Buon Anno nuovo a tutti voi, cari lettori. E vogliate gradire "l'Alfabeto del 2013"

Parole, volti e personaggi dell'anno appena andato in soffitta. Tanto per non dimenticare...

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La Redazione augura a tutti voi cari, affezionati, indispensabili - persino quelli più critici - lettori uno splendido Duemilaquattordici.
Frattanto, vogliate gradire l'Alfabeto del Duemilatredici.
Tanto per non dimenticare... 

A come Abbaticchio. Incontestabilmente giovane per anagrafe, per tanti è un mito, un eroe, un semidio. Per altri, un burocrate permaloso e mentitore. La verità chissà dov’è. Uno per sé, sicuramente, centomila per tutti gli altri. Di certo, nessuno non è. E Pirandello Luigi da Girgenti redivivo resterebbe con un dubbio in più…

B/1 come Bitontino. Per noi, l’uomo che si lancia per schermare i bambini dall’impatto col solito scooter guidato da centauri scriteriati e protervi. Sull’asfalto, dopo l’incidente tremendo, qualcuno giura d’aver visto qualche piuma d’ala…

B/2 come Bitontina. La donna che trova per strada un portafogli rigonfio di banconote e – nonostante i tempi di crisi che stiamo vivendo – corre a consegnarlo al commissariato, che provvederà a restituirlo al legittimo proprietario. Onesta tanto da fare arrossire tutti i disonesti…

C/1 come carezza. Lieve, silenziosa, dolcissima. È quella che riserviamo a tutti i nostri concittadini che nel corso dell’anno pur mo’ tramontato non ce l’hanno fatta e, nel tacito boato della solitudine, hanno deciso di farla finita.
Più che la mano, è il nostro stesso cuore a fargliela…

C/2 come Cariello Francesco. Ingegnere catapultato mercé una manciata di click dall'anonimato alla celebrità parlamentare, non ha la foga ciarliera del suo leader Grillo Giuseppe Piero detto Beppe da Genova.
Però, dopo aver preso le misure a Montecitorio - qualcuno malignando suggerirebbe "pure ai divani" -, sta intraprendendo battaglie significative, che hanno la dote rara d'essere condivisibili dalla gran parte degli italiani.
Non male l'onorevole pentastellato...

D come delinquenti. Dicono siano pochi rispetto ai cittadini probi. Noi nella legge dei grandi numeri non ci crediamo molto. Perché non è un buon bitontino anche quello che lancia il pacchetto di sigarette vuoto per strada oppure chiude gli occhi mentre stanno violentando le chianche…

E come essenziali. Permettetemi la divagazione autoreferenziale, cari lettori. Così considero tutti i miei collaboratori, sì, essenziali i giovani tigrotti che fanno la ciurma che indegnamente dirigo. Ci sono sempre. Ve l’assicuro. E l’ora – di solito, piccola, piccolissima – in cui mi arrivano le loro mail con gli articoli mi commuove sempre. Sono giovani cronisti di gran vaglia, se non altro perché ci mettono ogni giorno il miocardio…

F come film. I corti poetici e bellissimi dell'onirico Vito Palmieri. I docufilm acuminati e interroganti dell’impegnato Pippo Mezzapesa. L’inno alla fratellanza e al dialogo multietnico che è l’Ameluk del vulcanico Mimmo Mancini, che ha cambiato volto alla sempre dignitosa Mariotto.
Insomma, Bitonto succursale luminosa di Cinecittà

G come Giuseppe. Si chiamava così il vecchietto che amava leggere romanzi. Era amico di papà. Sempre un saluto e poche, sincere parole, che io avevo piacevolmente ereditato.

Forse per un problema di salute, era costretto a contare le ore dei suoi giorni sopra una carrozzina, eppure continuava a sfogliare tomi.

E, sull’uscio del suo basso, leggeva, leggeva, leggeva. Al posto degli occhi, aveva due stille di cielo puro.

Finché un brutto giorno non hanno serrato quel sottano.

Poi, qualche dì fa, proprio lì, al principio di via Maggiore, dopo aver notato controcuore il suo sorriso sopra un manifesto che raccontava il dolore dei suoi cari, ho rivisto socchiusa la porticina grigio ottobre di quel basso a me ancora più caro.

Non so per quale gioco misterioso, un soffio di vento muoveva appena i due lembi delle cortine, che, piegandosi piano, somigliavano a due pagine tremule d'un libro…

H come la lettera che indica l’Ospedale. La nostra struttura ospedaliera è il monumento, triste ed offensivo, all’incapacità dei bitontini di difendere quanto di buono la storia aveva loro consegnato. Onore ai professionisti che strenuamente ancora ci lavorano, ma un bacino d’utenza di 80 mila persone non può contare solo su un poliambulatorio che funziona a macchia di leopardo.

I come ipocrisia. Nell’antica Grecia, “ipocriti” erano coloro che indossavano una maschera e facevano gli attori. Simulavano, in pratica. Non ditemi che non avete anche voi, cari lettori, certi giorni, l’impressione di vivere in una mascherata, dove si finge persino il sentimento più nobile, l’amore...

L/1 come Luiso Vito. Avete mai visto un colosso volare, per giunta con un franco sorriso spianato sul volto?
Ecco a voi Vito Luiso, campione italiano di Taekwondo, dopo aver battuto nientepopodimeno che l’olimpionico Carlo Molfetta. E scusate se è poco.
Ora, pensiamo che sia lui – che pure è misurato e rispettoso di tutti i suoi avversari – a mancare alla manifestazione di Pierre de Frédy barone di Coubertin da Parigi...

L/2 come Luiso Mimì. Altro colosso. Della poesia, però. Capelli d’argento ed alto alto per sfiorare prima il cielo, scriveva versi cesellati e fascinosi. Spirito davvero libero come pochi, serbava sempre dentro di sé un’ironia corrosiva, che, spesso, non faceva prigionieri. Prima di salutarci ci ha donato l’ultima silloge di poesie “Di febbri e di parole”, edito Bastogi.
Ogni lirica, un tintinnio al cuore ed una riflessione che ti scava.
Chissà se riusciremo mai a sdebitarci con lui…

M come movida. Le città viciniori pressoché deserte e le strade del nostro borgo antico pullulanti di fanciulli in cerca dello svago giusto, anche gastronomico, per la serata. Tanto coraggio da parte dei giovani imprenditori e, soprattutto, l’occasione propizia per sottrarre terreno alla malavita. Ma che la rinascita non sia solo decibel e minigonne…

N come nozze. Le più discusse, quelle tra la splendida Bianca Guaccero e il regista Dario Acocella. Galeotta fu la fiction "Capri" e chi la diresse.
Fatto salvo che ognuno è libero di sposarsi dove vuole, perché non riusciamo manco ad essere orgogliosi di una ragazza bella e brava, che studia per migliorarsi e che ad ogni piè sospinto ha fieramente rivendicato la sua bitontinità? Sicc…

O come Om Carrelli e Bridgestone. Chiusure paventate, ridimensionamenti ipotizzati, cassa integrazione e licenziamenti vari: due aziende storiche che rischiano di morire. 

Quando il padrone, che pensa unicamente al suo profitto, gioca col destino degli operai. E dimentica che ad ognuno di loro corrisponde una famiglia, con mogli e mariti, bambini e bambine. Non è giusto cancellare il futuro a chi vorrebbe solo lavorare…

P come povertà. Mentre nella sala consiliare si celebra il rito frusto e mesto dell’approvazione del Bilancio – giuro, sono scene che vedo dal lontano ’88. Finiamola, vi prego –, nell’androne Franco, assessore, si confida con Mimmo, consigliere.

Argomento che li fa crucciare: la povertà.

Questo mostro a mille teste sta ghermendo impietosamente tanti, troppi bitontini. E, pian piano, tra le sue fauci ci stanno finendo insospettabili concittadini. Così, la disperazione porta inevitabilmente alla rabbia.

Tutti e due, sinceramente preoccupati, vorrebbero fare di più, ma sanno che è dura. Durissima.

Nell’emiciclo, frattanto, si favoleggia di capitoli da leggere punto per punto e manfrine varie…

Q come quadrato. Quel che spesso non si riesce a fare in questa città. Negli anni, abbiamo disperso le nostre fonti di ricchezza ed ora siamo in affanno. Quando riusciremo a diventare comunità?

R come rugby. I ragazzi dell’Omnia sono ghignanti molossi che azzannano la preda e non la lasciano finché non sputano l’anima. Poi, al termine della pugna, sorridenti s’abbracciano con gli avversari, perché in fondo è solo un gioco. Però, che ne direste, gladiatori invitti, di prestare un po’ di tenacia ai vostri colleghi pedatori?

S come silenzio. Per l’abate Dinouart Joseph Antoine Toussaint da Amiens, era una virtù insigne. Per chi vede rubare un’auto o rapinare un negozio e decide di tenere acqua in bocca è una colpa ancora più grande di quella compiuta dai lestofanti in azione.

T come temporaneo. Doveva essere così lo spartitraffico antistante Porta Baresana. Quel cordolo giallonero, spesso, fa da minirecinto per rifiuti d’ogni sorta o concede asilo a stracchi randagi, che si spaparanzano al sole. Noi non diciamo nulla. Lasciamo parola ad un anziano che, l’altra mattina, mirando buste stracolme d’immondizia adagiate in quello spazio circoscritto, esclamava: “Ma che sckoif!”.

U come Us Bitonto. I leoncelli neroverdi di mister Muzio Di Venere - allenatore vero - stanno sbaragliando una concorrenza per la verità un po’ malconcia in questa stagione. Certo, il cammino della capolista nel girone A della promozione è travolgente. Gesti apotropaici sono autorizzati, ma il futuro appare più che roseo…   

V come valorizzazione. È il sostantivo che, massime in campagna elettorale, accompagna il complemento di specificazione “del Centro storico”. Noi continuiamo a sperare che non si tratti solo di una questione grammaticale…

 Z come zona 167. Periferia che più “periferita” non c’è. Il comitato di cittadini perbene che s’impegnano per la rinascita del quartiere afflitto da mille problemi è l’emblema della possibile palingenesi. Però, i politici si dessero una mossa e facessero qualcosa in più…