I centri di socializzazione per i disabili psichiatrici

L’inclusione sociale richiede maggiori risorse

La legge di stabilità per il 2016 affrontava alcune emergenze, prevedendo nuovi fondi settoriali per la disabilità, come ad esempio il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico o il fondo destinato al dopo di noi(ovvero il supporto della persona gravemente disabile che non può più contare su appoggi di tipo familiare), ricordiamo che è attualmente in discussione una norma specifica. Parallelamente a questa, nella Legge di Stabilità erano previsti interventi in questo ambito. Ne disponeva l'art. 1 al comma 400, che istituiva presso il Ministero del lavoro  e  delle politiche sociali un Fondo che poteva contare su 90 milioni di euro dal 2016, destinato alla  copertura  finanziaria  di interventi legislativi recanti misure per il sostegno di persone  con disabilità grave, prive di sostegno familiare.Con la legge di stabilità per il 2017,  il governo mette a disposizione per il Sociale una cifra che si aggira intorno a un miliardo di Euro, riducendo quindi i sacrifici a cui sarebbero andate incontro le persone disabili e non autosufficienti. Purtroppo però non tutte le categorie hanno beneficiato di questi fondi; sembra infatti che andranno a favore solo dei disabili non autosufficienti, dei pensionati con redditi bassi e degli indigenti.

Permangono i fondi sociali, per le non autosufficienze, per l’infanzia e l’adolescenza, per le politiche della famiglia. Sono stati confermati finanziamenti destinati ad enti, organizzazioni ed organismi eterogenei. Più incerto, invece, è apparso lo sforzo per i progetti riguardanti la vita indipendente. Le spese sanitarie sono state razionalizzate ma vi è stato l’impegno per la revisione dei Livelli Essenziali dell’Assistenza (LEA) e per lo sviluppo di studi, sperimentazioni e terapie riguardanti le malattie rare. 

Per di più, era stato siglato l’accordo nella Conferenza Stato-Regioni, che aveva ridotto le  risorse per l’assistenza domiciliare ai disabili, necessarie a garantire una soddisfacente qualità di vita. C’è stato poco da gioire per il passo indietro del Governo, che ha ripristinato la somma concordata originariamente. Ma siamo sempre nell’ordine di pochi milioni, che serviranno a  garantire le emergenze. Non c’è una politica di raccordo tra i vari Enti pubblici e privati, che possa comunque concretizzare interventi mirati e davvero utili alla tutela dei diritti di queste persone.

L’inclusione dei disabili nella società non deve passare esclusivamente dalla scuola, che pure deve svolgere una funzione fondamentale.

In base all’esperienza sul campo, possiamo prendere a modello i centri di socializzazione al lavoro per le persone con disabilità psichiatrica. Questi spazi si possono definire come luoghi di apprendimento, in cui il lavoro è lo strumento educativo privilegiato, per far sì che queste persone, seguendo un progetto educativo individualizzato, acquisiscano i prerequisiti lavorativi e attraverso essi, anche una serie di autonomie, competenze e conoscenze trasversali e quindi fondamentali per affrontare, oltre al mondo del lavoro, anche la vita quotidiana. Esperienza da estendere ad altri tipi di disabilità. Ognuno di essi si caratterizza per una tipologia di attività, ma ciò che li accomuna è il considerare il lavoro come strumento educativo per lo sviluppo dei prerequisiti lavorativi. Questi ultimi sono a loro volta strumento, in quanto attraverso essi, le persone con disabilità psichiatrica hanno la possibilità di sviluppare, potenziare e valorizzare capacità e competenze che sono fondamentali per affrontare anche la vita quotidiana. La puntualità sul luogo di lavoro, il saper lavorare in gruppo, il rispetto per i colleghi, la comprensione dei diversi ruoli, l’autonomia, la gestione del tempo e dei ritardi/assenze, la cura della propria persona e molti altri sono aspetti che possono apparire scontati per persone che non vivono una situazione di svantaggio, ma per chi soffre di un disagio mentale possono rappresentare difficoltà a volte insormontabili e  che necessitano di un lungo periodo di lavoro per apprenderle. 

I centri di socializzazione al lavoro rappresentano la palestra in cui le persone con disabilità psichiatrica possono allenarsi per capire cosa significa essere lavoratori e apprendere i prerequisiti lavorativi necessari. Rappresentano, altresì, una delle tante carte vincenti per il futuro del terzo settore e che può svilupparsi anche in tutta Italia.

Foto: Centro diurno disabili di FOGGIA