Sparatoria in pieno centro. Storia di una guerra tra clan riesplosa ferocemente

Molti avevano sottovalutato gli episodi nelle ultime due settimane. Ieri, invece, il culmine di un'estate finora torrida sul fronte criminalità

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18 giugno 2013, via Pertini, zona 167: agguato fallito con sei colpi di pistola esplosi nel nulla probabilmente all'indirizzo di un pusher.

28 giugno 2013, via Ammiraglio Vacca, periferia ovest della città: tre colpi di avvertimento contro l'abitazione di un volto molto noto alle forze dell'ordine.

2 luglio 2013, piazza Partigiani d'Italia, tra via Verdi e Corso Vittorio Emanuele, pieno centro: otto colpi di pistola calibro 9x19 squarciano la tranquillità di una tranquilla serata bitontina e certificano, qualora per qualcuno ce ne fosse ancora bisogno, che la guerra tra i gruppi criminali che si contendono il predominio dei traffici illeciti sul territorio è riesplosa più feroce che mai.

Bitonto ripiomba nella paura a 3 anni esatti dall'omicidio di Michele Elia (2 luglio 2010), a cui seguì quello di Michele Cipriano (4 agosto 2010), che aprì la nuova stagione di fuoco conclusasi nelle settimane successive con gli arresti dei componenti dei presunti clan Cipriano e Conte.

Lo fa, per il momento, senza scie di sangue sull'asfalto. Senza feriti e senza morti. Ma è stato solamente un caso in questa terribile sequenza lunga 14 giorni.

Se, infatti, nelle prime schermaglie di questa torrida estate criminale gli obiettivi sembravano mirati, e sembravano più avvertimenti che veri e propri agguati, ieri sera solo il caso ha voluto che qualche innocente non ci rimettesse le penne. 

Poco dopo le 21.30, infatti, sono ancora numerosi i cittadini, soprattutto famiglie con prole al seguito, in giro per le vie del centro, magari di ritorno a casa dopo due passi in villa o sul Corso.

Due scooter, con quattro persone a bordo, due per ciascun mezzo, incuranti di questo si sono affrontati proprio lì, nel cuore della città, a colpi di pistola che hanno infranto serrande e vetrine di esercizi commerciali, fortunatamente chiusi. E solo per miracolo adesso Bitonto non si ritrova a piangere qualche vittima inconsapevole.

Allarma, purtroppo, che nonostante i numerosi testimoni, fruitori di bar e fast food della zona, nonché molti passanti, sono praticamente stati nulli gli aiuti forniti alla Polizia per ricostruire la vicenda e tentare di risalire ai colpevoli.

Via Verdi, comunque, non è nuova ad episodi di far west simili. L'anno scorso, infatti, era il 10 luglio, sempre lì e sempre più o meno alla stessa ora, due centauri si affrontarono a pistolettate, anche in quel caso senza lasciare danni a loro e agli altri. Quell'episodio, così come questo, veniva dopo altri fatti di sangue che sembravano presagire una nuova faida, poi fortunatamente sedata con l'incremento dei controlli sul territorio.  

Stavolta, invece, sembra chiaro come gli equilibri venutisi a creare dopo i fatti di sangue di questi anni siano tornati fortemente in discussione, vuoi per la scarcerazione di alcuni elementi di spicco, vuoi per le ulteriori operazioni contro alcuni clan, soprattutto nel centro storico, vuoi soprattutto per quel senso di onnipotenza, impunità ed impudenza dei protagonisti di questa faida.

Così come è altrettanto chiaro, purtroppo, che non esiste angolo della città, e la geografia dei luoghi dove si spara è lì a ricordarlo, che possa sentirsi sicuro e protetto da questa nuova guerra che tutti avevano sottovalutato (dabitonto.com l'unico organo di informazione ad aver riportato tutte le notizie in questi giorni e ad aver lanciato l'allarme, ndr) e che invece è lì e adesso va combattuta.
Con le mille difficoltà di una Bitonto omertosa che dimostra di avere, nonostante i proclami, ancora paura.