pausa delle festività natalizie eccoci qui a riparlare come sempre di informatica e dintorni.

Questo mese voglio riprendere il concetto di libertà digitale allo scopo di  ribadire i concetti – a me cari – di “free software” ed “open source”. Negli ultimi tempi spesso (e talvolta pure a sproposito), abbiamo discusso di “democrazia”e quindi di “libertà”cheè un elemento imprescindibile da essa: allo stesso modo se parliamo di democrazia digitale non possiamo prescindere dal concetto di libertà digitale.

Anche in questo campo però la realtà è ben diversa dalla teoria: tutti gli strumenti digitali nascondono interessi commerciali che vanno in direzione opposta alla libertà di scelta a alla consapevolezza degli utenti. Un tipico esempio è, manco a dirlo, la Microsoft: questa multinazionale è riuscita, mediante strategie di marketing e comunicazione, ad imporre i suoi prodotti software (Windows e Office) creando di fatto un monopolio che contrasta con il principio dell’economia dei mercati, ovvero quella di una sana concorrenza tra aziende e prodotti; i suoi prodotti sono diventati di fatto un riferimento in quanto percepiti come unica scelta possibile e quindi come prodotti standard.

La società contemporanea è caratterizzata da un elemento che ne contraddistingue sempre più i tratti: la tecnologia. Quindi sarà sempre più  fondamentale dominarla per non essere dominati. A tal proposito mi vengono in mente le parole di Albert Einstein: «Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre l’interazione  umana: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti».

Prendiamo ad esempio Internet, la rete globale di computer che di fatto sta diventando sempre più il principale mezzo d’informazione per i cittadini, influenzando anche – tra le altre cose – sulle scelte elettorali; è quindi di fondamentale importanza che essa rimanga libera, aperta e neutrale; che all’interno di essa non si formino giganteschi oligopoli; e che infine quelli già esistenti non acquisiscano troppo potere.

Quindi possiamo affermare tranquillamente che sia l’hardware sia il software avranno sempre maggior peso sulla nostra vita; è oramai innegabile, ad esempio, che a condurre i principali mezzi di trasporto o ad erogare determinati servizi ci siano dei software, tanto nel settore pubblico quanto nel privato. Sarà dunque importante che i codici sorgenti di questi software siano aperti o che le norme sul copyright e i brevetti non ledano i diritti e l’interesse collettivo.

Come riportato su Wikipedia: «Con libertà digitali si intende, l'affermazione della possibilità di utilizzare liberamente le tecnologie, di disporre degli strumenti dati dall'informatica, dalla scienza e dall'automazione per emanciparsi, per costruire e realizzare progetti, per produrre ed autoprodurre beni e merci, per essere liberi di scambiare idee, condividere cultura ed arte, sviluppare conoscenza e sapere, accrescere la preparazione e la formazione comune, diffondere informazioni e comunicare con tutti, per elevare la condizione umana, delle persone e dei popoli». Per approfondire l’argomento vi consiglio, cari lettori, l’ultimo libro di Evgenij Morozov, un giovane sociologo bielorusso esperto di tecnologia e informazione: Silicon Valley: i signori del silicio (Codice, 2016). Buona lettura!