“Fermento di pennellate come guizzi di fantasia”. Ecco il colorismo d(‘)istinto di Italo Rucci

Spettacolare vernissage giovedì scorso per la mostra presso il Museo Archeologico

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“Fermento di pennellate come guizzi di fantasia”. Ecco il colorismo d(‘)istinto di Italo Rucci Un momento del vernissage

Per gli occhi una “Festa di colori” per il cuore un “fermento di pennellate/ come guizzi di fantasia” (L.De Leo).

Ve le presentiamo.

Sono le opere di Italo Rucci, pittore tranese, barese di nascita, ma d’origini bitontine, che lo scorso giovedì ha inaugurato la sua mostra “Un colorismo d(‘)istinto” presso il Museo Archeologico di Bitonto.

Dalla scuola dei pittori di Puglia come Spizzico, Stifano, De Robertis, Speranza, che hanno preferito il calore dei sentimenti e l’impulso poetico della rappresentazione della natura, Rucci fa discendere il suo lirismo.

Le opere sono attraversate da colori divini «nel senso di espressione della Volontà celeste – ha commentato emozionato il giornalista Marino Paganoche giocosamente puntellano e segnano  innumerevoli bellezze naturali, geologiche, morfologiche di queste amate nostre lande».

Il giallo della luce «inonda e conquista il quadro che acquista maggiore vigore – spiega il prof. Nicola Picetramite pennellate calde e nitide. Ardito e luminescente il linguaggio pittorico».

Rucci si mostra attaccato ai paesaggi e agli ambienti spesso dimenticati, ma anche alle esplosioni di girandole floreali: “rossi e gialli sforbiciati/verdi e viola caramellati/ azzurri e rosa smerlati” che pare quasi sentirne l’odore che spande nei campi solcati dalla memoria.

In questa rappresentazione trova spazio l’indagine dell’io dell’artista.

Spiega infatti Pice: «All’io lacerato e scisso, Italo Rucci preferisce l’io nel rapporto con l’altro. In lui lo sdoppiamento della figura e la ricomposizione della diversità maschio/femmina, invitano a cercare nuovi orizzonti comunicativi e costruttivi».

Le opere richiamano, infatti, le figure del cubista Picasso nelle immagini talvolta scomposte, esagerate, e così pure, tanto luminose ed estatiche.

Attualmente Rucci sta impegnando la sua attività artistica nello studio dello spazio, sull’onda della ricerca che è appartenuta ad artisti come Duchamp e Fontana.

Alla base della mostra tutta bitontina il desiderio del ricongiungimento di preziosi amarcord del passato.

Abbiamo incontrato durante la kermesse di presentazione l’autore che con un sorriso smagliante e solare come le sue opere ha commentato i suoi intenti.

«La mostra qui a Bitonto pare dell’esigenza di ricucire quello che la quotidianità, il tempo, la velocità del vivere lacera nel cuore. L’incontro con i miei parenti e amici bitontini. È stato un buon modo per averli tutti attorno a me. Sono orgoglioso delle mie origini bitontine vengo qui spesso per trovare i miei genitori che riposano nell’eterno e ricordo con tanta emozione il profumo delle chianche dell’atrio di S.Pietro, dove ho frequentato la prima elementare, da cui spesso scappavo per correre e perdermi nelle meraviglie di questo paese».

Durante il vernissage è intervenuto anche l’assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, Vito Masciale, che ha rimarcato con forza l’importanza che per questa Amministrazione, nonostante il momento storico-economico, investire nella cultura.

«Invito tutti gli Istituti Superiori – ha poi detto l’assessore – a partecipare, visitare, nutrirsi di quest’arte a portata della città».

Che sia, quindi, come la poetessa Lizia de Leo ha scritto – silenzioso fil rouge di queste mie effimere parole – “una speranza ricamata di sole” per tutti coloro che fino al 18 maggio 2013 vorranno visitare la mostra.