Olivicoltura pugliese, il futuro tra tanti dubbi e troppi rallentamenti

Delle prospettive del settore se ne è parlato a Bari in un convegno organizzato dal Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, Oliveti Terra di Bari e CIA

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Il futuro dell’olivicoltura pugliese, tra Piano Olivicolo Nazionale, buone progettualità in materia di tracciabilità del prodotto e di lotta alle frodi e contraffazioni, questione Xylella e programmazione 2014-2020 del nuovo Piano di Sviluppo Rurale regionale.

Questi i temi affrontati nel convegno che si è tenuto lunedì scorso a Bari, a Villa Romanazzi Carducci, ed organizzato dal Oliveti Terra di Bari, Consorzio Nazionale Olivicoltori e Confederazione Italiana Agricoltori.

Presenti, tra gli altri, Gennaro Sicolo, Presidente del Consorzio Nazionale Olivicoltori e di Oliveti Terra di Bari, Leonardo Di Gioia, assessore regionale all’agricoltura,  il Senatore Dario Stefàno e l’eurodeputatoPaolo De Castro.
Da parte del presidente del CNO, Gennaro Sicolo, tanta preoccupazione sulla situazione di stallo del Piano Olivicolo Nazionale

«Il Piano sta accumulando dei ritardi per delle complicazioni nella conferenza Stato – Regioni, non si sono ancora definiti i bandi per la sua attuazione e quindi siamo in un punto fermo», spiega Sicolo, che poi sposta l’attenzione sul Piano di Sviluppo Rurale: «Chiederemo all’assessore regionale quali sono gli interventi specifici sull’agricoltura, a noi non c’è data notizia di una misura per far sì che l’olivicoltura pugliese e bitontina abbia dei fondi per organizzarsi a livello strutturale».

Problema Xylella.«L’attenzione è sempre altissima, abbiamo dato indicazioni ai nostri colleghi del Salento per fare dei lavori di potatura ed aratura – commenta –. Anche sul nostro territorio dobbiamo monitorare attentamente e tenera alta la guardia affinché i nostri agricoltori facciano le minime pratiche agricole, in quanto questo batterio prolifera laddove gli alberi non vengono sottoposti a lavori minimi».

L’iniziativa del CNO sulla tracciabilità del prodotto, per contrastare frodi e contraffazioni.«Il progetto, col poligrafico dello Stato, è fermo al Ministero, stiamo predisponendo a livello nazionale un disciplinare di produzione perché, oltre ad una tracciabilità di processo, deve esserci una tracciabilità di prodotto – conclude –. Dai nostri studi pensiamo che questo possa fare chiarezza per i consumatori su quali oli arrivano sul mercato, e quindi tracciare con la fascetta gli oli italiani servirà a dare un risultato economico a chi produce qualità».

Al convegno è intervenuto anche l’assessore regionale al ramo, Leonardo Di Gioia.

«Nel Piano di Sviluppo Rurale pugliese abbiamo messo come priorità l’olivicoltura, che per la Puglia è il comparto che, rispetto ad altri, può avere più margini di consolidamento e miglioramento. Riteniamo che l’agricoltura possa avvantaggiarsi nell’attività di frantoio e trasformazione dell’olio, l’Italia ha bisogno di una Puglia produttiva, che attesti su caratteri di grande qualità le sue colture e le sue produzioni, e che possa consentirci di limitare la quantità di prodotto importato. In più dobbiamo diminuire la quantità di sfuso, migliorare l’imbottigliamento e la tracciabilità, tutte cose legate all’utilizzo di fondi pubblici».

Ottimista l’europarlamentare del Partito Democratico, Paolo De Castro.

«La Puglia ottiene risultati straordinari perché coniuga la qualità della produzione con l’intraprendenza degli imprenditori che fanno mercato e non si fermano nei prodotti di massa – commenta –. Dobbiamo puntare sulle eccellenze e farcele pagare bene, basta guardare al modello toscano o umbro, dove l’olio se lo fanno pagare non meno di 5-6 euro al litro. Gli spazi ci sono, dobbiamo solo essere bravi a livello organizzativo, considerando che fare l’imprenditore nel settore alimentare è complesso. Le possibilità ci sono, il mercato chiede i nostri prodotti, il made in Italy viene richiesto nel mondo, dobbiamo trasformare la domanda in reddito».

Critico il senatore Dario Stefàno, che sprona il Governo centrale e la Giunta regionale ad accelerare negli interventi a favore dell’olivicoltura pugliese.

«Mancano diversi step sul Piano Olivicolo Nazionale – spiega l’ex assessore regionale –. Le sollecitazioni parlamentari al Governo ci sono state, è necessario che il Governo recuperi un ritardo abissale, superiore ad un anno, rispetto ai tempi che si era dato. Il Piano Olivicolo, non avendo una dotazione finanziaria stratosferica, ha bisogno di incrociare anche l’impegno delle singole regioni sul piano di sviluppo rurale. E qui l’impegno della Puglia non mi pare abbia dato riscontri, spero nei prossimi mesi si possa registrare una inversione di tendenza secca».

«Sono troppi mesi che ci siamo addormentati sul problema xylella – aggiunge Stefàno –, si sta commettendo un errore fortissimo, tanto più perché gli ultimi provvedimenti dell’autorità scientifica dell’Europa hanno ulteriormente confermato che la malattia non avrà sconti dall’Unione Europea. Mi sembra che la Puglia abbia la necessità di dare un colpo di reni nel chiedere all’Europa qualcosa di più, e più impegni da parte della task force, della quale si è persa traccia»