Antonio, sieropositivo da 20 anni, finalmente ha un tetto. È il nuovo ospite di “Raggio di Sole”

Sarà accolto dal 17 agosto nella casa alloggio bitontina. La sua storia è davvero particolare, a raccontarla i volontari dell’associazione Cama Lila

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Un nuovo ospite entrerà dal 17 agosto nella casa alloggio Raggio di Sole di Bitonto. Si chiama Antonio ed ha poco più di 40 anni, è sieropositivo all’Hiv da circa 20 anni dopo esperienze di tossicodipendenze, oltre ad altre patologie. Non aveva, fino a ieri, un tetto sotto cui rifugiarsi. O meglio mancava solo una firma che gli avrebbe permesso di essere ospitato a Bitonto. Per fortuna, non è mai stato solo. È stato seguito dall’associazione Cama Lila che segue i positivi all’Hiv nel barese e che da prima di Natale si è adoperata per cercare una sistemazione stabile per Antonio. «Siamo felici che si sia trovata una soluzione -hanno dichiarato i volontari-, quello che più ci è dispiaciuto è doversi barcamenare tra un ufficio e l’altro dove a un certo punto sembrava uno scarica barile. Per persone in difficoltà come Antonio, invece, dovrebbero esserci dei canali privilegiati con tempi più brevi. I loro stati di salute mal si conciliano con documenti, delibere che durano mesi. Antonio ora ce la metterà tutta per rialzarsi». I suoi documenti sono sempre stati tutti ok, compresa la relazione della casa alloggio “Raggio di Sole”, ma mancava solo il decreto del Dipartimento di salute mentale per permettergli l’ingresso. «Il problema di Antonio -hanno raccontato dal Cama Lila- è che fino a qualche mese fa poteva contare su un monolocale messo a disposizione da un signore in maniera gratuita, solo che questo alloggio è venuto meno. Antonio ha provato a poggiarsi a casa del fratello, ma la convivenza tra i due è impossibile. Per questo ci siamo attivati per cercare un ricovero provvisorio». È la ricerca non è stata, poi, così semplice. «Ci siamo rivolti al Serd, il Servizio per le dipendenze patologiche, che ci ha rimandato alla Asl, che ci ha rimandato ai servizi sociali di zona del Municipio 1, che a sua volta hanno detto di chiedere al Pis del Comune, che ci ha rimandati al Serd e ai servizi sociali. Il tutto con funzionari che nella migliore delle ipotesi si sono mostrati scortesi con i nostri volontari. In un caso ci hanno addirittura detto che non eravamo neanche autorizzati». E, invece, l’associazione è riconosciuta dalla Asl e fa servizio di assistenza domiciliare ai pazienti da anni. Antonio, affetto da una polmonite in fase di peggioramento, non poteva più vivere per strada.