Furono protagonisti di ben cinque sparatorie a Bitonto: 40 anni di pena per sette pregiudicati dei due clan rivali

A tutti è stato contestato l'aggravante di aver agito con l'utilizzo del metodo mafioso. Il prossimo mercoledì il rito abbreviato per i fatti del 30 dicembre

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Il Gup del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, nei giorni scorsi ha condannato 7 persone – al termine di un processo celebrato con rito abbreviato -, riconoscendo per tutti l’aggravante di aver agito con metodo mafioso (art.7 cp): si tratta dei pregiudicati presunti affiliati al clan di Domenico Conte, Giuseppe Antuofermo (10 anni e 2 mesi), Vittorio Christian Scaringella e Alessandro d’Elia (3 anni e 2 mesi) e Vito Antonio Tarullo (4 anni e 6 mesi) e i rivali Salvatore di Cataldo e Nicola Lorusso (10 anni), Giuseppe Rocco Cassano (9 anni e 4 mesi).  In tutto fanno 40 anni di pena, i fatti fanno capo a ben 5 sparatorie cominciate nell’estate 2015 (luglio – ottobre) e culminate lo scorso dicembre con la morte dell’innocente passante Anna Rosa Tarantino.

Secondo le indagini effettuate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, coordinate dal Pm Marco d’Agostino, il 29 luglio 2015 un gruppo di affiliati al clan Conte sparò contro la casa di un rivale, colpendo per errore l’appartamento al piano di sotto del palazzo.

Una delle ogive si conficcò in una sedia e, solo per una casuale fatalità, l’uomo che vi era seduto rimase illeso. A questo raid seguirono, quello stesso giorno e il 17 agosto, le risposte con il tentato omicidio del presunto boss Mimmo Conte.

Il 18 agosto ne seguì risposta: rimasero ferite due persone; il 18 ottobre, poi, furono gambizzati i sicari del clan Conte durante la festa dei Santi Medici al Luna Park.

È Vito Antonio Tarullo che, nel 2018, nell’indicare i componenti del gruppo guidato da Conte durante una confessione relativa all’Operazione “Pandora” (leggi qui: https://bit.ly/2BjZzJq) segnala Giuseppe Antuofermo come un affiliato che aveva partecipato assieme a lui ad una serie di aggressioni fisiche proprio nei confronti di uomini appartenenti al gruppo Cassano, per assicurare il controllo del territorio. Uno tra tanti il pestaggio di Vincenzo Screti (“l’abbiamo spaccato in due con le mazze da baseball”) responsabile di aver spacciato per conto di Vito Di Cataldo, appartenente a Cassano, “ovvero riferiva dell’incursione armata con esplosione di colpi d’arma da fuoco in via Berlinguer il 29 luglio 2015, commissionata da Conte alla quale aveva partecipato Antuofermo”, si legge nell’ordinanza. L’incursione armata contro i rivali trova conferma nella circostanza che, lo stesso, il 15 ottobre 2015 è stato a sua volta vittima di attentato, in via Nenni, rimanendo ferito nella regione toracica dorsale e al gluteo destro, con l’intenzione chiara di eliminarlo fisicamente visto il ritrovamento di ben 17 bossoli.  «In questa guerra vado proprio a capitare io, il giorno dei Santi Medici – racconta ancora Tarullo –. Stavano certi che hanno cominciato ad offendere Conte, io prendevo le sue parti e aprivano il fuoco: mi hanno sparato alle gambe e l’altro da dietro mi ha bucato tutto».

Ed è proprio Tarullo che ha indicato i nomi dei responsabili dell’omicidio della signora Tarantino: Michele Sabba e Rocco Papaleo, poi diventati testimoni di giustizia, https://bit.ly/2qpTF40. Questi, durante il dibattimento dell’incidente probatorio, alla presenza dei due pm Ettore Cardinali e Marco d’Agostino e al GIP Giovanni Anglana, hanno affermato che la mattina del 30 dicembre, l’imputato Alessandro d’Elia, fosse giunto da loro a portare l’ordine – ricevuto dal capo del gruppo criminale, il 48enne Mimmo Conte  – di sparare “Chiunque fosse capitato a tiro”.

Per i fatti del dicembre 2017 il processo con rito abbreviato inizierà nell’aula bunker di Bitonto il prossimo 19 dicembre.