L'Elzeviro/Dal "ritorno" del reuccio italiettino Vittorio Emanuele III alla ministra "più migliore" Fedeli: quante ce ne tocca sentire...

L’unica pietà, che si può a tutti i morti riservare, è quella verso “e qquatt’oss”, che ognuno di noi è destinato a diventare, e per esse, come Dice il Divino Totò ne “La Livella”, basta “’na casciulella”

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“Ma ancora un fatto voglio raccontarti: un giorno ci hanno messo tutti in riga perché hanno detto che ci facevano la decimazione per via che molti erano disfattisti”. (Da:”Soldati e prigionieri italiani nella prima guerra mondiale” di Giovanna Procacci). Di tutti i crimini compiuti da vittorio emanuele III, detto “sciaboletta”, il più odioso fu l’aver ordinato la ”decimazione” dopo la disfatta di caporetto, datata il 24 -10 - 1917. In Verità, la rotta di caporetto fu causata da irreparabili, gravissimi, madornali errori tattici di luigi cadorna, comandante in capo del regio esercito italiettino, poi, sostituito da armando diaz. Il reuccio, in  accordo con i generali del comando supremo, per nascondere l’infamante incapacità  sua e di essi nel gestire il suo esercito in guerra, imputò la responsabilità del tracollo dell’esercito italiettino, schierato lungo il fronte occidentale, che, in seguito allo sbandamento di caporetto, arretrò fino al piave, alla presunta codardia belligerante di alcuni reparti e ordinò la “decimazione”, consistente nella messa a morte di un soldato sorteggiato ogni dieci tra i reparti militari schierati. Apparteneva vittorio emanuele III alla più, culturalmente, retriva fra le famiglie regnanti in europa, e proprio a noi italiettini, per non  dire a noi  meridionalini, doveva capitare l’immane sciagura di diventare nazioncella e popolicchio sotto il tallone famelico di siffatta casata. Ma, essendo ignoranti, i savoia non apprezzarono, giammai, la  nostra Magnifica Tradizione Scientifica, Filosofica, Letteraria, Artistica e nessuno di essi, idealmente, si rivolse a Dante, Pronunciando le medesime Parole di Stima che il Sommo Elevò in Lode di Virgilio, quando nell’ ”Inferno” S’Incontrò con il più Grande Poeta della Latinità Classica: ”…tu sei solo colui da cui io tolsi /lo bello stilo che m’ha fatto onore”. Ma come avrebbero potuto, se essi trascorrevano la loro stolta quotidianità nel giocare a dichiarare  guerre ai loro parenti, regnanti di altri popoli e di altre nazioni; a spingere gli allocchi alle guerre contro altri allocchi, sudditi di coloro, di cui sopra? Perché codesto è il paradosso storico! Secoli di guerre in europa e in mezzo mondo: morti a milioni, distruzioni, vite di giovanissimi militi spezzate, eppure, i regnanti dei popoli e delle nazioni europee,   gli uni contro gli altri armati, erano tutti imparentati tra di loro, non a caso, quasi tutti erano mezzo scimuniti (vedere: vittorio emanuele IV, che   sarebbe diventato re dell’italietta, se i savoia non fossero stati cacciati dal “quirinale”, e suo figlio emanuele filiberto)  o, fisicamente, deprivati (vedere: vittorio emanuele III) o gravati da malattie incurabili, come l’emofilia, quando non sifilitici (vedere: francesco giuseppe, l’ultimo imperatore d’austria). Tanto per fare qualche esempio: i savoia erano imparentati con gli asburgo d’austria e costoro erano imparentati con gli zar  e con i regnanti inglesi, i quali, poi, erano imparentati con i savoia. Eppure, i popoli, sottomessi a codesti malfattori, erano da essi costretti a scannarsi tra di loro! Il nonno di “sciaboletta”, cioè, vittorio emanuele II, se non parlava in dialetto piemontese, parlava in francese. L’unica sua occupazione era la caccia e l’alza sottane delle dame e delle damine di corte, ma non erano da lui disdegnate le nerborute campagnole in carne. Mentre, l’unico “hobby” del nepote, vittorio emanuele III, era la “numismatica” e le visite al fronte, “sed” a debita distanza dalla eventualità di qualche caramella in fronte, ché gli piaceva, facendo la colazione al sacco, ammirare il cruento spettacolo, che migliaia di giovani di opposti schieramenti gli proponevano, fucilandosi a vicenda. Costui volle, fermamente, volle che l’italietta partecipasse alla “prima guerra mondiale”; non contento, aprì le porte e le finestre del potere a mussolini, prima di tutto, rifiutandosi di firmare la proclamazione dello stato “stato d’assedio”, che luigi facta (della  specie dei gentiloni) e i suoi ministri avevano redatto nella notte tra il 28 e il 29 ottobre del 1922 al “viminale” (allora la sede della presidenza del consiglio dei ministri), per esorcizzare la pressione dei fascisti, che avevano marciato da milano su roma, incaricando, poi, mussolini di formare il nuovo governo. In seguito, firmò e fu, quindi, sodale di mussolini, le leggi fascistissime ed eccezionali , cioè una serie di norme giuridiche, promulgate tra il 1925 - 1926, che trasformarono l’ordinamento giuridico del regno dell’italietta nel regime fascista, ovvero in uno stato autoritario, di tipo nazionalista, centralista, statalista. Approvò la fallimentare politica colonialista di mussolini, per tronfiarsi dei galloni di imperatore, e le atrocità commesse dai nostri eserciti nei paesi dall’italietta colonizzati. Infine, nel 1938 promulgò le “leggi razziali”; il 10 giugno del 1940 firmò la dichiarazione di entrata nella “seconda guerra mondiale” dell’italietta a fianco della germania, contro la francia l’inghilterra, la russia; il 26 luglio del 1943 destituì  mussolini  (dando l’incarico all’inetto badoglio di formare il nuovo governo),  prendendo a pretesto la sfiducia del “gran consiglio fascista” nei confronti del despota, e lo fece confinare a “campo imperatore” in Abruzzo, località, secondo Carlo Troilo, adatta a ”nascondere mussolini e a consentire ai tedeschi di liberarlo”; l’8 settembre, vilmente, fuggì da roma, per imbarcarsi con la corte ad Ortona in Abruzzo alla volta di brindisi, abbandonandola alle feroci rappresaglie fasciste. Il 9 maggio del 1946  il “re fellone” abdicò in favore del figlio umberto, degno di cotanto parente, e si spense il 28 dicembre del 1947 ad alessandria d’egitto, da dove le sue spoglie in questi giorni con un aereo militare italiettino sono state traslate e inumate, provvisoriamente, dice suo nepote, nella basilica di vicoforte in provincia di cuneo, accanto alla moglie elena, le cui spoglie erano state trasferite, già da qualche giorno, nella località cuneense, da montpellier, dove si era spenta  il 28 novembre del 1952. Dunque, il nepote e il pronepote di “sciaboletta”, ovvero colui che, per fortuna degli italiettini, non è diventato vittorio emanuele IV e il figlio di costui, emanuele Filiberto, rivendicano il diritto, a nome del defunto vittorio emanuele III, di essi nonno e bisnonno, che egli sia sepolto a roma nel “Pantheon”, ove, assolutamente, senza merito occupano due loculi i loro avi, vittorio Emanuele II e umbertoI. Squallidi personaggi, anche, costoro! Del primo abbiamo detto: cacciatore incallito, impenitente sciupafemmine, lasciava al suo degno primo ministro, cioè, a Cavour, di tessere la tela di ragno per colonizzare tutta la penisola italiettina, piemontesizzandola di ipocrita, cattolicizzante, purruccume sottoculturale, di avida taccagneria savoiarda; il secondo si lascia ricordare: per la sua morte violenta per mano di un anarchico, il quale, ad onore del vero, avrebbe potuto e dovuto risparmiarsi, evitando l’attentato omicida, le torture inenarrabili che i savoia e i loro aguzzini gli imposero; per aver “medegliato” il generale bava beccaris che a milano, nel maggio del 1898, fece prendere a cannonate, facendo strage tra la folla che protestava (protesta, da Napoleone Colajanni, definita “dello stomaco”) per il pane. Sì che, se nel “Pantheon”accanto ai due savoia, appena ricordati, intrufolassimo, eziandio,  vittorio emanuele III, Ne faremmo la tomba di un  “tris” di figuri che la Storia ha, irrimediabilmente, condannato. E - grege, mattarella e grasso, chi vi ha autorizzato, da chi avete ricevuto la delega di trattare il rientro della salma di vittorio emanueleIII nell’talietta con due autentici nessuno, quali:  il mancato vittorio emanuele IV di savoia  (assassino, ospite di carceri francesi e italiettine, intrattenitore, non molto generoso, di prostitute,  in affari, poco chiari, con lo scià di persia, fino alla cacciata, da parte dei preti sciiti,  dell’autocratico imperatore dalla terra di perse e di dario) e con il di lui figlio, nomato emanuele filiberto, giovanotto, senza arte né parte, per campare, prono, ognora, a qualche comparsata nelle ”stupiderie” delle televisioni italiettine?

Voi, siete i rappresentanti del popolo italiano e alla Parte Migliore di esso, ma, soprattutto, agli Eredi dei Milioni di Morti, di  Feriti, sia Civili, sia Militari, che le guerre savoiarde causarono, oltre a piccoli e grandi insediamenti urbani italici in apocalittiche macerie, avreste dovuto chiedere il permesso per il rientro di un criminale  nella terra che, giammai, fu da lui ritenuta la sua patria. Voi avete tentato di scusarvi dell’imbarazzante silenzio con cui avete condotto tutta l’operazione, fino, quasi, alla sua conclusione, sbattendo sul cuore degli italiettini il non esaltante sentimento della “pietas” latina, non conoscendone il significato di assoluta irrazionalità. Infatti, per i latini, la ”pietas” era “l’assoluta devozione nei riguardi degli dei, dei genitori, dei morti”. Ora, NOI vi Domandiamo:  “Si può essere devoti, senza alcun riguardo alla Facoltà del Dubbio che ogni Uomo ha il Dovere di Esercitare, nei riguardi di un dio, ad esempio, quello biblico, privo di qualsiasi Tensione alla Misericordia verso le sue Creature? Si può essere devoti nei confronti di genitori, se essi sono riina, mussolini, hitler, stalin, vittorio emanale III?”. L’unica pietà, che si può, senza remore,  a tutti i morti riservare, è quella verso  “e qquatt’oss”, che ognuno di noi è destinato a diventare, e per esse, come Dice il Divino Totò ne “La Livella”, basta “ ’na casciulella”, non importa la zolla terrena, ove gli angeli, delicatamente, la depongono, a mo’ della casetta del Nazareno in quella di loreto, non lontano dalle sponde dell’Adriatico, dalla tribolata Palestina, come Narra e Rappresenta la Poetica ”Fiction”. E ora, brevissimamente, qualche altra Spigolatura, Deferenti ai Cinque Punti Canonici che ogni Racconto Giornalistico deve Tenere Presente: Chi? Cosa? Quando? Dove? Perché? Demandiamo l’amaro Commento di esse alla Diligenza dei Nostri 25 Lettori. Oggi, 22 dicembre 2017, verso mezzodì abbiamo acceso  il nostro televisore su “rai3” e, senza sorprenderCI (com’ è doloroso fare i conti con il non sorprendersi nel constatare misfatti di rilevante volgarità, maleducazione, di degrado etico delle istituzioni), nella ripresa televisiva dalla “camera dei deputati” della discussione (???) sulla “legge finanziaria” abbiamo Notato che nessun deputato ascoltava, rispettosamente, il collega oratore di turno. Quando si Dice che il Dialogo, la Discussione, l’Ascolto sono il Sale della Democrazia! Infatti, chi con il ditino scartabellava lo ”smartphone” personale; chi il “tablet” (MI si dice che non pochi di essi, per non annoiarsi, fanno scorrere su siffatto oggetto, anche, immagini di film porcelli); chi con le spalle contro lo scranno della presidenza  a ridacchiare, sguaiatamente, con una ciurma di altri scansafatiche. La regia della trasmissione, per non farci mancare niente, ha ripreso, perfino, il presidente di turno dell’adunanza  (quello, per intenderci, che rinfacciò a un collega di essere una ”faccia di culo”) con il  mignolino in bocca, forse, attinto dall’ irresistibile ravvivarsi nostalgico di essere stato un “feto”. Oggi, 22 dicembre 2017, tutta la canea “non studente o non studiante o non studiosa” napoletana ha approfittato del ferimento di un diciassettenne da parte di un branco di tredicenni, addirittura, per ammutinarsi e, quindi, marinare le lezioni scolastiche. Così ammutinamento, dopo ammutinamento, agganciati alle festività natalizie, il primo quadrimestre s’è liquefatto non solo per i “filonari” di napoli, “sed” per quelli dell’italietta intera. Per sperare che essi assistano a qualche lezione, bisogna attendere l’oltre “befana”, poiché i mali del Mondo, sono come le onde del mare, appena se ne dissolve una sugli scogli, è pronta un’altra a fare la medesima fine. E come sono perspicaci e attenti i “non studenti” italiettini a celebrarne i funerali! Tanto, poi, possono contare sui loro insegnantucoli e sui loro dirigentucoli, per riscuotere promozioni, diplomi, maturità con alte valutazioni “a gratis”. L’ ”Istat” comunica che 30 milioni di italiettini, cioè, la metà della popolazione italiettina, sono pauperizzati o in irrimediabile transito verso la pauperizzazione. Mattarella, gentiloni e compagnucci, se ci siete (ma è sicuro: non ci siete) battete un colpo e precisateci, per favore: ”Della ripresa dell’economia italiettina, di cui, quotidianamente, menate vanto, chi, quali classi, quali zone della penisola traggono vantaggio?”. Di un condominio a nord di bari, la popolazione spende, al banco dei minigiochi d’azzardo, 18,5 milioni di euro l’anno. Poiché il capo ha tale condominio candidato a ”primo condominio della Cultura” (O Cultura, quanti insani colpi di testa o di coda si fanno in Nome tuo!), dal momento che i condòmini di esso “fclescn” (fucilano, disperdono) le loro non “sultanate” risorse, non nella fattibile Alea di Arricchirsi Culturalmente, spendendo, nobilmente, qualche euro nell’Acquisto di Libri, ma  nella irrealizzabile speme di arricchirsi con un “colpo di culo”, NOI vorremmo dargli un disinteressato Consiglio: ”O capo, candida, invece, il tuo condominio a “capitale italiettina del gioco d’azzardo”. Qualche settimana fa nel salotto televisivo di tal fazio, il sacerdote della  cultura scientifica, filosofica, letteraria, musicale medio - bassa, sono stati, dall’idiota pubblico dell’idiota studio televisivo, ricevuti con idiote ovazioni da stadio  i celebratissimi “u2”. Per la prima volta ascoltavamo codesti reucci strapagati della robaccia pseudomusicale “pop” o “rok” e per RipulirCI i timpani auricolari del monodico  “zum, zum, zum”, dai due strimpellato alla chitarra, Abbiamo Chiesto Ausilio ad Aranjuez e al Suo Struggente “Adagio”, Eseguito, magistralmente,  alla Chitarra, da Paco De Lucia. ”Il più migliore” della ministra fedeli? O miei 25 Lettori, consideratelo un anestetico, un calmante per quella decina, non di più, di Genitori Italiani Preoccupati che nella scuola dell’obbligo italiettina non Si Insegna più il Gramsciano: Leggere, Scrivere, Far di Conto, ché  i fantoli trascorrono il tempo scolastico nel preparare spettacolini in occasione della nascita del bambinello, della morte del bambinello, della resurrezione del bambinello. La ministra ci ha tenuto ad ostentare il ”più migliore”, per dimostrare ai rari Genitori, Preoccupati della Scuola, in lercia ludoteca trasformata, che l’ignoranza paga, sì che lei stessa ne è la “testimonial”.

Buon 2018 ai miei 25 Lettori e non solo!