La terribile e assurda odissea di Loredana e Mikaela a Sharm, fermate dalla polizia egizia senza un perché

L'ostinazione della nipote Anna, la solidarietà dei bitontini, l'impegno del consola del Cairo, la vicinanza di Vladimir Luxuria

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“Avevamo appena fatto la fila per il visto, ma ci hanno indicato con un dito, ci hanno tolto i documenti e i cellulari dalle mani e ci hanno invitate a seguirli”. Documenti ed effetti personali riavuti solo venticinque ore dopo, sul volo del ritorno in Italia, verso Bologna. È cominciata così la brutta disavventura per Loredana (Cosimo) Corallo e Mikaela (Michele) Sannicandro, che, appena giunte a Sharm el-Sheikh – dopo un volo charter preso lo scorso venerdì mattina – sono state trattenute dalla Polizia egizia fino alle 16 del giorno successivo. Venticinque lunghe ed interminabili ore che loro stesse hanno definito un vero e proprio “sequestro”. “Ci hanno caricato su una camionetta della polizia, con tanti agenti armati, come se fossimo delle terroriste, e in quel momento abbiamo avuto davvero paura – ci dicono -: non sapevamo dove ci stessero portando. Nessuno di loro parlava italiano e noi non parliamo l’inglese, sono state davvero ore drammatiche”. A dare l’allarme dell’accaduto sono stati, per fortuna, gli altri due compagni di viaggio che, immediatamente, hanno contattato i parenti, la nostra redazione e da lì tutta la rete si è mostrata subito solidale e vicina alla causa. La nipote di Loredana, Anna Elia, con la collaborazione di Michelangelo Bratta e dell’avvocato Domenico Molfetta, si è aggrappata per tutto il pomeriggio al telefono in cerca di una speranza e di lì, grazie alla sua ostinazione, la luce in fondo al tunnel: dall’altro lato della cornetta c’era il Vice Capo Ufficio Ambasciata italiana e Capo Cancelleria del Consolato a Il Cairo, primo segretario la dottoressa Maria Del Carmen Taschini Otero. Solo grazie alla sua intercessione sono state ristorate con un panino ed una bevanda e rimpatriate a Bologna. “Sì. È stata lei, infatti, l’unica che è riuscita a mettersi in contatto con la Polizia per consentirci di dire cosa stesse accadendo – confermano le trans -. Dopo ore senza bere, né mangiare, con l’aria condizionata a palla e una di noi che aveva persino qualche linea di febbre, siamo riuscite a mangiare un mezzo panino e ad avere una bottiglietta d’acqua. Il poliziotto sembrava sbeffeggiarci e non voleva assolutamente che ci alzassimo nemmeno per sgranchirci un po’ le gambe, al minimo movimento ci intimava subito di risederci”. “Anzi, ad un certo punto – aggiungono – siamo diventate l’attrazione per tutto l’aeroporto: arrivavano agenti, si affacciavano alla stanza, spiavano e andavano via. Come se fossimo delle belve in gabbia, non è forse questa discriminazione?”. Diremo di più. Mikaela e Loredana ci hanno anche mostrato i loro documenti ed effettivamente i capelli e l’aspetto corrispondevano alla realtà, certo i nomi sono rimasti quelli maschili: “Non abbiamo intenzione di cambiarli, né di cominciare processi di cambiamento del sesso. Siamo così, lo siamo sempre state, ci piace solo vestirci in un certo modo. Anche lì ci hanno fatto domande molto indiscrete: se fossimo ormonate o se stessimo pensando ad un cambiamento chirurgico. Beh, no. E non abbiamo avuto timore di rispondere”. Tra l’altro, “le nostre famiglie ci vogliono bene, ci hanno sempre accettate così, senza dir nulla ma con un sorriso sulle labbra – aggiungono quasi commosse -. Tanto che al nostro arrivo a Bologna c’erano tutti e siamo state felicissime: l’incubo era finito”. In tutto questo, le vacanze sono andate in fumo… “Stiamo tornando a lavorare, nel nostro mondo della ristorazione come abbiamo sempre fatto. Eravamo state già due anni fa a Sharm, ci trovammo benissimo. L’anno scorso non ci siamo spostate per una lunga degenza a letto e quest’anno volevamo tornare per ricordare momenti spensierati e felici: se avessimo saputo prima della ragazza trans di Napoli o dei tanti altri casi che non sono stati nemmeno denunciati, avremmo cambiato sicuramente meta”. Messaggi di scuse sono arrivati? “Beh no. Dalle autorità egiziane nessuno. C’è stato un italiano musulmano che ci ha scritto scusandosi per l’accaduto a nome di tutti i suoi concittadini, ma i messaggi più belli sono stati quelli degli amici, dei conoscenti, degli sconosciuti, persino di Vladimir Luxuria o di tanti altri omosessuali in giro per lo Stivale”. “Ci siamo sentite un po’ parte di un cambiamento – concludono -: a tutte quelle come noi diciamo di non mollare, di uscire allo scoperto, di lottare e andare avanti. Ce la faremo”. Intanto, l’associazione italiana Arcigay si sta “attivando presso la Farnesina affinché in tempi brevi si adottino le misure necessarie a fornire a tutti i viaggiatori italiani le informazioni necessarie a garantire la propria sicurezza durante i viaggi all'estero”.