La Rubrica di Simone Santamato/La Persistenza filosofica. La metafisica del ricordo e del dimenticato

Il ricordo è quella parte di vissuto che, essendo ritenuta importante, viene impressa nella memoria

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Quanto segue vuole essere un’analisi metafisica, e quindi filosofica. Non verranno presi in considerazione elementi anatomici dell’uomo agenti come “custodi” della memoria, pensiamo all’Ippocampo, ma si elucubrerà prendendo il ricordo ed il dimenticato in quanto tali. Ricordo in quanto tale Prima di speculare sul ricordo in quanto tale, cerchiamo di focalizzare cosa intendiamo per ricordo: qualsiasi reminiscenza della mente. Il ricordo può esser anche visto come pezzo di vissuto: esso è una ripetizione, in sintesi. La nostra mente riesuma ,dall’interno di sé stessa, come fotogrammi di eventi che sono rimasti immagazzinati all’interno del pensiero: avranno la loro utilità, evidentemente. L’utilità sarà nostro interesse dopo, ora proseguiamo l’analisi principale: il ricordo in quanto tale. Riallacciamoci a quanto detto: il ricordo è quella parte di vissuto che, essendo ritenuta importante, viene impressa nella memoria. Ciò significa che, tutti i pezzi che la nostra memoria riesce a ricordare, andranno a creare, nella loro totalità quantitativa, il nostro vissuto per intero: sono esperienze che, potendole ricordare, chiamiamo passato. Ricordare significa quindi prendere una parte della propria vita e rivederla come se fosse presente. Chiariamo questo passaggio: nel momento nel quale sto attuando il processo di riesumazione di un’esperienza passata, che è quindi esistente nella mia mente sotto forma di ricordo, non sto facendo altro che riportarla nel presente nel quale la sto ricordando. Altra qualità che risulta quindi innata della riesumazione è quella di poter traslare nel presente ciò che effettivamente avvenuto precedentemente all’avvenire della riesumazione stessa: ciò che si ricorda è pur sempre passato, ma l’azione del ricordare avviene nel presente. Così ciò che si ricorda, quel pezzo di vissuto, diviene perpetuamente vissuto come presente, sinché il ricordo non diviene dimenticanza. Quest’ultima sarà oggetto d’analisi successivamente. Curioso constatare come non siano soltanto momenti piacevoli a divenire ricordo, ma lo siano anche quelli da aborrire. Viene reso presente quindi anche quel passato che sarebbe meglio che rimanga tale, per qualche assurdo motivo: è come se ricordare esperienze dolorose funga da insegnamento; come se questo stesso dolore possa migliorare il presente, presentandosi come tale, sotto forma di ricordo e consequenziale riesumazione. È un passato più utile come presente: per questo diviene ricordo, pezzo di vissuto, e quindi passato, eppure presente. Se ricordi ancora quell’avvenimento, non è passato: è ancora presente, disciolto all’interno della tua memoria. Piccola digressione esplicativa del Passato Prima di proseguire nell’elucubrazione ed analizzare quindi il dimenticato in quanto tale, penso che, per evitare possibili contestazioni logiche infondate, sia conveniente anche effettuare una piccola analisi del passato specularmente al ricordo. Evitando una prolissità effimera e, ritengo, assolutamente non necessaria, potremmo considerare il passato il tempo dove il ricordo è, ma non onticamente parlando, ma concettualmente. L’essere umano ingloba il ricordo all’interno della sfera del tempo che chiama “passato” perché, da bravo miope, ritiene che tutto ciò che è avvenuto ieri, l’altro giorno, e l’altro giorno ancora, non gli sia più attaccato. Eppure, nel momento nel quale attua il processo di riesumazione, si rende conto, anche inconsciamente perché no, che ciò che è stato, in un certo senso, ancora è. Potremmo citare a favore di questa tesi la tanto famosa teoria del caos che, con quella sua legge emanata che recita: “piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema” avvalora la nostra ipotesi. Oppure, frase molto più famosa:” Il battere delle ali di una farfalla in Brasile provoca un tornado in Texas(?)”- Questo, all’interno della nostra elucubrazione, e comunque, filosoficamente parlando, rivela una verità incredibile: il passato è una concezione umana, che la stessa natura rinnega! E noi siamo altro che natura? Effettivamente il battito d’ali in Brasile non avrà, sembra quasi pleonastico dirlo tanto è logico, cause imminenti in Texas: ma ciò non significa che l’azione sia passata, anzi, si sta evolvendo affinché diventi quel famoso tornado. Quel tornado, onticamente parlando, sarà quindi la rappresentazione presente di un’azione data passata: nel momento nel quale però, era in mezzo, ossia quando il battito d’ali in quanto azione è finita ed il tornado non era ancora, cosa stava avvenendo? Vi sono due modi per poter rispondere a questa domanda, a seconda del preconcetto d’esistenza o non-esistenza della sfera del passato: una delle due da valore quasi “istrionico” alla nostra tesi. E’ difficile dare una risposta a questa domanda considerando il passato come pezzo di tempo realmente esistente: qualsivoglia risposta risulterebbe per noi illogica. Questo perché, considerando il passato di per sé sussistente, sembra quasi impossibile pensare il tornado come conseguenza di un battito d’ali avvenuto anche anni prima della sua “esacerbazione” in tornado. Insomma, il tornado sembra avvenuto causa sui, e non come conseguenza ad un’azione preliminare, soprattutto avvenuta molto tempo addietro alla comparsa del suddetto tornado. Se dovessimo però pensare il presente come tutta la vita che viviamo, compresa di quello che è stato e quello che sarà, la risposta sarà facile da darsi. L’azione del battere d’ali, in quanto tale, sicuramente è conclusasi, il tornado non c’è ancora, ma le conseguenze del battito d’ali sono ancora presenti, ed in un certo senso, anche quella stessa azione, ontologicamente parlando, è esistente: si ripresenterà come tornado. Ritenendo corretta questa formulazione, ossia l’annichilimento della sfera temporale del passato, ritenete ancora passato quello che si è svolto ieri? E l’altro ieri? E l’altro ieri ancora? E la vostra esistenza? Il Dimenticato in quanto tale Dopo aver cercato di dare una definizione al ricordo, dobbiamo cercare di fare altrettanto con il dimenticato. A fronte di quanto sopraddetto sembra tautologico, quasi, che esso sia semplicemente il non-ricordo. Ossia: annullamento completo del vissuto ricordabile. Ciò che è dimenticato costituisce un buco nero all’interno del rullino chiamato esistenza: eppure, anche se non ricordiamo cosa avvenuto magari due anni fa, non possiamo dire che in quell’anno non siamo esistiti, ovviamente. Dimenticare però non significa rendere il ricordo non-esistente, ma semplicemente corromperlo, deteriorarlo, appunto, in dimenticanza. Però in quanto tale, la dimenticanza è un ricordo dimenticato. Dimenticare significa dimenticare di ricordare un ricordo. Il ricordo non viene perso, viene appunto dimenticato. Effettivamente quindi è esistente. Per poter spiegare più facilmente questo concetto pensiamo, ad esempio, alla tanto agognata da Freud, in ambito psicoanalitico, teoria della rimozione: qualcosa che impaurisce, terrorizza, è ansiogeno per l’Io, questo stesso, come meccanismo di difesa, decide di dimenticarlo, rimuovendolo. Ciò che è rimosso, o dimenticato, non è distrutto, annichilito, annullato della sua esistenza, anzi: volendo riprendere la psicoanalisi, questo ricordo “in stato di quiete”, avrà la possibilità di ripresentarsi sotto forma di nevrosi. Altro che non esistente! Riportando quanto scritto poco sopra: il non ricordare un momento in particolare non è sinonimo di non essere esistito nel momento nel quale quel momento era presente; analogamente, il dimenticare in quanto tale(dimenticanza del ricordo) non è sinonimo di non esistenza del ricordo. Ricordo il Dimenticato Quando un ricordo diviene dimenticanza può questa tornare ad essere ricordo? Come possiamo ricordare ciò che abbiamo dimenticato? La nostra memoria sembra essere un compendio dinamico: in base alle nostre emozioni riesce a ricordare altri momenti in cui abbiamo provato emozioni analoghe(si pensi al funzionamento dell’Amigdala). Quindi anche se dovessimo dimenticare qualcosa, possiamo in seguito ricordarlo, riportandolo alla memoria, appunto. Ciò di cui possiamo esser certi è che il nostro vissuto non è in alcun modo annullabile od eliminabile. Non sembra esserci possibilità alcuna di poter completamente eliminare pezzi di vissuto. Pur divenendo dimenticanza, un ricordo non viene mai distrutto, e rimane, da qualche parte, all’interno della nostra mente, in attesa di esser risvegliato, di esser riportato alla memoria. Questo grazie a qualche tipo di emozione, vissuta nel reale, che lo rappresenti: solo così riesco a ricordare una dimenticanza. Significa quindi, ricordare una situazione analoga per emozione. Il ricordo in funzione dell’esistere Ricordare costituisce il ciclo dell’esistenza dell’uomo. Egli riesce a far esperienza del passato per il presente grazie al continuo processo di riesumazione. È quest’ultima che permette lui di rivedere pezzi di vissuto, belli o brutti che siano, perfezionandoli in conoscenza. Conoscenza grazie alla quale l’uomo muta, migliora se stesso, si evolve. Grazie al ricordo del ricordo, alla dimenticanza del ricordo, al ricordo della dimenticanza, l’uomo scrive il suo divenire. La dimensione del passato-presente, costituita dal ricordo, sembra essere quindi in funzione di un altro tipo di dimensione temporale, anch’essa concettuale, ma consequenziale al presente: il futuro. L’uomo per esistere necessita di se stesso, di tutto se stesso: del se stesso che è stato, il quale cerca di migliorare il se stesso che è, così da garantire al se stesso che sarà un’esistenza migliore rispetto a quella nella quale riversa nel presente. E quindi, per poter vedere il se stesso che è stato, ed imparare da quest’ultimo, necessita del processo di riesumazione. L’uomo è se stesso in quanto ricordo: sente di essere se stesso quando, incoercibilmente, declina in se stesso tutto quello che è stato, quel che è, quel che pensa di essere, e quel che pensa di divenire, divenendo tale. Simone Santamato