Pubblica Amministrazione e software libero

Perché la P.A. dovrebbe usare solo software libero

È di pochi giorni fa la notizia, diffusa dall’Espresso e da Repubblica, che nel 2011 la NSA (National Security Agency), mediante il programma segreto PRISM, abbia raccolto informazioni anche sul nostro Primo Ministro dell’epoca (Silvio Berlusconi).

Cerchiamo di capire come questo sia stato possibile dando una sequenza temporale ai fatti:

  1. Nel 2010 il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione (Renato Brunetta) firma un protocollo per i servizi web della Pubblica Amministrazione;

  2. Anno 2013, Edward Snowden, l’informatico statunitense, ex tecnico della CIA (Central Intelligence Agency), rivela  pubblicamente i dettagli del programma segreto di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico con il nome in codice PRISM gestito dalla NSA;

  3. Il 6 giugno 2013, il Washington Post pubblica un articolo che rivela quale siano le aziende che, aderiscono al programma PRISM della NSA, tra cui la stessa azienda che fornisce i servizi web alla P.A. italiana.

Conseguenza della diffusione di queste notizie, come spesso succede in Italia, è gridare subito al complotto e chi ha alzato maggiormente la voce è stato lo stesso ministro che nel 2010 aveva firmato il contratto con l’azienda che ha fornito – grazie all’uso improprio di alcune tecnologie – le informazioni richieste dalla NSA. Un ministro che si definisce dell’innovazione dovrebbe sapere benissimo i rischi che si corrono quando ci si affida ad un’azienda che fornisce software proprietario, ovvero i rischi connessi alla presenza "nascosta" delle cosiddette backdoor: il ricorso a documenti in formato non standard, non sviluppati con software open source e dunque al di sotto di ogni livello minimo di protezione informatica, si configurano come mezzi di trasporto preferenziale per i famigerati  malware, facile preda per tutti i malintenzionati che intendono carpire informazioni segrete e riservate.

I fatti sopra descritti, noti a tutti, sono stati ignorati dal Ministro dell’Innovazione della repubblica italiana che non ha voluto prendere in considerazione l’esistenza del software libero ed open source e i relativi vantaggi in termini di qualità e sicurezza.

Credo che il ministro Brunetta avrebbe dovuto approfondire meglio la questione prima di firmare un protocollo che inevitabilmente era destinato ad aprire la strada alle intercettazioni richieste dalla NSA. Dopo le prime rivelazioni di Edward Snowden, si doveva intervenire eliminando la presenza di quei software all’interno della Pubblica Amministrazione, invece di meravigliarsi per una cosa ormai risaputa.

Sperando di avervi fatto cosa gradita, vi ricordo che potete contattarmi al seguente indirizzo e-mail: michele.savino.51@gmail.com.