E, da sotto l'asfalto grattato via, sbucarono le vecchie basole: "Oh, che meraviglia!"

Su quel tratto di strada che unisce via Traetta a Corso Vittorio Emanuele, costeggiando piazza Marconi e allungandosi di fronte a Porta Baresana

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Ogni apparizione che si rispetti porta con sé sempre un valore simbolico che va ben al di là di quel che si squaderna sotto i nostri occhi. E il passato palpita sempre dietro le quinte del presente. Prendiamo quel tratto di strada che unisce via Traetta a Corso Vittorio Emanuele, costeggiando piazza Marconi e allungandosi di fronte a Porta Baresana.

Liddove hanno scavato il cantiere necessario per installare la fibra - internet andrà ancor più veloce, adesso. Ma la sensibilità del cuore? A che velocità continuerà a scarpinare fra noi? -, ora devono ripristinare il manto stradale. Così, su quella striscia grigia che dicevamo, hanno grattato il strato d'asfalto e dietro quella opaca smerigliatura sono apparse - ben squadrate, geometricamente allineate, quasi perfette - le basole. Le nostre chianche. La nostra anima. Per carità. Lungi da noi qualsiasi proposta anacronistica e balzana, tipo il ritorno allo status quo, scriviamo da trent'anni delle vicende della nostra città per sapere che ci vorrebbe un iter burocratico ben preciso e annoso, però ci sia concesso almeno lo stupore. Sì, non solo gli anziani, i proverbiali spettatori con gli occhi piantati tra le fessure della rete di plastica arancione, ma tutti hanno esclamato "oh, che meraviglia" dinanzi a quell'imprevedibile spettacolo.

Quante anime avranno conosciuto? Chi ci avrà passeggiato sopra? I galantuomini con i mustacchi all'umberta, i politici avranno fatto calare la loro parola un po' salvifica e un po' ingannevole (allora meno di oggi, per vero dire) dall'alto dei palchi, i contadini che in settimana "scevn a prmett" e indomenicati di tutto punto per il dì di festa con i cappelloni a tesa larga, dame eleganti ed umili donne che graffiavano la vita con le unghie, bimbi felici avranno giocato sognando di essere piccolo eroi, ci saranno passati sfrecciando i campioni dell'antica pedivella come Michele Rubino e il palmarista Michele Paparella fra le grida della folla festante... Insomma, le pietre sanno la nostra più di noi. Ma, presto, resteranno rigate sotto plumbeo bitume. E così, magari giustamente, ma controcuore è stato. E pure questo è un segno dei tempi...