La battaglia di Bitonto rivissuta attraverso il corteo storico

Ma quella narrata non è solo la cronaca di una battaglia

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La battaglia di Bitonto rivissuta attraverso il corteo storico Un momento del sontuoso Corteo Storico

Anche quest’anno, come da tradizione, si è tenuto, per le strade della città il corteo storico rievocativo della battaglia di Bitonto del 1734. Una vera e propria festa sia per i figuranti che, vestiti e truccati come in uso all’epoca, hanno sfilato per Bitonto, che per i cittadini che hanno affollato le strade interessate dalla manifestazione per assistere alla parata.


Ma quella rievocata dal corteo non è solo la storia di una battaglia tra due eserciti. Non è solo la narrazione del salvataggio di Bitonto dai colpi di cannone del generale Montemar, intenzionato a punire la città per l’appoggio dato agli austriaci. L’episodio narrato dalle cronache dell’abate Giovanni Battista dello Jacono è piuttosto la storia della nascita di un regno.

La celebre battaglia di Bitonto, infatti, si colloca all’interno della guerra di successione polacca, combattuta tra le maggiori potenze europee tra il 1733 e il 1735. A scontrarsi furono l’esercito spagnolo, guidato dal generale Montemar, e le truppe austriache, agli ordini del principe di Belmonte. Gli eventi si conclusero con la disfatta dei teutonici e con la vittoria spagnola, resa ancora più importante dal fatto che fu conseguita senza il sostegno degli alleati francesi. Bitonto fu salvata miracolosamente dai bombardamenti spagnoli per intercessione della Madonna, apparsa, secondo la tradizione religiosa, a Montemar.
La vittoria portò, dunque, il Regno di Napoli sotto il dominio di Carlo di Borbone. 

Dopo le vicende bitontine, infatti, gli spagnoli avanzarono verso quel di Bari per scacciare gli austriaci asserragliati. Ma i cittadini del capoluogo pugliese non avevano alcuna intenzione di subire quella sorte che Bitonto aveva miracolosamente scampato e, così, organizzarono una rivolta che costrinse il principe di Belmonte ad arrendersi al nemico. E, come Bari, tutte le altre città del Sud Italia. La strada per la conquista spagnola del Regno di Napoli era, quindi, spianata. Sotto tal regno e successivamente nel Regno delle Due Sicilie, il Sud conobbe un periodo di forte prosperità e un grande sviluppo infrastrutturale.

Ma quello rievocato è anche il tentativo di attuare l’unità d’Italia partendo dal Meridione e non dal Piemonte Sabaudo, come invece accadrà oltre un secolo dopo. Tentativo la cui memoria è scolpita nell’Obelisco Carolino, sul lato che guarda Via Repubblica.
“Italicam libertatem fundaverit” si legge infatti tra le righe delle iscrizioni riportate sul monumento costruito proprio a seguito di quegli eventi e recentemente ripulito dai patetici ed irrispettosi scarabocchi di ragazzini ignari del valore storico.

Una “libertà italica” pensata oltre un secolo prima delle imprese garibaldine. L’eroe dei due mondi e tutti i protagonisti dell’unificazione nazionale non erano ancora nati. 


La storia non si fa certamente con i “se”, ma se il tentativo fosse andato in porto, forse, lo spesso bistrattato Meridione si sarebbe risparmiato l’invasione piemontese, le razzie sabaude, gli eccidi sottaciuti di chi sarà in seguito ricordato come eroe e la situazione di arretratezza che l’ha caratterizzato dopo l’unità e, in misura fortunatamente minore, lo caratterizza tuttora.