Ricercatori di diverse nazionalità visitano l’impianto di compostaggio Tersan

L’azienda, con sede tra Modugno e Bitonto, è stata protagonista del BCD 2013, importante conferenza internazionale sul tema

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Che fine fanno i rifiuti che si gettano nei cassonetti per la raccolta differenziata dell’umido, i contenitori marroni sparsi per le strade cittadine?

Questi rifiuti, dopo un processo di filtrazione che elimina quel che non rientra nella categoria trattata, possono essere reimmessi nel ciclo dell’ambiente e diventare compost, un fertilizzante naturale da usare in agricoltura.

E proprio nelle vicinanze di Bitonto, sulla S.P. 231, in territorio di Modugno, si trova un impianto di compostaggio, appartenente alla Tersan, azienda che da trentacinque anni si occupa della produzione di ammendante, un fertilizzante biologico in grado di restituire ai suoli agricoli la sostanza organica, sottratta dai processi colturali.

Quest’azienda, lo scorso 19 ottobre, è stata protagonista di una sessione scientifica sul compostaggio nell’ambito della conferenza internazionale “Biochars, Composts, and Digestates. Production, Characterization, Regulation, Marketing, Uses and Environmental Impact“, un simposio organizzato dall’Università di Bari, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, in collaborazione con i principali istituti internazionali di scienza del suolo. Una conferenza finalizzata al confronto aperto e propositivo tra scienziati, ricercatori, operatori  pubblici e privati e policy makers,  interessati al tema  del trattamento dei rifiuti organici, della preservazione del suolo, delle applicazioni del compost e delle tecnologie di compostaggio e digestione anaerobica, dello sviluppo dell’agricoltura e della sostenibilità ambientale. A fine sessione i ricercatori, provenienti da diverse parti del mondo, tra cui Germania, Messico, Etiopia, Indonesia, sono stati invitati nell’impianto per vedere con i propri occhi quel che avviene dopo il conferimento dei rifiuti.

L’impianto, ampio circa 75mila metri quadri, è unico in Puglia per volumi, capacità di trattamento e bacino di riferimento, recupera annualmente circa l’80 per cento della frazione organica dei rifiuti organici provenienti dalle raccolte differenziate dei Comuni della provincia di Bari.

 E’ dotato di una zona di ricezione, dove i rifiuti conferiti sono sottoposti ad un processo di filtraggio per eliminare quel che erroneamente è gettato nei cassonetti per l’organico. Con tre vagliature a circa il 10% ammontano gli scarti che vanno a finire in discarica. Dunque, più grande è l’attenzione nella raccolta differenziata, minore è l’ammontare degli scarti e, quindi, la quantità di rifiuti destinati alla discarica.

Dopo questo processo inizia quello di maturazione, in cui per diversi giorni, attraverso potenti macchinari, ai rifiuti viene costantemente assicurata una buona circolazione di aria, per tener vivi i batteri. Poi si ha la fase della granulazione, dell’essiccazione e del confezionamento del prodotto finito.

Non manca nell’impianto un’area destinata alla ricerca, dotata di un laboratorio microbiologico e di uno chimico. Scopo della ricerca è quello di produrre concimi che siano sempre più adattati alle esigenze del coltivatore.
Non è un problema solo di ambiente e inquinamento, ma anche di agricoltura” ha spiegato lo staff dell’impianto ai ricercatori e ai giornalisti presenti alla visita: “Se non si intraprende con maggior decisione questa via, si andrà incontro ad una perdita di fertilità dei suoli, con un conseguente calo della capacità di soddisfare le esigenze alimentari della popolazione”.