Il portavoce Unicef in Italia fa partire da Bitonto e da Eughenia il suo tour in giro per l'Italia
Andrea Iacomini: "Sono felice di aver cominciato di qui il mio viaggio perchè avrò la possibilità di raccontare di un meridione che ha nell'assistenza sociale un'eccellenza"
È bello immaginare il sistema formativo come un quadrilatero – formato da scuola, famiglia, Comune, associazionismo – in cui lo studente resti al centro. Qualcosa di geometrico, ma che porta con sé qualcosa di importante che prescinde da ogni calcolo: amore, empatia, la vita che scorre sotto la pelle di un’anima da plasmare e far crescere in un microcosmo migliore, rispetto a quello di partenza.
Sono sentinelle silenziose, piccoli angeli pronti al salvataggio, gli operatori della Cooperativa Eughenia, guidata dalla presidente Patrizia Moretti, che operano nel settore educativo, in tutto il territorio, ormai da più di un decennio.
Della loro bella professionalità si è accordo anche Andrea Iacomini, portavoce italiano dell’Unicef che ieri ha fatto visita nella nostra città e nella struttura “Baloo” di Eughenia.
I casi del centro sono i più disparati e provengono da famiglie con genitori multiproblematici, con alle spalle divorzi, precedenti penali, malattiee disturbi. Ma c’è un lavoro ancora più sommerso che viene svolto dagli operatori con i bambini Rom.
«Sono felice di vedere una realtà come questa– dichiara Iacomini -, soprattutto perché dopo aver visto realtà in tutto il mondo davvero critiche, ho deciso di fare un giro diverso. Di sostituire al racconto dei Paesi più critici in giro per l’Italia, il racconto del nostro Paese, invertendo la rotta. L’Italia non è soltanto la Nazione delle cose che non vanno, ma esistono delle eccellenze, delle persone di buona volontà, speciali, che riescono quotidianamente a salvare la vita di tanti bambini o a renderla più vivibile di quello che è».
Nel centro ha avuto modo di osservare i bambini, di guardare le attività che svolgono: «Ho incontrato una realtà che funziona, una realtà di eccellenza, ma che, magari, è conosciuta solo a livello locale e regionale. Il mio compito, come portavoce di una organizzazione umanitaria più grande al mondo che si occupa di infanzia, credo sia anche sottoporre agli italiani le cose che vanno bene».
«Sono felice di aver cominciato il mio tour dalla Puglia, da Bari, da Bitonto, perché avrò la possibilità di raccontare anche di un meridione di questo Paese che ha nell’assistenza sociale, soprattutto dei minori e dei bambini, delle cose sorprendenti. Oggi ho trovato negli operatori, negli assistenti sociali, nei gestori, molta competenza, preparazione, attenzione, amore che è la cosa più importante. Ho trovato anche bambini con diverse problematiche che, però, non perdono mai il sorriso, di vivere la loro vita. Spero che tante strutture italiane possano prendersi cura dell’infanzia esattamente come loro».
La politica si interessa dei minori a seconda delle priorità in agenda e ora si parla di minori non accompagnati: «La Legge è stata approvata, però ci sono anche tanti bambini italiani di cui dobbiamo prenderci cura che vivono condizioni di disagio, abusi, povertà. Oggi mi hanno riferito i dati degli sfratti tra Bari e Bitonto sconvolgenti e credo che il mio ruolo è poter fare qualcosa per loro e per chi lavora per migliorare le condizioni di questi bambini».
Il tour tutto cittadino del portavoce Unicef si è spostato, poi, presso l’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Bitonto, dove ha potuto constatare la grande collaborazione che avviene tra gli Uffici e la Cooperativa.
Il collega Iacomini, durante il suo giro ha notato dei piccoli miglioramenti da poter fare al campo da calcio dei ragazzi ed è partito proprio di lì nel suo colloquio con il primo cittadino, Michele Abbaticchio, che ha promesso quanto prima un intervento.
«I nostri giovani sono sempre più sfiduciati– ha ammesso il sindaco –. Ci troviamo spesso ad assistere a ragazzi senza più speranza: per loro, per i loro genitori, inutile sia lo studio, che la ricerca di un lavoro, perché ci si arrende al primo ostacolo. Quella che dobbiamo fare, il modo in cui operare, è una vera battaglia culturale che possa ridar loro un minimo di futuro. Le eccellenze come quella di Eughenia, sono per noi fiore all’occhiello e rappresentano la prima scintilla di speranza, proprio per chi è meno fortunato: il loro lavoro è insostituibile».