L'Enrico IV di Pirandello rivive sul palco del "Traetta" grazie alla compagnia "attoREmatto"

Il dramma della pazzia che diventa scelta di vita in un mondo popolato da maschere

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Lo scorso venerdì gli studenti del liceo classico "Carmine Sylos" e del liceo scientifico "Galileo Galilei" hanno assistito allo spettacolo teatrale "Enrico IV" di Pirandello presso il teatro “Traetta”.

Francesco Mitolo ha interpretato la controversa figura del re Enrico IV affiancato dagli attori della compagnia attoREmatto che hanno impersonato con calzante vivacità i personaggi della marchesa Matilda, di sua figlia Frida, di Tito Belcredi, del dottore e delle guardie.

La scena era ambientata nella sala del trono dove facevano capolino due ritratti: quello del re Enrico a destra e della marchesa Matilda da lui segretamente amata a sinistra.

Lo spettacolo si apre con delle guardie, incaricate di assistere il re, che spiegano al nuovo arrivato in cosa consiste il loro compito e cercano di farlo ambientare spiegandogli la loro messa in scena. In una villa di campagna durante una cavalcata un uomo spinto giù dal cavallo dal suo rivale in amore, sbatte la testa e si è fissato nella parte che interpretava, l'imperatore Enrico IV di Germania.

Da allora crede di vivere in quell'epoca assecondato dalla famiglia. Circa 20 anni dopo la "marchesa" Matilda va a fargli visita accompagnata dalla giovanissima figlia, dal compagno Tito e dal dottore con la speranza di farlo rinsavire. Fanno travestire Frida facendole le sembianze di  sua madre alla sua età e cercano di far ritornare la memoria all'imperatore.

Quest'ultimo la smaschera subito e lasciando tutti sgomenti, rivela che 12 anni dopo l'incidente era rinsavito, ma aveva continuato a recitare la sua parte a causa della cattiva società. Parte quindi un lungo monologo in cui accusa gli altri di aver vissuto le loro vite come una menzogna, nessuno di loro è stato mai sincero con sé stesso o con gli altri perché non si può conoscere chi si è veramente, poiché ognuno di noi indossa una maschera. La Marchesa cerca di rivivere la sua giovinezza attraverso sua figlia, il compagno tito ama disperatamente questa donna che però non lo ricambia, il dottore cerca di riuscire dove gli altri hanno fallito. Per vent'anni hanno vissuto le loro vite, sono invecchiati, hanno indossato delle maschere. Anche l'imperatore ha scelto la sua maschera, ha scelto di impersonare questo personaggio indossando un sacco di saio per ostentare umiltà, si tinge i capelli di biondo per non far credere di essere invecchiato. Elogia la pazzia Pirandello, l'imperatore ha scelto di vivere questa lucida pazzia, vive in una realtà alternativa e tutta sua, è rimasto fermo al giorno della cavalcata mentre guardava scorrere il tempo e le vite degli altri.

"Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia [...] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest'altra mascherata, continua, d'ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontari quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d'essere [...] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! – Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia. [...] La mia vita è questa! Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati, io non l'ho vissuta".