"Ci bastava la carezza". Umberto Kühtz torna a Palazzo Gentile per presentare il suo libro

L'exprimo cittadino è stato ospitato da due dei suoi successori, Nicola Pice e Michele Abbaticchio

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Architetto, padre del primo piano regolatore bitontino e sindaco dal 1994 al 1998, il primo dopo la riforma elettorale che ha introdotto l’elezione diretta del primo cittadino. E da qualche giorno anche poeta. Stiamo parlando di Umberto Kühtz, che qualche giorno fa ha presentato, a Palazzo Gentile, il volume “Ci bastava la carezza”edito dalla casa editrice bitontina Secop. Il libro raccoglie una serie di poesie dell’ex sindaco.
L’incontro, moderato dal giornalista Marino Pagano, ha visto la partecipazione del successore di Kühtz, Nicola Pice, e dell’attuale sindaco Michele Abbaticchio, che ha introdotto l’evento ricordando quanto realizzato dall’autore durante i suoi anni da sindaco e ringraziando Giuseppe Piacente, editore e padre della Secop Edizioni.
«Il libro è visivamente interessante, corredato anche da disegni. Umberto, tra le altre cose, è anche pittore. E’ un libro di poesie, ma diventa uno spartito per chi lo sa leggere» è stato il commento di Abbaticchio.
A scavare nel ricordo dell’attività amministrativa di Kühtz, è stato Nicola Pice, che lo ha definito «sindaco modello, riferimento culturale, attento al recupero del centro storico, dotato di cura e attenzione per la propria città».
«Erano gli anni in cui, per costruire palazzi nuovi, si abbattevano talvolta edifici ottocenteschi. Ho impedito che questo avvenisse in Corso Vittorio Emanuele» ricorda fieramente Kühtz, tornando con la propria mente, indietro nel tempo, in quegli anni che dal punto di vista politico furono turbolenti.
Intervenuta anche la figlia dell’ex sindaco, Silvana, che ha letto parti del testo: «Voglio ricordare un aneddoto di quegli anni. Palazzo Gentile era stata la casa di mio padre ai tempi della sua infanzia, prima che fosse ceduta al Comune. E quando parlavo con lui mi ricordava della strana impressione che aveva stare nella stanza del sindaco, che, un tempo, era la camera da letto dei suoi genitori».