"Siamo costretti a vincoli che rendono difficile frequentare il cinema"

Gianluca Bertussi, direttore del cinema Ciaky, spiega le difficoltà che il settore sta vivendo a causa della pandemia in corso

Stampa l'articolo

Non è un periodo facile quello che stiamo vivendo. Per tutti. Specialmente per chi vive di attività fortemente penalizzate dalle regole messe in atto per evitare assembramenti e conseguenti rischi di contagi. Come, ad esempio, i cinema, costretti ad una pesante disciplina restrittiva. Una disciplina che crea disagi. A partire da quelli legati all’obbligo di indossare mascherine all’interno del locale, che impone, da parte del personale, controlli affinché, anche durante le proiezioni, i clienti rispettino la norma. Mansioni che, per chi non è abituato a svolgerle, non sono facili e spesso non sono neanche così chiare, come ammettono alcuni ragazzi che lavorano nel Cinema Ciaky, sulla via che, da Bitonto, porta verso l’aeroporto di Palese: «Non c’è alcuna chiarezza su quel che possiamo o non possiamo fare. Non sappiamo neanche se possiamo costringere le persone a lasciare il cinema».

«Abbiamo installato dei tornelli con lettore per il green pass, per facilitare l’ingresso dei clienti, ma spesso, questi ultimi sembrano restii a comprendere la situazione in atto e a rispettare le prescrizioni anticontagio «Abbiamo quasi perso due importanti categorie di frequentatori: anziani e famiglie. È rimasta la fascia tra i 20 e i 35 anni, quella che crea, statisticamente, più disagi» spiega il direttore del cinema Gianluca Bertossi, che elenca le difficoltà che le attività come la sua sono costrette a vivere di questi tempi. A partire dall’equiparazione con ristoranti e bar: «Siamo messi allo stesso livello di bar e ristoranti, dove la gente entra sentendosi libera di togliere la mascherina. Pensate ai centri commerciali e a quanta gente, invece, si trova all'interno di quelle strutture? Nonostante, per legge, le nostre sale siano dotate di impianti di aereazione che non riciclano l'aria, ma la cambiano totalmente, siamo costretti a vincoli che rendono difficile frequentare il cinema».

Difficoltà confermate anche da un lavoratore, che lamenta l’impossibilità di vendere ai clienti anche una semplice bottiglia di acqua da bere durante le due ore di proiezione.

Affermazioni che ci portano, con la mente, indietro nei mesi, molto prima della diffusione di questa nuova variante Omicron. Sembra di tornare ai tempi in cui, tra le categorie, nacquero attriti involontari legati ai rischi di diffusione legati alle diverse tipologie di attività economica. Attriti che non vedono mai vincitori, ma solo sconfitti.

A confermare le difficoltà vissute dai cinema sono i bilanci dell’ultimo anno.

«Un disastro – spiega ancora Bertossi – Nei prossimi giorni avremo dati più completi, ma già ora siamo in grado di constatare una perdita ra il 70% e l'80% degli ingressi tra Natale e Santo Stefano, giorni per noi determinanti. Sono stati come un anonimo martedì. E questo fa davvero male».