Giuseppe Verdi "rivive" nel chiostro dell'Istituto Sacro Cuore di Bitonto

Tutta la grandezza del genio di Busseto in uno spettacolo affascinante

Stampa l'articolo

Lo spettacolo musicale denominato “ Viva Verdi, celebrazione nel bicentenario della nascita”, ha fatto rivivere in tutta la sua unicità il genio di Giuseppe Verdi, nel chiostro del Sacro Cuore di Bitonto nella serata dello scorso venerdì sera. Il concerto, organizzato dall’associazione La Macina, è stato diretto dal giovane direttore d’orchestraFrancesco Masi. Ad esibirsi sul palcoscenico, il soprano Angela Cuoccio ed il tenore GianniLeccese, entrambi bitontini, il molfettese basso/baritono Antonio Stragapede, il soprano proveniente da Noicattaro Grazia Berardi ed il mezzosoprano Maria Candirri. Si sono esibiti anche il “Coro lirico città di Bitonto”, coordinato da Giuseppe Maiorano, il “Coro polifonico Luigi Capotorti” coordinato da Tonia De Gennaro e la “Masi International Campus Music” di Polignano. Trenta gli orchestrali, cinquanta, i coristi. La serata è stata elegantemente presentata da Barbara Mangini, che ha commentato dal punto di vista storico-letterario ogni stralcio musicale, arricchendolo con aneddoti ascritti alla vita privata di Giuseppe Verdi. L’Associazione “Amici della musica” di Giovinazzo ha allestito sul porticato del chiostro, una mostra concernente una serie di cimeli del periodo con raffigurazioni di abiti e locandine d’epoca.

Il piacevole vento di fine estate, che ha aleggiato nel chiostro, si è reso complice dell’iniziale sinfonia del Nabucco, apparsa al principio come un delicatissimo sussurro, per poi accompagnare il melodioso coro di schiavi ebrei nel "Va’ pensiero sull’ali dorate" che pare esplodere di speranza nei nostri cuori. Pertanto, già dall’incipit emerge la maestria del direttore Francesco Masi che ha saputo dirigere in modo impeccabile i musicisti ed i coristi, cercando, a differenza di certa tendenza modaiola, di interpretare al meglio il pensiero e gli intenti di Giuseppe Verdi. Masi, che ha avuto come maestri di composizione e direzione d’orchestra Francesco D’Orazio, Silvio Di Rocco, Andrea Marena e Rino Marrone, dopo essersi laureato in Discipline dello Spettacolo a Bologna, ha diretto nel 2001 l’Orchestra sinfonica siciliana con sede a Palermo che lo ha portato a prediligere, grazie anche all’incontro con Nicola Samale, il repertorio verdiano e pucciniano del quale padroneggia, con tecnica e sensibilità, le linee melodiche e i velati contrappunti. Dalla leggiadria del celebre “Va’ pensiero” si precipita in quella che è stata definita dalla presentatrice, un’opera a tinte fosche, “Il trovatore”, la seconda della cosiddetta trilogia popolare (Rigoletto, Trovatore, Traviata). In quest’opera, la trama complicatissima, si veste di densi e forti contrasti drammatici, ma soprattutto, e questa la novità dell’opera all’epoca, Verdi sa fondere qualità democratiche e quelle aristocratiche in un tripudio di accordi melodici. Il soprano Grazia Berardi, nel suo abito da sera rosso fuoco, e in tutta la sua eleganza, fa il suo outing, palesando una voce calda, sicura e ben impostata.

Un particolare scrosciare di applausi è seguito al termine della prima esibizione da solista nel Rigoletto del basso/baritono Antonio Stragapede, dopo aver cantato la famosa “Cortigiani, vil razza dannata” e a conclusione dello spazio dedicato al Rigoletto con la straziante “Della vendetta alfin giunge l’istante”. Antonio Stragapede riesce perfettamente ad interpretare il ruolo di Rigoletto trasmettendo al pubblico lo stato d’animo di un padre che farebbe di tutto pur di sottrarre la propria figlia ad una qualsiasi sciagura, in questo caso al turbinio inarrestabile della maledizione, che pur si compie, inesorabile. Il secondo atto si apre nuovamente con le note di “si ridesti in ciel l’aurora” del coro della Traviata, la bellissima opera che conclude la trilogia popolare verdiana che si ispira al celebre dramma di Alessandro Dumas figlio, “La signora della camelie”. L’affascinante donna dalla salute minata dalla tisi, che ha ispirato anche diversi registi teatrali e cinematografici, è un personaggio realmente esistito, poiché c’è qualcuno che ancora oggi depone dei fiori sulla tomba di una certa Marguerite Gautier a Parigi. “ La traviata” è, sicuramente l’opera in cui tutte le figure femminili protagoniste verdiane confluiscono in una sintesi psicologica di sentimenti differenti quali amore, tenerezza, coraggio, orgoglio, dolore e rassegnazione, superando i contrasti passionali che le caratterizzavano in precedenza. Qui gli outing da solisti spettano al soprano Angela Cuoccio che, in uno splendido abito da sera color bronzo-oro, canta, con naturale sicurezza, la celebre “ E’ strano…ah, fors’è lui… sempre libera” ed al tenore Gianni Leccese che,  combattuto tra “croce e delizia”, le fa da controcanto. Particolarmente apprezzata l’esibizione dei due bitontini che ha strappato al pubblico lunghi e calorosi applausi.

Dopo la perfetta esibizione del coro in “ Le zingarelle”, è la volta del  giovane mezzosoprano Maria Candirri  che, dal “Don Carlo” esegue “la canzone del velo” con una voce vibrante, melodiosa e calda. Siamo quasi alla fine del secondo tempo dello spettacolo: il soprano Grazia Berardi e Gianni Leccese, dall’Otello, intonano “Già nella notte densa”, in un momento dell’opera in cui il vile Jago non ha ancora minato la fede nuziale tra il Moro e Desdemona. Qui il tenore Gianni Leccese rivela grandi doti interpretative. L’Otello, penultima opera verdiana, prima della conclusiva Falstaff,  segna un momento rivoluzionario ed allo stesso tempo di sintesi tra passato presente e futuro nell’attività artistica del grande compositore, accogliendo l’influenza wagneriana. Da questo momento Verdi conferirà al recitativo una importanza drammatica senza precedenti, facendolo fondere con le arie e con tutta l’orchestrazione musicale. Nel finale, infatti, riemerge, evidentissima, la bravura del direttore d’orchestra Masi che pare mettere in pratica questa sintesi, che un tempo a molti doveva sembrare improbabile, tra Verdi e Wagner. Lo spettacolo si conclude col  ridente brindisi della Traviata.

Numerosissimi gli applausi della folta platea. Auguriamo dunque a tutti gli esecutori di questo magnifico spettacolo, ed in particolare alle giovani promesse, di poter calcare presto le scene dei più importanti teatri nazionali ed internazionali.