“Tarsu. Perché il Comune è severo con i meno abbienti e non con i grandi evasori?”

Franco Natilla (Pd) denuncia un grave arbitrio da parte del Palazzo a vantaggio di un’azienda che aveva accumulato 300 mila euro di debito

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La legge non è uguale per tutti.

A sentire Franco Natilla, consigliere comunale del Partito Democratico e pluriennale esperienza politica sulle spalle, pare sia questo il motto che campeggia idealmente da qualche parte a Palazzo Gentile. “Sono preoccupatissimo per il futuro di questa città” e per corroborare questo cruccio sfoglia documenti e snocciola cifre e date.

La questione è di una gravità inaudita” e prende le mosse da una seduta estiva della massima assise cittadina. Il pomo della discordia era il dilazionamento del pagamento della Tarsu, famigerata tassa sui rifiuti solidi urbani, troppo spesso caduta nel dimenticatoio delle famiglie bitontine.

Incalzato dalle domande del consigliere sull’imposta non pagata da un’azienda ricadente nel nostro territorio, che pure aveva maturato un debito consistente di centinaia di migliaia di euro, l’assessore Michele Daucelli aveva ribattuto che erano state concesse condizioni favorevoli per salvare una sessantina di posti di lavoro. La risposta non convinse Natilla che chiese la documentazione riguardante la ditta.

La verità emersa dalle carte è raccapricciante. “Il recupero delle cifre evase è un’azione meritoria messa in atto da parte della amministrazione, ma non bisogna penalizzare solo le fasce meno abbienti con pignoramenti pure dei contributi comunali e blocco delle pensioni. Perché essere inflessibili nei confronti dei singoli cittadini e non nei confronti di chi è detentore di capitali? Qui è stato tutelato un grande evasore”.

E si entra nel dettaglio: “Mi è stato risposto dopo tre mes -i e non dopo trenta giorni, e in modo singolare: con un elenco dimostrativo delle carte con firma del sindaco, che testimonia un agire poco elegante ed un approccio superficiale, perché il Sindaco deve governare i processi e non fungere da mero passacarte. Comunque. Si evince che c'è un elenco piuttosto nutrito di imprese che non hanno pagato la tassa verso le quali è stata predisposta un’attività coattiva di recupero”.

L’analisi del consigliere Pd - affiancato in conferenza stampa dai colleghi Francesco Paolo Ricci e Gaetano De Palma, oltre che dal giovane segretario del partito Biagio Vaccaro -, prosegue puntigliosa: “Dunque, su tutte, svetta l’azienda che ha accumulato 300 mila euro negli ultimi 10 anni. Tra ottobre e novembre del 2012 viene incaricata una società esterna per l’attività di recupero e vengono emanate due ingiunzioni di pagamento per un ammontare di 250 mila euro più 30 mila. La ditta destinataria del provvedimento nulla oppone, tant'è che la società passa alla fase successiva: il pignoramento. A fine gennaio di quest’anno, l’azienda scrive all'ufficio tributi, al sindaco e alla società, per chiedere una rateizzazione di 72 tranche. A metà febbraio, parte dal Comune una nota a firma di un dirigente pro tempore e di un funzionario, con la quale si aderisce alla proposta. Questa incredibile deroga al Regolamento, che prevede al massimo 8 rate, è un autentico arbitrio che non doveva essere consentito. Tant’è che, nove giorni dopo, la ditta addetta alle riscossioni indirizzata traccia la cronistoria della S.p.a., sottolineando che aver aderito in maniera inusuale e contraria alle norme vigenti, aveva interrotto la procedura di recupero del debito. Attualmente, dopo la nostra interrogazione, ovvio, il medesimo ufficio ha inviato una missiva all'impresa con cui non si accondiscende più alla proposta di rateizzazione. Decisione tardiva e contraddittoria nei fatti”.

Le domande sono appuntite: “Ora, mi chiedo: perché essere severi e inflessibili con altre piccole e medie aziende, già raggiunte da 192 procedimenti esecutivi e 57 pignoramenti eseguiti, per cifre che vanno da 250 a massimo 2000 euro e tutelare chi aveva addirittura assommato 300 mila euro, dribblando ben 8 ingiunzioni di pagamento dal 2003 ad oggi? Esigo che vengano accertate le responsabilità politico-amministrative dei soggetti coinvolti e che venga destituito l’assessore alle finanze”.

"Che, è bene ribadirlo, ricopriva lo stesso incarico nel 2003, anno in cui è iniziata la morosità dell'azienda. E allora non c'era la crisi economica che stiamo vivendo adesso", precisa Natilla.
E noi aggiungiamo che è anche per questi atteggiamenti poco oculati (ehm..) della pubblica amministrazione se siamo precipitati nell'abisso in cui ci ritroviamo.

Agghiacciante la domanda finale: “Dove andrà a finire la nostra città governata con tanta superficialità?”.