In principio erano il Risiko ed il Monopoli

Ed il Risiko era indiscutibilmente dio

In principio erano il Risiko ed il Monopoli. Ed il Risiko era indiscutibilmente dio.

Ma tempo dopo arrivarono Carcassonne e i coloni di Catan, Stefan Feld e Uwe Rosenberg, Trajan ed Agricola e Terra Mystica e Hyperborea e Sulle tracce di Marco Polo e, da ultimo, Schyte. Ed è stato allora che per la comunità ludica si sono aperte davvero le porte del Paradiso.

I “boardgame” o giochi da tavolo costituiscono senz’altro uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi anni in Italia, uno dei settori col fatturato in costante aumento ed in controtendenza rispetto alla crisi economica attuale.  Anche in questo settore il nostro Paese arriva con diversi anni di ritardo rispetto a Stati ludicamente più evoluti come Francia e Germania, fanalino di coda dell’Europa che conta. Ma come spesso accade gli autori italiani si fanno apprezzare in tutto il mondo e riescono a tirare fuori alcuni tra i migliori giochi in circolazione, da Andrea Chiarvesio a Tascini e Luciani.

Scopo di questa rubrica sarà introdurre i cosiddetti “babbani”, umani a digiuno di giochi da tavolo, in questo magico mondo, cercando il più possibile di dribblare i pregiudizi tuttora esistenti su questo iperuranio di fantasia dove in molti casi provare a vincere una partita di un gioco complesso risulta più difficile che trovare la soluzione di una complicata funzione logaritmica.

Giocare è l’attività principale del bambino e continuare a giocare, crescendo, è indice di giovinezza interiore e capacità di non prendersi mai sul serio, oltre che indiscutibile segno di saper accettare le sfide con gli altri e soprattutto con se stessi ed i propri inevitabili limiti.  

Finanche Platone sosteneva che  “si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.

Il gioco da tavolo diventa perciò occasione per nuovi incontri, nuove amicizie, per una serata diversa con una buona birra, per una risata in più, una piccola confidenza, un consiglio sincero.

Tutti noi abbiamo passato intere nottate tra dadi e carri armati di risiko, assonnati con i leggendari due carri armatini in Jacuzia o Kamchakta mentre gli altri si spartivano il mondo o quasi tutti abbiamo sperato di ospitare i nostri amici in un albergo di parco della Vittoria. Ma probabilmente pochi sanno che esiste in Italia una community di giocatori, con tanto di risiko club ufficiali riconosciuti che organizzano tornei Master regionali, raduni di tre giorni tra cene e visite turistiche guidate nei più disparati angoli d’Italia, con tornei nazionali a squadre e individuali, dove il risiko diventa solo un piccolo pretesto per costruire reti sociali.

Dal risiko (con le meno fortunate ma più complicate versioni successive ambientate nell’età imperiale, in un mondo futuro ed all’apoca romana) ad oggi il mondo dei giochi da tavolo ne ha fatta di strada ed oggi il mercato ci offre una gamma di scelte illimitate: si va dai cooperativi alla pandemia dove i giocatori costituiscono un team di esperti scientifici il cui scopo è quello di debellare quattro virus nel mondo agli ultra competitivi di strategia senza alcun impiego di dadi dove lo scopo può essere quello di conquistare il globo o costruire la più estesa rete di ferrovie o la migliore fattoria o finanche la più efficiente catena di fast food americana o la più interessante galleria d’arte moderna. Le ambientazioni sono fondamentali ed è facile con i giochi da tavolo ritrovarsi a girare il mondo ad occhi aperti ed affrontare giochi ambientati nel Messico dei Maya o nel magico mondo del west con  Bang! tra sparatorie e fuorilegge o nel mondo antico di cyclades fra fazioni greche che sfruttano i superpoteri di dei e creature mitologiche per costruire leggendarie metropoli e meraviglie ed abbattere le civilità nemiche.  

Giocare da tavolo è probabilmente un viaggio nel passato, tra le proprie fantasie di bambino. Siete pronti per partire?