Finanziato dalla Regione il progetto pilota di coabitazione sociale “Coesistere” da realizzare in un immobile confiscato alla criminalità

Destinatarie le persone che vivono un disagio abitativo, legato sia a fattori economici che sociali, in quanto prive di supporto familiare

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Un immobile sottratto alla criminalità organizzata sarà destinato dal Comune di Bitonto alla realizzazione di Coesistere, progetto pilota di coabitazione sociale.

L’intervento, premiato dalla Regione Puglia con un finanziamento di 25mila euro nell’ambito del Programma per la promozione della cultura dell’abitare sociale, prevede una serie di azioni per dare una risposta concreta alle esigenze abitative delle persone in situazione di svantaggio sociale, favorendo la socializzazione e l’inclusione sociale della popolazione e la crescita della comunità.

“Con il progetto Coesistere – dichiara il sindaco Francesco Paolo Ricci – intendiamo fornire una risposta concreta e innovativa al crescente fenomeno del disagio abitativo e alle connesse problematiche sociali: insicurezza occupazionale, economica e relazionale. Tutti aspetti emersi durante la recente concertazione per la co-programmazione del Piano Sociale di Zona. Andiamo a integrare azioni e servizi già attivi sul territorio, puntando sulla coabitazione (cohousing) sociale, quale strumento di intervento che consente di recuperare modelli di vita virtuosi come l’economia circolare e il risparmio energetico, l’utilizzo condiviso di beni e servizi, oltre che ritrovare il senso dell’accoglienza e restituire alla comunità il suo significato etimologico legato alla condivisione di spazi e beni”.

L’esperienza della coabitazione prevede la possibilità per le persone che vivono il disagio abitativo di accedere a un’abitazione condivisa con soggetti esterni al proprio nucleo familiare.
Il nucleo di coabitazione avrà una figura professionale dedicata: il tutor della coabitazione, una sorta di community manager, avrà il compito di gestire le dinamiche di gruppo dei coabitanti e promuovere le interazioni con il contesto sociale, in modo da attivare una comunità estesa in grado di contrastare la marginalizzazione sociale di chi è in condizione di fragilità e favorirne socializzazione e inclusione sociale.

“La sperimentazione di un nuovo modello abitativo – spiega l’assessora al Welfare Silvia Altamura – si traduce, pertanto, nella possibilità di offrire concretamente un’opportunità per migliorare la qualità di vita delle persone, superando qualsiasi logica assistenzialistica e mirando all’empowerment personale e di Comunità”.

Destinatari del progetto pilota sono le persone che vivono un disagio abitativo, legato sia a fattori economici che sociali, in quanto prive di supporto familiare.

Una “equipe multidisciplinare per la coesione sociale”, composta da soggetti pubblici e del Terzo Settore a vario titolo coinvolti nei processi di autonomia abitativa e inclusione sociale, si occuperà di elaborare, sperimentare e condividere le buone prassi e replicare modelli di intervento efficaci anche con l’obiettivo di non disperdere risorse ed energie.

Sarà l’equipe a predisporre il progetto di coabitazione per le persone e i nuclei familiari presi in carico, formulando e condividendo il “patto di coabitazione”, nel quale sono specificati impegni reciproci e regole di convivenza a mutuo aiuto, da sottoscrivere prima dell’avvio della coabitazione e dell’attivazione degli interventi.

“Il progetto – sottolinea l’assessora Altamura – sarà realizzato con il supporto del Terzo Settore con competenze ed esperienza specifiche attraverso la modalità della co-progettazione. Puntiamo a creare una rete solidale che possa mettere in campo azioni socio-educative di sostegno e accompagnamento verso il pieno conseguimento dell’autonomia dei soggetti ospiti e creare le fondamenta per la costruzione di un sistema etico-valoriale e di partecipazione attiva”.