La Rubrica di Simone Santamato/La Persistenza filosofica. Ma che valore ha per noi la nostra casa?

L'ambiente nel quale ogni giorno viviamo influisce persino sui nostri atteggiamenti

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• INTRODUZIONE Vi siete mai chiesti che valore abbia, per ognuno di noi, la nostra casa? Avete mai pensato a come questa modifichi il nostro comportamento semplicemente influenzandoci, pur essendo uno statica costruzione architettonica? E, soprattutto, vi siete mai chiesti il perché di quest’ultimo fenomeno? In questo articolo rifletteremo su queste domande, e cercheremo di sviscerare l’origine dell’avvenire di tal modifica comportamentale, cercando di non cadere nel banale e senza “maleodorare” di dejà vù. • VEDIAMO QUESTE MODIFICHE COMPORTAMENTALI Introduciamo quest’elucubrazione facendo ricordo di quanto avete vissuto oggi: è stata una dura giornata lavorativa, siete stanchi, avete bisogno proprio di qualcosa che possa avere risvolto, direi quasi, catartico su voi stessi. Ed ecco che, svolti tutti i vostri doveri, necessitate proprio di rincasare, per potervi rilassare. Ci siamo: siete sull’uscio della porta, fate per entrare, e subito, la prima cosa che fate è quella di levarvi i vestiti di dosso e, dato che è una calda giornata estiva, non esitate neanche un secondo a rimanere svestiti, solamente con la biancheria intima. Che cosa deplorevole: mai sognereste di esser (s)vestiti in questa maniera se qualche amico potesse vedervi; mai sognereste di andare in giro così! Quindi, vi docciate, e decidete di sedervi, anche con fare istrionico, sul divano, con un pacco di patatine o pop corn, a voi la scelta, e di godervi la vostra serie tv preferita. Se qualcuno dovesse vedervi in quello stato, stesi completamente sul divano, mangiando cibo-spazzatura con ingordigia, lasciandovi andare ad un “dolce-far-nulla” con fare abbastanza disinteressato, chissà cosa penserebbero di voi! In effetti, potrebbe capitare che ci pensiate e vi autocritichiate, accusandovi di essere degli ineducati di prim’ordine! C’è da chiarire come, anche ponendo il caso che in casa non siate soli, non avreste assolutamente alcun tipo di remore nel far ciò che è stato appena descritto e che, ipoteticamente, avete svolto. Eppure, tutto questo è normale. Ma vediamo perché. Fermate un secondo il vostro cinico riposo, ed iniziate a pensare: ma perché, pur essendo anche una persona abbastanza educata e morigerata, quando sono a casa mi comporto in questa maniera? E’ davvero innegabile ed inoppugnabile che il vostro comportamento sia stato influenzato da qualcosa o, vi ponete anche un caso in absurdum, da qualcuno, e subito vi interrogate sulla possibilità, che ritenete anche abbastanza plausibile, di essere persone realmente ineducate. • UNA PLAUSIBILE RISPOSTA A questo punto, presi dai quesiti da voi stessi postivi, poggiate i piedi, prima allungati sul divano, per terra, mettete da parte lo snack e vi alzate. Constatate come abbiate bisogno di aria, il caldo vi sta cuocendo, e decidete di aprire una porta che si affaccia ad un piccolo terrazzino, del quale siete anche molto soddisfatti, e decidete di rimanere lì, accendendovi anche un sigaro. Insomma, siete diventati dei pensatori provetti, e, guardando il cielo in segno di concentrazione mentale, decidete che è arrivata l’ora di dare una risposta a quelle scomode domande che vi siete posti poco prima, mentre eravate occupati a far nulla. Spremente le meningi, eppure, l’unica cosa che riuscite a pensare è che siate delle persone davvero ineducate. Poi, in maniera intuitiva, vi ponete il quesito della svolta: E’ davvero colpa mia? Subito riflettete su quanto fatto nella parte della giornata precedente al ritorno in casa: eravate davvero voi, quelli vestiti con smoking, cravatta che vi stringeva il collo e scarpe di camoscio eleganti? Non ne siete tanto convinti. Pensate così tanto che, rimembrando i vostri studi classici delle superiori che ritenete ancora inutili per il vostro attuale lavoro, vi torna in mente un filosofo, anche odiato da voi stessi: Hegel. Eppure non riuscite proprio a capire il perché di questo e, spegnendo il vostro sigaro, decidete di rientrare e scendere in magazzino, dandovi alla ricerca di quel tanto odiato libro di storia della filosofia, così da spolverare i vostri ricordi sporchi di pregiudizio. Con tanta fatica e dedizione, eccolo lì, proprio il vostro libro. Oltre a tornarvi in mente felici e nostalgici ricordi legati alle avventure passate nei banchi di scuola insieme ai vostri cari amici dei quali non sapete più nulla, venite scossi da un improvviso senso di rammarico, ma non sapete neanche voi da cosa sia dato. Dopo aver dato una veloce spolverata al vostro libro (non perché ci teniate, ma semplicemente perché siete troppo schizzinosi per sporcarvi di polvere), cercate nell’indice il nome del fatidico filosofo; una volta trovato vi indirizzate verso le suddette pagine. Oltre ad una moltitudine esagerata di pagine che ne spiegano il pensiero, arrivate alla parte delle letture dei testi d’autore, e subito vi colpisce uno scritto estrapolato da un’opera chiamata “Lineamenti di Filosofia del Diritto”. Subito vi torna in mente quell’insufficienza grave presa su quella parte, ma non ci date gran peso, consci, con la maturità che avete raggiunto, che forse, quell’insufficienza, era anche meritata. Iniziate una frenetica lettura, eppure non trovate nulla di attinente al vostro quesito iniziale. Decidete quindi di leggere ancora più lentamente, ma niente, di nuovo. Quindi vi rimboccate le maniche del cervello e decidete che è arrivata l’ora di capire, oltre che di leggere. Ed ecco che, trovate qualcosa di davvero interessante al fine di elaborare la fatidica risposta: “L’imperativo giuridico-formale è pertanto: sii una persona e rispetta gli altri come persone.” Siete subito colti da un’intuizione non indifferente: il rapporto interpersonale che intrattenete con tutte le altre persone è, effettivamente, pilotato da quel che è il rigore sociale ed il bon ton. Altresì, non siete realmente voi stessi. Infatti, come Hegel categoricamente asserisce è, un imperativo. Pensate, quindi: se qualcosa vien propinata come imperativo è perché si necessita assolutamente che sia attuata; ed inoltre, necessitando di esser detta, vuol dire che l’uomo non si comporta spontaneamente in una determinata maniera: non gli sarebbe detto, altresì, come comportarsi! No, non siete proprio voi stessi fuori dalle protettive mura di casa. Ecco quindi che capite da cosa è dato questo repentino cambiamento comportamentale: avete bisogno di ritornare struggentemente in voi stessi, e lo fate senza contegno, appunto, ne avete bisogno. Capite infatti come non si possa non essere quel che si è per troppo tempo: è come ammalarsi ,volontariamente, di finzione. La casa è quindi per voi cura a questo malanno epidemico, cura alla vostra malattia chiamata “finzione”. Capite bene, rileggendo ancora una volta, come condividiate il fatto che ognuno debba rispettare l’altro, eppure comprendete bene come molte volte lo si faccia solo perché è giusto farlo. Ci sono proprio delle situazioni, dei soggetti, che non digerite, eppure annuite stringendo i denti solamente perché deve esser fatto. Ma chi è stato ad iniettare questa malattia collettiva, che vi fa annuire perché dovete? Capite bene come, plausibilmente, siate stati voi stessi a volervi ammalare di finzione, accettando di buon grado quest’epidemia comportamentale: è comoda, vi libera di molte complicazioni interpersonali fastidiose. Eppure, come una malattia fa, vi uccide dentro, lentamente, senza scampo. Vi uccide nella vostra individualità, nella nostra individualità. Consapevoli di questo, riponete il libro per terra, non curandovi della sporcizia, e tornate sopra, chiudendo la porta dello sgabuzzino: decidete che è ora di cambiare, di non fingere più. Ritornando per un attimo in voi, vi accorgete di come sia buio, e vi rendete conto di essere realmente stanchi: è infatti appena tramontato il sole. Pigri come siete e causa un orario lavorativo poco permissivo, decidete di vestirvi subito con il pigiama, e di coricarvi. Prima di addormentarvi, pensate ancora a quanto scoperto, e siete ancora più convinti che l’indomani sia il giorno della svolta: non si finge più. Sfortunatamente, il giorno seguente vi siete già scordati l’incredibile scoperta fatta, il lavoro non vi ha lasciato scampo intellettuale(vi siete anche svegliati in ritardo, contro ogni previsione ed avete fatto le cose di fretta), e ritornate a fingere, ritornate ad alienarvi dal vostro essere, realmente, individuali ed unici. Simone Santamato