“Che pace…”: solo due parole sibilate da labbra tremanti come il cuore. Poi solo silenzio e luce. Quella del giorno appena nato che fa brillare di bellezza il porticciolo di Santo Spirito. E’ una perla che già ci portiamo nella memoria, il volto lucente di commozione di Sophia Loren nella scena tratta dal film “Una vita davanti a sé”, in cui l’attrice interpreta il ruolo di Madame Rosa, un’anziana ebrea reduce da Auschwitz ed ex prostituta. Ormai gravemente malata e in fuga dall’ospedale, Madame Rosa raggiunge quell’angolo di quiete in riva al mare, su una carrozzina per disabili spinta da Momo, un ragazzino senza genitori, senegalese e musulmano. Sarà lui a deporre sulla tomba della donna che lo aveva “adottato”, la fotografia ingiallita delle mimose che avevano folgorato la protagonista negli anni felici dell’infanzia trascorsa a Viareggio con i genitori. Vedere con gli occhi “crepuscolari” della Loren quel tratto di mare così caro a chi lo conosce da sempre, rinnova un’emozione. Quella che non ha voce - come canta Adriano Celentano – in cui ci manca un po' il respiro. E in quella luce la nostra anima si espande. Come musica e nostalgia d'estate.
Siamo nella terra di mezzo che non si può permettere il lusso di schiacciare le notti insonni di quegli uomini soli, che passano le onde, più gelide delle torture che hanno dovuto guardare troppo presto
Siamo nella terra di mezzo che non si può permettere il lusso di schiacciare le notti insonni di quegli uomini soli, che passano le onde, più gelide delle torture che hanno dovuto guardare troppo presto
La rubrica nasce con l’intento di favorire un diverso approccio a questa importante figura professionale e facilitare la possibilità di chiedere aiuto. Chiunque vorrà, infatti, potrà inviare anche in forma anonima una e-mail all’indirizzo psi_chiara.colamorea@yahoo.com con la propria richiesta di aiuto, chiarimento, curiosità o altro
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