CNO e UNAPROL insieme per rendere l'olivicoltura un settore strategico del made in Italy

L'incontro si è tenuto giovedì scorso a Roma presso il Ministero delle Politiche Agricole

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Non si è parlato solo di stime sulla produzione di olio di olive in Italia per l'anno 2013, nel corso del convegno che si è tenuto lo scorso 14 novembre presso il MIPAAF a Roma, alla presenza del sottosegretario all'agricoltura Giuseppe Castiglione. L'attenzione delle organizzazioni oleicole italiane è centrata anche su temi che in questa fase stanno creando notevoli e persistenti preoccupazioni.

"Il nostro settore ha bisogno di chiarezza, trasparenza e comportamenti corretti da parte di tutti gli operatori - ha affermato Gennaro Sicolo presidente del CNO -. Sono grato agli organismi di controllo per il lavoro quotidiano che svolgono per contrastare comportamenti illeciti. Ora l'Italia con la legge Mongiello - Scarpa Bonazza dispone di regole che consentono finalmente di procedere in modo spedito verso la piena affermazione della legalità. Non capisco l'atteggiamento di chi, in questi giorni, ha assunto una posizione ambigua, mettendo in discussione anni di lavoro da parte delle organizzazioni di settore e della politica".

Il presidente del CNO ha esortato i rappresentanti del Governo e del Ministero ad individuare l'olivicoltura come settore strategico e prioritario nell'ambito delle imminenti scelte applicative per la riforma Pac 2014-2020. "In particolare - ha ricordato Sicolo - bisognerebbe fare come i francesi che hanno deciso di concentrare le risorse su pochi settori sensibili. Noi diciamo che l'olivicoltura deve essere adeguatamente tutelata, in considerazione delle obiettive difficoltà, prevedendo meccanismi che incentivino la creazione di un capillare sistema di organizzazioni dei produttori impegnate nella gestione dell’offerta".

"Auspichiamo anche – ha aggiunto Sicolo – una rapida adozione del Sistema di Qualità Nazionale che potrebbe essere un valido aiuto per chi ha investito proprio lavoro e risorse in questa tipica produzione nazionale senza riuscire ad ottenere equi compensi"

“Il vero made in Italy nell'olio di oliva? Se non si corre ai ripari resterà solo il know how di aver insegnato a fare un ottimo prodotto e di aver costruito ottime macchine olearie perché siamo ancora i primi nel mondo a detenere il primato della conoscenza della tecnologia in questo settore". Massimo Gargano, presidente di Unaprol - consorzio olivicolo italiano, lancia l'allarme e chiede che vengano applicate le norme che tutelano l'origine certa e la corretta informazione dei consumatori. 

"Nell'Europa del patto di stabilità e della riduzione dei deficit di bilancio ci deve essere spazio anche per lo sviluppo dei territori con leggi che non costano nulla al contribuente europeo come la legge Mongiello sul salva olio made in Italy - dice Gargano - ma l'Europa ha tempi lunghi di decisione che vanificano gli sforzi e ritardano la ripresa economica".

 L'olivicoltura italiana, ricorda Unaprol, conta su circa 800mila imprese in tutta Italia, oltre un milione di ettari coltivati, 5mila frantoi e più di 200 imprese industriali, una produzione di 480mila tonnellate che ha generato nello scorso hanno un fatturato di oltre 3,3 miliardi (il 2,6% del fatturato industriale agroalimentare totale), senza contare il valore alla pianta del prodotto che sfiora mediamente ogni anno due miliardi.

 "Se non diamo valore al fatto che il nostro Paese è la banca mondiale della biodiversità dell'olivicoltura, un patrimonio che va difeso perché è unico al mondo, finiremo per essere solo il Paese dei paradossi- afferma il presidente di Unaprol - le acquisizioni dei marchi storici italiani da parte di multinazionali straniere piu' che rilanciare il made in italy lo stanno svuotando perché utilizzano questi marchi italiani come taxi per far viaggiare nel mondo oli di oliva che possono fregiarsi del made in Italy solo nel nome e non nell'origine".

Ecco perche', conclude Gargano, "l'Europa deve  accelerare i suoi tempi di decisione e modificare la sua legislazione in materia  di trasparenza avvicinandola alla nostra. Quella italiana è più avanzata e garantista nei confronti dei consumatori e tutela meglio gli interessi delle imprese serie e della buona rappresentanza che ha a cuore il futuro e lo sviluppo di questo Paese".