Il Commento/Le telecamere fanno cilecca. Occhio (elettronico) non vede, cuore purtroppo duole…

E dire che quando furono installate, numerose furono le correnti di pensiero che si scontrarono

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E dire che quando furono installate, numerose furono le correnti di pensiero che si scontrarono.
Pareri discordanti accolsero le telecamere che sbucarono come cardoncelli agli angoli di Bitonto.

C’era chi gonfiava il petto, affermando con ironia (forse inopportuna) che con la loro vista supersonica dalla Villa comunale si poteva scorgere persino un capello dell’Immacolata su Porta Baresana, che un filo di vento avrebbe potuto scompigliare.

Qualcun altro mostrava qualche legittima perplessità sulla loro effettiva efficacia nel fronteggiare la malavita dolorosamente diffusa in città.

Nota dissonante, come sempre, Gino Ancona, che fa opinione da sé. L’impavido anarchico evocò orwelliani timori sull'invadenza pervasiva del mezzo.

Più semplicemente, alcuni cominciarono a temere d’essere sgamati da questi aggeggi con oftalmici superpoteri in cucina con le mani nel barattolo della nutella oppure mentre frugano nel tiretto della biancheria del fratello, nel tentativo di fregargli i calzettoni per andare a giocare a pallone.

Insomma, c'era da giurarselo: nulla sarebbe stato come prima.
Furono annunciate e presentate alla cittadinanza in pompa magna. Erano un gentile omaggio di chissà quale PON sicurezza.

E forse proprio questa parola, sicurezza, è stata la più disattesa.

Si pensava che d’incanto non ci sarebbero stati più topini in cortese visita negli appartamenti altrui, nessun malfattore avrebbe preso in prestito automobili senza chiedere il permesso ai proprietari legittimi, nessun delinquente avrebbe più ammannito  fra vicoli e corti a fanciulli nati stanchi sostanze stupefacenti né tanto meno impugnato una pistola da far cantare tremenda.
Big Brother l’avrebbe beccato al volo. E non ci sarebbe stato scampo per chiunque avesse infranto la legge.

Ed all’inizio, è vero, furono scorti loschi figuri che a Porta Robustina interloquivano fra loro, schermando con le mani la bocca manco fossero Cassano e Boateng a centrocampo, prima d’un match, indagati dai cameraman di Sky, temendo persino la lettura del labiale.

Invece. Invece, non c’è stata una volta che siano servite ‘ste benedette telecamere.
Ogni episodio dubbio, che necessitava di riprese dei momenti salienti per fare chiarezza, ha registrato il mesto palleggio delle responsabilità su chi doveva controllare i filmati. Che, nonostante tutto, mancavano sempre di quei fotogrammi cruciali, che sarebbero risultati fondamentali nella ricostruzione dei fatti.

Finanche per l’evento più clamoroso, la sparatoria stile Far West di Piazza Partigiani d’Italia, è stato necessario ricorrere alle camere sistemate anni fa da un privato.

Dunque, pur non essendo d’accordo sulla trasformazione della nostra vita in un immenso set cinematografico – anche se molti si troverebbero a loro agio, abituati alla recita e alla finzione come sono –, abbiamo una sola preghiera da farvi.

Portate gli occhi elettronici da un oculista robot…