L'ex Hotel Nuovo potrebbe ospitare migranti e richiedenti asilo

La proposta è giunta alla prefettura da una cooperativa di privati, in accordo con i proprietari dell'immobile

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Anche Bitonto potrebbe presto ospitare alcuni tra i tanti richiedenti asilo che, in queste settimane, stanno muovendosi in massa verso l’Europa alla ricerca di una vita migliore.

È quanto emerso da un incontro, tenutosi lo scorso 25 aprile, tra prefetti e sindaci della Città Metropolitana di Bari, organizzato per discutere del ruolo di quest’ultima e dei comuni che ne fanno parte nella gestione dell’emergenza, per creare un sistema di accoglienza diffusa.

Anche Bitonto, dunque, se la notizia fosse confermata, darebbe il suo importante contributo all’emergenza che vede protagonisti tanti disperati che rischiano la vita pur di scappare dalla miseria, dalla violenza e dalla guerra e di cercare la salvezza nel vecchio continente.

Sarebbe stato il Maria Cristina di Savoia, l’unico luogo, secondo Palazzo Gentile che, attraverso l’assessore ai servizi sociali Franco Scauro, era presente, adatto all'accoglienza, anche se diverse aree dell’edificio necessitano di ristrutturazione.

Nel frattempo, ad ospitare circa un’ottantina di persone potrebbe essere l’ex Hotel Nuovo, dismesso da alcuni anni, dopo la chiusura dell’albergo.

La proposta è arrivata al prefetto da una cooperativa di privati cittadini che, in accordo con i proprietari della struttura, avrebbero dato la disponibilità per trasformarla in un centro temporaneo di accoglienza.

A darne notizia è stato, due giorni fa, Bitontolive.it.

«Non c’è ancora nulla di definitivo, in quanto il proprietario dell’ex Hotel nuovo sta esprimendo delle perplessità nei confronti della cooperativa vincitrice. La prefettura ha indetto una gara per individuare edifici ad uso residenziale che possano ospitare i richiedenti asilo, a seguito dell’emergenza che sta interessando. Una delle cooperative che ha risposto aveva preso accordi con il proprietario» commenta il sindaco Michele Abbaticchio, che auspica un maggior coordinamento e un coinvolgimento del Comune da parte della prefettura stessa, dal momento che si è trattato di un’iniziativa privata in cui il Comune non è stato coinvolto.

«È un discorso molto delicato da affrontare in sede istituzionale», conclude il primo cittadino.