"Tra noi, ormai, c'è chi dorme in auto". Il dramma degli operai dell'ex Om carrelli

Oggi ci sarà un incontro in Regione con i sindacati, per valutare le proposte presentate. Non pochi i lavoratori bitontini coinvolti

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Si incontrano oggi in Regione i lavoratori ex Om Carrelli, i sindacati e la task force regionale guidata da Leo Caroli, per conoscere quali siano i potenziali investitori e le offerte messe sul tavolo. Un incontro stabilito venerdì, a margine della manifestazione che si tenne a Bari, sul lungomare Nazario Sauro, davanti alla Regione, insieme ai sindacati Cgil, Cisl e Uil.

I 170 lavoratori (dovrebbero essere scesi a 160, in base a quanto detto da Caroli) sperano di ottenere quelle risposte che invocano da tempo. Sperano che una di quelle proposte sia la soluzione alla loro situazione, che va avanti da ben sette anni, dalla chiusura del sito industriale. Nel frattempo, sono tante le speranze naufragate, a partire dal progetto della Tua Autoworks che avrebbe dovuto produrre auto elettriche nel sito di Bari-Modugno, ma che è fallito con il ritiro del fondo di investimento americano che avrebbe dovuto finanziare l’impresa. Gli ammortizzatori sociali sono terminati e ai lavoratori mancano le risorse economiche necessarie per assicurare il soddisfacimento delle esigenze primarie a se stessi e alle loro famiglie. Al momento è in corso la procedura di curatela fallimentare e finché non si individua un investitore in grado di versare la copertura dei Tfr per tutti gli operai, non è possibile erogare la cassa integrazione.

Per farsi sentire, venerdì scorso, hanno anche manifestato a Bari, annunciando che, in mancanza di risposte da parte delle istituzioni avrebbero iniziato uno sciopero della fame. Rimandato a seguito dell’incontro con Caroli che ha annunciato l’appuntamento odierno.

«Dopo questo incontro vedremo come procedere in base a quel che uscirà» spiega un operaio che ha partecipato al corteo di venerdì scorso: «La manifestazione è andata molto bene. C’è stata molta presenza e alla fine siamo stati ricevuti da Caroli, che ci ha spiegato il punto della situazione, preannunciandoci che lunedì (oggi, ndr) vorrà incontrare i sindacati per decidere in maniera unitaria su come procedere, in base alle proposte attualmente sul tavolo delle trattative».

Tra gli investitori che hanno avanzato proposte c’è il gruppo “Selectika”, società dietro la Carton Pack di Rutigliano e la Dalena ecologia di Barletta. Selectika vorrebbe usare lo stabilimento di viale delle Ortensie come impianto per il riciclaggio della carta, del cartone e della plastica, da riutilizzare per produrre elementi per l’imballaggio. Sarebbe disposta ad assumere massimo 102 operai.

Altri sarebbero invece disposti ad assumere tutti. Tra loro c’è «Ingegneria e Servizi» (I&S) interessata, per conto della «Global Electrification Project» (Gep), a realizzare minicentrali per l’energia elettrica destinate a un mercato internazionale.

«L’unica cosa che ci è rimasta è la speranza. C’è tantissima stanchezza e più passa il tempo, più vanno a complicarsi anche le situazioni familiari, dato che non prendiamo un euro da sette mesi. Spesso siamo costretti a scegliere se portare un piatto sulla tavola o pagare una bolletta e tante volte la bolletta viene rinviata» confessa l’operaio ai nostri taccuini, rivelando che c’è anche chi ormai non può fare altro che dormire in auto, in quanto ha dovuto lasciare la casa in affitto, non potendo pagare il canone mensile. Una notizia, questa, apparsa ieri anche sulla Gazzetta del Mezzogiorno, riguardante un lavoratore barese che ha dovuto lasciare l’appartamento di Catino, dormendo da ben 15 mesi nella propria autovettura. Mangia all’Ikea, dove può sfruttare anche il wi-fi e deve badare anche alla moglie, costretta a vivere su una carrozzina a causa di una malattia.

«Ci sono anche altre situazioni estreme, di cui preferisco non parlare, ma che denunciano una mancanza di rispetto da parte delle istituzioni» conclude l’intervistato, rivelando come sia difficile fuggire da questa situazione: «Siamo sospesi dal lavoro. Non possiamo accettare lavori temporanei, perché saremmo costretti a licenziarci. Ma se lo facessimo, nel caso in cui, poi, il lavoro temporaneo non venisse riconfermato, ci troveremmo in mezzo ad una strada, in condizioni peggiori di quelle attuali».