Il reportage di Emilio Garofalo 5/ "Scutari" e il bacio sulla linea di confine

Il viaggio approda al confine tra Albania e Montenegro

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Alpi (albanesi) da un lato. Linee di sabbie adriatiche dall'altro. Per un attimo, il sogno italiano riappare bello e dolce, nei colori e nelle atmosfere. Poi, ti rendi conto che sei in terra straniera. Benvenuti a Scutari.

Una strada. Una famiglia che dribbla un piccolo esercito gracchiante di polli e galline. Coppiette di vecchi che, in barba all'età, in sprezzo all'inclemente tempo passato sulle loro vite, si tengono per mano in riva al lago.

E poi il lago, che segna il confine tra due Paesi: Albania e Montenegro. Una striscia di un azzurro a metà strada tra l'argentato e il turchese. Pesci saltellanti, edifici - grazie a Dio in lontananza- in demolizione che, stranamente, non disturbano la quiete.

Lampioni, hippies di nuova generazione che fumano erba e ascoltano musica acustica sdraiati sull'erba. Proseguendo, la zona suburbana: vecchi carri, trainati da animali curvi su se stessi. Padroni ancora più curvi che si fanno trainare insieme con le loro vecchie cose.

Bambini a piedi nudi in mezzo a casupole distrutte, voragini alle pareti e tanti sorrisi. Odore di burek (pastasfoglia ripiena deliziosa se fumante) al formaggio o alle verdure, melograni lungo le strade rosse e polverose. Una signora di mezza età che lascia brillare, col suo sorriso a briglie sciolte, due denti d'oro.

Poi, su, in alto, la cittadella fortificata. All'ingresso sonnecchia un uomo che si desta al nostro arrivo solo per sorridersi e farci largo. Atmosfere decadute, il 300 d.C. che rivive silenzioso sotto i nostri passi.

Lì, di fronte, la distesa sterminata oltre il lago, che si chiama Montenegro. Una grande valle, tra i Balcani, dove i popoli hanno vissuto anni di tensioni, divisioni, guerre, violenze.

Adesso, belli più che mai, due ragazzi si baciano, sulla cinta muraria del castello, sotto un sole caldo. E opaco.