L’Opinione/“So chìr d dò drèit”. Il mistero dei delinquenti che tutti conoscono e nessuno vede

A proposito di un dettaglio della rapina alla Farmacia dell’Annunziata di lunedì scorso

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L’assuefazione è molto più pericolosa della rassegnazione.
Se questa, infatti, possiede in nuce una consapevolezza dolorosa di un problema, quella nasconde una quasi compiaciuta connivenza col guaio in questione.

Così, nei giorni scorsi, c’è stata una notizia che aveva un dettaglio che molto ci ha rattristato. Parliamo della rapina alla Farmacia dell’Annunziata di lunedì scorso.

Certo, un’azione criminale del genere è sin troppo frequente ormai nella nostra città da non destare più stupore in chi ne apprende la nuova tutt’altro che nuova.
Scatta l’indignazione, ovvio, perché i bitontini non ne possono più di un manipolo di farabutti che mette a repentaglio la quotidiana serenità dei loro concittadini.
E fin qui siamo nel normale ordine delle cose (o anormale disordine delle cose, ogni lettore scelga a suo talento l’opzione più acconcia).

Però, ripeto, c’è un aspetto che ci fa raggelare.
Dunque. Durante le fasi concitate dell’assalto, fra panico e terrore, serpeggiava anche una sorta di malcelato fiero compiacimento.
Alcuni bambini presenti, infatti, non impauriti da mani proterve che impugnavano armi pronte a sparare – proprio così: quelle pistole potevano esplodere colpi da un momento all’altro – con nonchalance sussurravano frasi raccapriccianti di questo tipo: “E ci ada feù, ana iess chir d do dreit (le case popolari alle spalle di via Planelli, ndr)”.
In soldoni: giovani i malavitosi ed ancor di più i piccoli, che si sono oramai abituati a quelle eroiche scene, in verità devastanti.
Perché dall'angolo dell'inizio dell'isolato sino all'ingresso dell'esercizio commerciale codesti bellimbusti avranno vestito il passamontagna e percorso almeno cinquanta metri a piedi. Completamente invisibili al mondo?

Peraltro, le frasi minacciose rivolte ai dottori dietro il bancone avevano un chiaro ed inequivocabile accento bitontino.
Come a dire: la familiarità del crimine da un lato ci dovrebbe rasserenare (assurdo!), dall'altro implica il fatto che il delinquente domestico può colpire in casa quando e come vuole, certo di una implicita complicità della comunità, che sa ma non vede.

A seguire, leggi piuttosto docili ad interpretazioni tendenti alla levità che fanno sì che, quando le forze dell’ordine assicurano qualche giovane già ampiamente malvissuto alle patrie galere, il criminale possa tornare in libertà in un battibaleno.
Avendo in più la certezza di una impunità, che ne accresce la violenza contro gli altri inermi cittadini onesti.      

La malavita che impazza in ogni angolo di città tra spaccio, rapine, furti e tangenti ci preoccupa e non poco.
Ma sapere che quei bambini assuefatti al Far west saranno i cittadini di domani ci accora ancor di più.
Che futuro avrà la nostra città?