Reportage dalla Turchia 3/Cappadocia. Un paradiso naturale che nasconde secoli di storia. La nostra

La zona fu abitata dai primi cristiani che, per fuggire alle persecuzioni, costruirono villaggi sotterranei

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Uno straordinario scrigno di storia racchiuso in un paradiso della natura. Se dovessero chiedermi una definizione per descrivere in poche parole la Cappadocia, quella più adatta è senza dubbio questa.

 Lontana dal caos delle grandi città come Istanbul e Ankara, questa grande regione al centro dell’Anatolia è in grado di regalare al visitatore qualcosa di unico: un mix tra quiete e conoscenza della storia. Ma non una storia legata alle sole vicende locali. Qui parliamo della nostra storia, quella di popoli europei. Fu attraverso quelle terre, infatti, che la religione cristiana arrivò in Occidente. Attraverso quelle montagne, quelle rocce dalla forma particolare, attraverso quei villaggi sotterranei scavati dai primi cristiani per fuggire dai romani. Luoghi con cui l’Europa ha un legame ancestrale. Lì ci sono gli albori della propria cultura e visitarli è come andare alla ricerca della propria storia, quasi come un figlio in cerca delle origini della propria famiglia.

In quei cunicoli sotterranei scavati dall’uomo, che si intrecciano tra loro fino a formare villaggi nascosti dalla luce del sole, i seguaci di Cristo trovavano rifugio dalle autorità pagane prima del 380, quando Teodosio I fece del Cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero Romano, e dopo l’insediamento del Califfato Islamico, a metà del settimo secolo dopo Cristo.

Ci troviamo esattamente nella provincia di Nevsehir, nel parco nazionale di Goreme, in quello che viene chiamato comunemente Museo a cielo aperto di Goreme. Gallerie, grotte ricavate scavando in quelle montagne di tufo, al cui interno sono sorte abitazioni, chiese. Un paesaggio che ricorda molto i villaggi rupestri tra Puglia e Basilicata. Riscoperto solo nella seconda metà del ‘900, quell’immenso patrimonio ospita preziose testimonianze della vita dell’epoca e dell’arte con i suoi cambiamenti, le sue evoluzioni. Già, perché tra le volte dei templi cristiani ritroviamo antichi affreschi tipici della pittura bizantina e, talvolta visibili, talvolta no, al di sotto si ritrovano ancora segni del periodo iconoclasta, quando le raffigurazioni religiose furono bandite per l’idea che potessero sfociare in idolatria da parte dei cristiani. Sale un improvviso e forte dolore nel sentire la guida affermare che tutto quel tesoro è destinato a scomparire, distrutto dall’azione del tempo, degli agenti atmosferici, che ne hanno già divorato gran parte. Non in un tempo breve, certo. Ma prima o poi sarà tutto scomparso.

Ma la Cappadocia non è solo storia del Cristianesimo. È anche natura. In quelle valli e quelle montagne di origine vulcanica, infatti, il paesaggio è unico. L’azione della natura ha creato formazioni rocciose dalla forma strana chiamati comunemente “camini delle fate”, piramidi di tufo alla cui sommità vi è una formazione rocciosa dello stesso materiale, ma più compatta. Dai turisti la zona dove maggiore è la presenza di queste formazioni è spesso chiamata “Valle dell’amore” per via della forma fallica.

Spostandosi da Goreme troviamo inoltre la Devrent Valley, detta comunemente “Valle dell’immaginazione”. La natura qui ha forgiato le rocce fino a dar loro forme diverse. Troviamo dunque cammelli, madri con bambini in braccio, tartarughe, mani umane, persone piangenti. Ma non occorre sforzarsi più di tanto per individuare la forma suggerita dalla guida. Nella gran parte dei casi al visitatore sembrerà tutt’altro.

La Cappadocia è nota anche per la produzione di ceramica. Diversi sono i laboratori che ne producono, specialmente nel villaggio di Avanos, che vale la pena visitare per ammirare la maestria con cui vengono forgiati vasi, piatti e quant’altro.

Alla fine della giornata, concluse le escursioni nei luoghi appena descritti, il piccolo e suggestivo paesino di Goreme garantisce all’ospite una calma paradisiaca. Tra silenzi interrotti solo dalla rilassante musica locale, dai canti religiosi del muezzin, la località regala relax al visitatore. Molti edifici sono scavati nelle montagne di tufo, compresi gli alberghi, le case e i ristoranti. In questi ultimi, dallo stile rustico si gusta l’ottima cucina locale, fatta di ingredienti e modi di cucinare che non sono diversi dai nostri. Uno dei piatti ricorrenti nei menù è composto da legumi cotti al fuoco in tegami di creta, accompagnati dal pane. Sapori che non saranno affatto nuovi per chi abita in case antiche con un camino a disposizione.

Insomma, un paesaggio magico che è possibile vedere, nella sua interezza, anche dall’alto, con le mongolfiere che partono all’alba da Goreme. Un panorama mozzafiato per chi non teme l’altezza (non il sottoscritto).