Caso Cerin. Palazzo Gentile pagherà 35mila euro di spese processuali

Segretario Generale Bonasia: "Non è possibile non riconoscere il debito, essendo atto dovuto"

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Sul finire dell’ultima seduta del consiglio comunale, nascosto tra quei debiti fuori bilancio che, solitamente, non sono oggetto di interesse della cronaca giornalistica, c’era una voce ben più importante. Si tratta del punto 10 all’ordine del giorno, relativo al pagamento delle spese del giudizio del Tribunale fallimentare di Bari, per la sentenza sul fallimento della Cerin, l’azienda che, tra il 2009 e il 2013, è stata concessionaria del servizio di accertamento e riscossione dei tributi locali per Palazzo Gentile.

A spiegare la questione è il segretario generale Salvatore Bonasia: «Il tribunale fallimentare di Bari, con sentenza 69/2018, ha dichiarato il fallimento della Cerin. Dopo vicende che hanno interessato la magistratura penale e contabile, la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale, ha condannato la Cerin e i legali rappresentanti al pagamento di 4 milioni e 679mila euro, per i mancati riversamenti delle somme incassate a titolo tributario. Il Comune di Bitonto, dunque, aveva iniziato le procedure per eseguire la sentenza».

Ma alla decisione della Corte dei Conti si è opposta la Cerin, che ha fatto ricorso in appello, per impugnare la sentenza, come ha illustrato Bonasia: «Nel frattempo, è intervenuto il fallimento della Cerin e, il mese scorso, la Corte dei Conti ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e la conversione del sequestro conservativo in pignoramento. Tuttavia, non è stata accolta la richiesta di credito privilegiato, presentata dal Comune di Bitonto, che trovava la sua fonte e la sua genesi nel mancato riversamento dei tributi».

«La natura del credito vantato dal Comune di Bitonto non era di natura tributaria, ma risarcitoria. Una condizione che ha portato alla condanna del comune di Bitonto al pagamento, a favore della curatela, delle spese giudiziarie quantificate in 35mila euro» ha concluso Bonasia, spiegando che non è possibile non riconoscere il debito, essendo atto dovuto.