"Il gobbo di Notre Dame". Sabato sera, al teatro "Traetta", applausi scroscianti per la compagnia "Garbo teatrale"

L'associazione culturale ha messo in scena il capolavoro di Victor Hugo e il musical di Riccardo Cocciante

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Sabato sera, al teatro “Traetta”, si respirava un’aria diversa.

E il motivo è stato bellissimo. Positivo. Perché c’è stata una compagnia teatrale, la “Garbo teatrale”, quell’associazione culturale dedicata all’indimenticabile donna e attrice che è stata Greta Garbo, che ci ha fatto ripiombare nella Parigi del 1482. Cosa significa? Questo gruppo affiatato, umile e al tempo stesso bravissimo di attori ha messo in scena, deliziando il pubblico, “Il gobbo di Notre dame”, liberamente tratto dal romanzo "Notre Dame de Paris" di Victor Hugo e dall'omonimo musical. Non un’opera letteraria da tarallucci e vino – se mai ce ne fossero davvero – ma uno dei pilastri della letteratura francese e mondiale.

E il risultato, davanti a una cornice di pubblico da far venire i brividi (si chiama sold out), è stato da stropicciarsi gli occhi. Performance perfette, gioco di luci e ombre ben studiate nei minimi dettagli, interpretazioni da attori professionisti, arrangiamenti musicali sulle quali è cosa dura e selvaggia poter dire qualcosa.

Tutti ingredienti che ci fanno dire, senza infingimenti e possibilità di essere smentiti, che sia Riccardo Cocciante che il drammaturgo d'oltralpe sarebbero stati orgogliosi.

 

 

La storia è quella che ha conquistato il mondo. Parigi, allora. 1482, dunque. Il poeta Pierre Gringoire (interpretato da Alessio Solla), introduce quello che sta accadendo fuori alla Cattedrale di Notre Dame. C’è un gruppo di zingari, a cui capo c’è il re Clopin (Alessia Pascadopoli), e di sans papiers che chiede accoglienza e diritto di asilo, ma Frollo, l’arcidiacono (Francesco Mitolo) non è d’accordo e decide di scacciarlo tramite il capitano delle guardie Febo (Maurizio Santamaria). Nel gruppo, però, c’è la bellissima gitana Esmeralda (Francesca Marinelli), la cui semplicità e femminilità disarmante non passano inosservate.

E subito rapisce i cuori di tanti. Di Febo stesso, che però è un passo dal matrimonio con un’altra donna ma che è l’uomo che la zingara ama, di Frollo e anche di Quasimodo (Luigi De Biasi), il servo dell’arcidiacono ma, per sua sfortuna, il più brutto, spaventoso e grottesco uomo della città.

E il loro amore è talmente straziante che, in uno dei momenti più emozionanti di tutto, lo cantano e lo dichiarano apertamente.

Il finale, poi, mette le lacrime. Esmeralda, ingiustamente incarcerata, viene impiccata e Quasimodo, nell’ultima performance del secondo atto, la raggiunge al cimitero e, inneggiando un ultimo impeto d’amore, si lascia andare anche lui.

 

 

Applausi per tutti, allora. Scroscianti. Per gli attori, certo. Ma anche per il corpo di ballo, il “Russian Ballet” di Massafra e diretto da Milena di Nardo. Per la presentatrice e costumista, Alessia Andaloro, per la truccatrice Rossella Soranno, e alla regia per Giuseppe Carbone e Lino De Nicolò.