Il rettore del Politecnico Cupertino: "Il Fablab è un esempio di innovazione aperto al territorio, alla comunità e alla cultura"

Ad accogliere il neoeletto, anche il sindaco Abbaticchio: "Siamo l'unico Comune in Italia che investe in ricerca e innovazione"

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«Il Fablab Poliba a Bitonto, è un esempio di collaborazione virtuosa nata sulla proposta lungimirante della Amministrazione di Bitonto - ha sostenuto il neo rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino -. Ho visitato un luogo in cui l'innovazione e le nuove tecnologie si avvicinano e si mettono a servizio di tutto il territorio di riferimento per fare ricerca, formazione e sostenere l'innovazione delle imprese artigiane e delle PMI che ne hanno bisogno. Fare per imparare. E grazie alle persone impegnate quotidianamente nello sviluppo del FabLab - ha concluso Cupertino - è possibile notare sinergie davvero interessanti che portano ad una esperienza aperta al territorio, alla comunità e alla cultura».

È il commento del nuovo rettore del Politecnico di Bari che nei giorni scorsi ha visitato il nostro Centro di Fabbricazione Digitale nella zona artigianale. Un centro a disposizione di tanti studenti che approfondiscono le tematiche di studio, ma che è a disposizione dell’intera area metropolitana e pronto a “confronto, stimoli nuovi, scambi sulle visioni strategiche a supporto della formazione e della ricerca”, come ha ricordato lo staff della struttura.

«Ancora una volta stupore per quello che i tanti studenti metropolitani stanno realizzando a Bitonto, unico comune in Italia che investe in ricerca e innovazione per favorire, nel suo piccolo esempio, quello che la "grande politica" dovrebbe fare sfruttando il Potere nazionale – ha detto il sindaco Michele Abbaticchio -. Rinunciare a innovare la nostra competitività significa rinunciare al futuro dei nostri figli, favorendo la emigrazione di tutto il talento giovanile. E la cosa più triste è quella che ognuno di noi, in cuor suo, sembra aver posto la questione in secondo piano. Noi non ci arrenderemo, perché crediamo in questi giovani e vecchi sorrisi capaci, ancora, di stupire insieme».