Muore ufficialmente la figura del difensore civico

La storia trentennale di un istituto nato morto

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Abrogato”.

Una breve parola. Solo otto lettere che, però, sanciscono la fine di una lunga storia, quella di un istituto nato già morto.

Stiamo parlando del difensore civico, disciplinato nell’ei fu articolo 51 dello Statuto Comunale, in realtà abrogato, ufficiosamente, già da tanto. L’ufficialità, però, è arrivata solamente con l’ultima seduta del consiglio comunale che ha apportato modifiche al documento, nella parte relativa agli istituti di partecipazione. Le modifiche principali hanno riguardato soprattutto le consulte, come abbiamo già scritto ieri. Ma, ad essere definitivamente spazzato via è stato anche l’articolo 51 che disciplinava, in linea solamente teorica, l’istituto del difensore civico. Abrogato definitivamente insieme ai successivi quattro articoli, che ne disciplinavano il funzionamento.

Giunge così al capolinea una storia mai iniziata, che abbiamo già raccontato più nel dettaglio. Fu nel 1990, con la legge 142, che nacque la figura del difensore civico. La stessa legge che previde l’istituzione delle Città Metropolitane e che portò all’istituzione dello statuto comunale. Il dibattito sulla sua istituzione fu lungo e intenso. Ma anche infruttuoso. Doveva essere una figura di garanzia, a tutela del cittadino, con il compito di accogliere i reclami dei cittadini e fare da tramite con le istituzioni. Come del resto spiega anche l’altro nome con cui è conosciuta la figura del difensore civico: “ombudsman”, termine che deriva dall’omologo ufficio di garanzia costituzionale istituito, nel 1809, in Svezia, primo stato ad introdurre nel proprio ordinamento una figura del genere. Nella lingua locale, significa «uomo che funge da tramite». Una sorta di mediatore tra cittadino e istituzioni. Non è un caso che il dibattito su tale figura si intensificò nei primi anni ’90, quando il clima di sfiducia verso le istituzioni e i suoi rappresentanti si acuì e l’ostilità verso i classici istituti di mediazione, i partiti politici, giunse al massimo livello.

Un’autorità amministrativa indipendente, ideata per avere ampie prerogative di autonomia e indipendenza dai vertici politici e per tutelare i diritti e gli interessi dei cittadini, nel rapporto con la pubblica amministrazione.

In origine, nello statuto del Comune di Bitonto, era disciplinato dall’articolo 40, che così recitava: «È istituito il difensore civico, ulteriore organo di garanzia dell'imparzialità e del buon andamento dell'amministrazione comunale, al quale spetta di segnalare, anche di propria iniziativa, abusi, disfunzioni, carenze e ritardi dell'amministrazione esclusivamente nei confronti dei cittadini. Dura in carica cinque anni e non è rieleggibile. Resta comunque in carica e conserva lo status fino alla nomina del successivo purché la stessa intervenga entro un anno dalla scadenza. Decorso tale ulteriore termine il difensore civico decadrà comunque dall'incarico».

Diversi i nomi proposti per ricoprire l’incarico: il geometra e giornalista Franco Amendolagine (fondatode del “da Bitonto”), l’avvocato Luigi Carbone, l’ingegner Francesco Minenna, il dottor Gerardo Pagone, l’avvocatessa Anna Maria Saracino, l’insegnante Marco Vacca.