L'addio a Michele1/Don Mimmo Fornarelli: "Era umile, buono, generoso. Ricordatelo e siate come lui"

Le lacrime della sofferenza si devono tramutare in speranza

Stampa l'articolo

Perché?
Ha la forma di questa parola la lama crocifissa nel cuore di chi amava Michele Vitariello.
Ogni lettera, una punta che scava,
Una parola che ti apre un abisso di assordante nulla nel petto e lì ti abbandona tra le grinfie del vuoto e della solitudine.

Perché?
Se lo chiedevano tutti, ieri, in un pomeriggio torrido d’inizio luglio, sotto un cielo imbiancato di nostalgia.
Le alte pareti della Chiesa dedicata a Sant’Andrea apostolo erano mute non meno che i presenti, soffocati dalla commozione.

Perché?
Lo ha sussurrato con dolore la sorella Marta, prima di affidarsi all’abbraccio del Cristo, ai piedi dell’altare.
Sembrava come se, più di tutte, ieri sanguinasse la ferita al costato del figlio di Dio.

Perché?
È la domanda, enigmatica e atroce, che s’è posta pure don Mimmo Fornarelli, al momento dell’omelia.
Non riusciamo a trovare delle risposte immediate, anche se in questo tempo scorrono veloci le brutte notizie, non possiamo abituarci a trovare delle risposte altrettanto immediate. Molte cose le spiega il tempo. Noi, seguendo il Libro della sapienza, possiamo solo dire che “il giusto si troverà in un luogo di riposo”. La vita di Michele era senza macchia. E sul suo volto si leggeva tanto. Quando, cinque anni fa, venne in ufficio con te, Natalina, subito lessi sul suo viso onestà, bontà, giovialità. Doti umane, certo, ma soprattutto doni di Dio”.

Le lacrime della sofferenza si devono tramutare in speranza, suggerisce il sacerdote: “Siate tutti quanti voi come era Michele: buoni generosi, onesti, sensibili. Ricordatelo così ed imitatelo. E non perdete mai occasione di ringraziare Dio per avercelo donato”. “So che anche in altre chiese, in questi giorni, s’è pregato per Michele, è un buon segno. Significa che stiamo diventando una comunità e per questo ringrazio l’assessore Nacci, che ha fatto sentire la vicinanza dell’amministrazione”, conclude don Mimmo.

All’uscita del feretro, la banda intona la marcia che accompagnerà alla casa eterna Michele, l'angelo custode del piccolo Giuseppe, il giovane lavoratore che amava la musica.

Dagli strumenti soffiano note che tremano. E sembrano lacrime…