La malavita bitontina continua a spadroneggiare, nonostante l'impegno delle forze dell'ordine

E la cittadinanza non smette di essere indulgente con i delinquenti del luogo

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Un pugno dritto in faccia può servire per dire "Qui comandiamo noi". 
Un braccio rotto può servire per dire che se vedi fare cose brutte devi farti i fatti tuoi e girare il capo dall'altra parte.
È il modus operandi dei piccoli delinquenti rimasti in città dopo blitz, maxi operazioni e arresti vari ed eventuali. 
Il primo episodio è accaduto nella villa comunale tra un vigilante del progetto Red e un giovane 26enne pregiudicato (già denunciato in stato di libertà dalla Polizia il 12 luglio 2017) che, entrato nel polmone verde cittadino in bici - probabilmente anche per svolgere attività illecite - è stato redarguito. 
Sicuramente non si sarebbe fatto dare ordini da un 50enne con la pettorina. Anzi. Si sarebbe dovuto ristabilire la legge del più forte, del "qui comandiamo noi", appunto.
Ci troviamo, poi, in piazza Cattedrale. Non si capisce ancora bene come sono andati i fatti, motivo per cui non ve lo abbiamo raccontato. 
E non ci sono nemmeno denunce, testimoni. 
Solo voci di corridoio. Ragazzini un po' vivaci, qualche adulto che lo rimprovera e il giorno dopo un uomo si ritrova magicamente con un arto distrutto. 
Sono pochissime le famiglie notoriamente dedite ad attività illecite che sono sfuggite alle recenti ordinanze e stanno cercando di capire come impadronirsi del territorio. Ed è anche uscito recentemente dal carcere (dopo un arresto del 2014) il 45enne M.C. con un lungo curriculum, di tutto rispetto, che va dallo spaccio, alle rapine, alla guida senza patente. 
Ma il mercato della droga bisogna saperlo gestire e non è più l'unica attività a dominare. 
Sono tornate le rapine. Quella da film messa a segno giovedì 21 giugno al Via Vai Center - con tanto di tute bianche, volti travisati e picconi - ne è da esempio.
Non è mai mancato il pizzo, che ha preso le forme più disparate: dal caffè al bar non pagato, al contributo volontario "perché se no ti accendo il locale". 
Non è un caso che le cento sentinelle in più sulla nostra città - a proposito, sono uomini di diversi corpi che si alternano a seconda dei turni, non ha senso fare facili e stupide ironie perché non li si vede tutti contemporaneamente in azione: assurdo - hanno visto prorogare la loro permanenza fino ad agosto, perché c'è ancora bisogno di loro qui. Per esempio, l'altra sera - cerchiamo di spiegarlo meglio, così non ci insultate aggratis -, mentre sono arrivate DECINE di chiamate alla Polizia di Stato per un litigio tra due coppie di extracomunitari in piazza Castello, in pieno centro, in piazza Marconi avveniva sotto gli occhi di decine di automobilisti, pedoni, peones che stazionano solitamente, un diverbio pesantissimo tra "volti noti" con tanto di minacce e inseguimenti in moto e non una chiamata, non una segnalazione, non un momento di sdegno.
Perché l'essenziale è che si uccidano tra loro, nonostante questa convinzione - ne siamo testimoni - sia stata ormai smentita per sempre dalla morte "collaterale", dall'omicidio di Anna Rosa Tarantino. 
E non basta più scaricare le responsabilità sulle Forze dell'ordine che hanno fatto indagini esemplari in tempi brevissimi e  continuano a presidiare il territorio: bisogna collaborare e remare tutti nella stessa direzione. Denunciando. 
Non sono certo gli extracomunitari ad entrarvi dentro casa, a rubarvi l'auto chiedendovi il cavallo di ritorno, a spaccare la faccia a vostro padre, a spacciare mentre i vostri figli giocano alle giostrine, ad incendiarvi gli alberi in campagna se non gli concedete di rubarvi le olive in tranquillità. 
E qui non si tratta di chi deve essere cacciato e chi no, chi merita di restare e chi di andare via, ma di quale società stiamo costruendo, quale città vogliamo. E in quanti, soprattutto, la vogliono diversa.